Category Archives: Palestina

Bad&Shit

TUTTO QUELLO CHE NON DOVETE SAPERE

SOUND OF FREEDOM

⚠️2 MILIONI DI BAMBINI ALL’ANNO VENGONO RAPITI E POSTI IN SCHIAVITÙ SESSUALE, ECCO IL FILM “SOUND OF FREEDOM”

TUTTO QUELLO CHE NON DOVETE VEDERE

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I bambini PALESTINESI MArtiri degli Ebrei in Palestina, Bambini Massacri in PAlestina il 28 GIUGNO

MASSACRI QUOTIDIANI

Le forze di occupazione israeliane arrestano tre bambini a Nablus. https://palestinahoy.com/israeli-occupation-forces-arrest-three-children-in-nablus/

DEPORTATI DAGLI EBREI… PULIZIA ETNICA: Israele costringe ora migliaia di palestinesi a lasciare le loro case nel campo profughi di Jenin.

GLI EBREI NON HANNO PIETA NEMMENO PER I BIMBI, IN PALESTINA

Una bambina palestinese piange dopo i bombardamenti israeliani nel campo profughi di Jenin. Migliaia di palestinesi sono stati costretti a lasciare le loro case sotto la minaccia di attacchi da parte delle forze di occupazione israeliane.

Questa mattina i bulldozer dell’occupazione israeliana hanno distrutto intenzionalmente le infrastrutture stradali e dell’oleodotto nel campo profughi di Jenin.

le forze di occupazione israeliane espellono ora più di 300 famiglie palestinesi dal campo profughi di Jeni

L’operazione di sparo e speronamento di oggi a Tel Aviv ha causato numerose vittime tra i coloni



LE PROSSIME FOTO SONO MOLTO MOLTO PESANTI

GUANTANÁMO Guantanamo Torture

A proposito di Guantànamo, c’è una testimonianza sconcertante sul sito dell’organizzazione umanitaria Reprieve, organismo formato da avvocati, difensori dei diritti umani, fondato nel 1999 da un giurista britannico, Clive Stafford Smith, che fornisce supporto legale e investigativo gratuito ad alcune delle persone più vulnerabili del mondo: quelle che si trovano ad affrontare una detenzione da 18 anni, senza essere mai stati accusati di nulla, vittime delle politiche abusive contro il terrorismo degli Stati Uniti. L’azione di questi avvocati avvocati e investigatori sono supportati da una comunità di persone di tutto il mondo.

Il campo di prigionia statunitense di Guantánamo Bay è stato aperto vent’anni fa, l’11 gennaio 2002. Il governo degli Stati Uniti vi ha ingiustamente e illegalmente detenuto oltre 800 uomini musulmani.

I clienti di tregua sono stati rinchiusi a Guantanamo Bay senza accusa né processo per due decenni. Sono “prigionieri per sempre”, sottoposti a tempo indeterminato a torture, abusi e detenzione.

Anche i detenuti ‘autorizzati al rilascio’ come i nostri clienti Saifullah, Ahmed e Asadullah stanno aspettando al buio, senza alcuna informazione su quando torneranno a casa. 

Ecco perché dobbiamo parlare: Guantánamo deve essere chiuso.


MOLTE FOTO SONO DI WASHINGTON TIMES

TUTTE LE TORURE DELLA CIA CON I MEDICI COMPLICI




NESSUNO DEI TORTURATORI MASCHI E FMMINE E? STATO CONDANNATO







LE DONNE TORTURANO PIU DEGLI UOMINI







https://salvatorebulgarella.com/2023/06/28/obama-family/

Palestina NoLIMIT

Un massacro infinito Nessuno interviene

75 anni fa l’esodo dei palestinesi dalla loro terra. Israele condanna le commemorazioni all’ONU

75 anni fa l’esodo forzato di centinaia di migliaia palestinesi, che seguì alla nascita dello Stato d’Israele. Le manifestazioni che a Ramallah e in diverse altre città hanno ricordato il giorno della Nakba, in arabo “catastrofe”, hanno fatto eco alle commemorazioni ufficiali, per la prima volta organizzate anche nella sede delle Nazioni Unite a New York. Un gesto salutato come “storico” dall’ambasciatore palestinese all’ONU Riyad Mansour e accompagnato dalla rinnovata condanna del premier Muhammed Shtayeh: “Il nostro popolo paga ancora col sangue il prezzo dell’aggressione – ha detto in Consiglio dei ministri -. La Nakba è un crimine che continua da 75 anni”. Di fuoco la replica di Israele, che per bocca del suo ambasciatore alle Nazioni Unite ha bollato le commemorazioni come un “evento abominevole” con il “palese tentativo di distorcere la storia”.



PALESTINA. L’ONU CONDANNA LA DEMOLIZIONE DELLE CASE PALESTINESI DA PARTE DEGLI ISRAELIANI




Una prassi, quella della demolizione delle case dei palestinesi nei territori occupati (e non solo), che va avanti da molti anni. Nel 2019 le squadre di distruzione israeliane diedero vita ad una impennata delle demolizioni: in un quartiere di Gerusalemme Est furono rase al suolo decine di case palestinesi e gli abitanti vennero lasciati per strada. L’operazione era stata preceduta da una lunga battaglia legale: secondo gli israeliani gli edifici costruiti lungo una linea invisibile a cavallo tra la città e la Cisgiordania occupata erano “troppo vicini” alla barriera di separazione in Cisgiordania. I residenti palestinesi presentarono i permessi di costruzione alle autorità israeliane, ma questo non servì a nulla. Anzi, da allora la Corte suprema che ha approvato un numero sempre maggiore di demolizioni. Spesso squadre di demolitori israeliane agiscono durante la notte e riducono in macerie le case dei palestinesi.




  • “Varviere, Salassi, Cavatore di denti”

    “Varviere, Salassi, Cavatore di denti”

    Mi incamminavo in una giornata di scirocco nei vicoli di un paesino deserto dell’interno dell’agrigentino, il vento mi soffocava sommergendomi di polvere africana che si appiccicava addosso come talco di pomice. Cercavo un barbiere, ma in giro non c’era anima viva; finalmente da lontano scorsi una insegna slavata, dipinta a mano. “Varviere Salassi, Cavatore di…


  • 1) Documenti National Security Archive

    1) Documenti National Security Archive

    Clinton voleva “creare la partnership USA-Russia più stretta possibile” Strobe Talbott ha visto la trasformazione russa come “il più grande miracolo politico della nostra era” Clinton ha promesso di “fare tutto il possibile per aiutare le riforme democratiche della Russia ad avere successo”  Con la fine della Guerra Fredda e la dissoluzione dell’Unione Sovietica, il…


  • 1) Uomo che parlava con le stelle 1-58

    1) Uomo che parlava con le stelle 1-58

    PROLOGO L’Uomo che Parlava con le Stelle Salvatore Bulgarella TITOLO © Tutti i diritti sono riservati. È vietata qualsiasi utilizzazione, totale o parziale, dei contenuti inseriti nel presente portale, ivi inclusa la memorizzazione, ripro- duzione, rielaborazione, diffusione o distribuzione dei contenuti stessi mediante qualunque piattaforma tecnologica, supporto o rete telematica, senza previa au- torizzazione scritta.…


SIONISMO, lo “Stato degli ebrei”

Il termine “sionismo” deriva anzitutto dal Monte Sinài, primo nucleo originario della città di Gerusalemme. Il vocabolo pare dovuto all’editore ebreo austriaco Nathan Birnbaum nel 1890 e viene ripreso, pochi anni dopo, dal giornalista ebreo-austroungarico Theodor Herzl, inviato a Parigi nel 1895 per seguire il tragico caso Dreyfuss, esploso l’anno precedente.

Per gli ebrei ortodossi il “regno di Israele” – e quindi la sua traduzione in uno Stato materiale e ad esso corrispondente – potrà esserci solo con l’avvento del Messia e quindi ogni proposta di ritorno in Palestina va rifiutata categoricamente.

Per i “riformati” invece, gli ebrei sono solo una comunità religiosa e non etnica e come tale non necessitano di una patria e di uno Stato, mentre per il “Bund”, di ispirazione socialista, solo la lotta contro l’ingiustizia sociale e per l’uguaglianza dei diritti rappresenta l’unica modalità possibile per realizzare il sogno della “Terra di Sion”. Infine, gli ebrei di cultura marxista, per i quali il progetto egualitario universale è l’unico adatto a garantire un posto specifico per gli ebrei del mondo.

Come si può osservare si tratta di un orizzonte complesso, vasto e composito e sul quale il sionismo si innesta con un certo grado di rapidità ed anche sulla base di alcune premesse.

Herzl si convince, durante il dibattimento processuale a carico del capitano Dreyfuss, di come il possibile processo di assimilazione degli ebrei dentro i vari Stati europei che si stanno componendo nel magma della storia del XIX secolo, non possa comunque portare ad una piena integrazione ed accettazione dell’ebreo, dentro le varie comunità nazionali nelle quali egli vive.

Le comunità ebraiche hanno quindi urgente necessità di un proprio Stato nazionale, dove vivere in sicurezza e lontane dai pericoli dell’antisemitismo. Si tratta dell’essenza del sionismo, ovvero di un pensiero che si volge a tutela dell’identità e della sopravvivenza della presenza ebraica nella storia.


Nascono così le profetiche pagine del volume “Der Judenstaat” (“Lo Stato degli ebrei”), che Herzl pubblica nel 1896 e che, rapidamente tradotto in molte lingue, ottiene una straordinaria diffusione. In quelle righe, di natura evidentemente laica, risiede lo spirito di un vero nazionalismo ebraico, con l’obiettivo di affermare il diritto all’autodeterminazione dei figli di Israele dentro un loro Stato, corrispondente circa ai territori della Cananea, della Terra Santa e della Palestina.

Dopo la lunga dominazione ottomana, conclusasi con la sconfitta dei turchi alleati agli imperi centrali nella I guerra mondiale, il territorio della Palestina e della Transgiordania viene sottoposto ad un “Mandato” della Società delle Nazioni che affida quell’area alla Gran Bretagna, lasciando alla Francia il “Mandato” sulle terre della confinante Siria.

Per molti secoli quelle arse alture sono state abitate anche da una piccola porzione di popolazione ebraica che, alla fine del XIX secolo, inizia ad aumentare progressivamente, sulla base di spinte migratorie alimentate appunto dal sogno di Theodor Herzl. Tale flusso prende avvio a valle del primo congresso mondiale sionista, tenutosi a Basilea, in Svizzera nel 1897 e che si chiude approvando un programma politico centrato sulla scelta insediativa in Medio Oriente, così riassunta “Il sionismo persegue per il popolo ebraico una patria in Palestina, pubblicamente riconosciuta e legalmentegarantita”. Da quel momento in poi la questione di un “focolare ebraico” assume sempre più consistenza dentro la politica internazionale, al punto che nel 1917 il governo inglese, che amministra le geografie della Palestina, si fa promotore di un disegno di stanziamento ebraico in quei luoghi, attraverso la cosiddetta “Dichiarazione Balfour”.

Il movimento sionista diventa così il fulcro di una massiccia spinta migratoria proveniente soprattutto dall’ Europa centrorientale e che porta ad una rapida lievitazione della popolazione ebraica: dalle 80.000 unità circa del 1918, alle 175.000 del 1931 ed alle oltre 400.000 del 1936. Ovviamente non si tratta di un processo indolore.

Lo scontro con la realtà araba presente sul territorio del “Mandato” britannico si fa via via crescente e sfocia in moti violenti nel 1929 e soprattutto in quasi quattro anni di scontri, conosciuti come “grande rivolta araba”. Tutto questo impone agli inglesi l’adozione di una politica di netta divergenza dai propositi della “Dichiarazione Balfour”, con una forte limitazione della vendita di terreni agli ebrei, con pesanti vincoli all’immigrazione ebraica dall’Europa e con il ripetuto respingimento di navi di profughi, spesso in fuga dalla persecuzione nazifascista.

I “Chaluzim”, ovvero i pionieri della migrazione ebraica, non portano solo forza-lavoro, tecniche evolute e nuove imprenditorialità, ma anche le loro famiglie, i loro valori, la loro cultura e soprattutto l’idea europea di “nazione”, sostituendo, al contempo, la lingua ebraica a quella yiddish o a quelle importate dai singoli immigrati.Infine, nel rispetto del dettato dell’art. 4 del “Mandato britannico” e con l’assenso del movimento sionista, nel 1923 viene costituita l’“Agenzia Ebraica”, quale organo di autogoverno in grado di gestire direttamente scuole, ospedali ed infrastrutture e quale primo embrione del futuro “Stato degli ebrei”, che realizza il sogno romantico di Theodor Herzl.


QUARTIERE KAFR GERUSALEMME NORD

Kafr Aqab.. una cittadina palestinese situata a circa 14 km a nord della città di Gerusalemme, ea sud-est della città di Ramallah, distante circa 4 km dal suo centro, ed è ora geograficamente contigua ad essa. La Municipalità di Gerusalemme è affiliata al sionismo, sebbene si trovi al di fuori del muro di separazione che separa l’area di Gerusalemme dall’area della Cisgiordania, e per effetto della politica di occupazione razzista che non concede il ricongiungimento familiare alle famiglie i cui membri hanno una banca e non possono attraversare le barriere dell’occupazione e vogliono preservare l’identità del loro partner e dei loro figli a Gerusalemme, poiché l’occupazione sottrae l’identità gerosolimitana ai cittadini che vivono fuori Gerusalemme e impedisce loro di entrare a Gerusalemme.Pertanto, questo quartiere ha costituito uno sbocco per questi cittadini, che ha portato negli ultimi anni ad aumentare il numero dei suoi residenti da poche migliaia a più di 60.0

Palestina guerra dei sei giorni

La guerra dei sei giorni è un conflitto combattuto tra Israele da una parte ed Egitto, Siria e Giordania dall’altra, all’interno delle ostilità arabo-israeliane, mai sopite; fu combattuta dal 5 al 10 giugno 1967; terminò con la vittoria d’ Israele che sottrasse alla Giordania la Cisgiordania e i quartieri vecchi.

Dopo la crisi di Suez del 1956, l’Egitto accettò il dislocamento di una forza di emergenza delle Nazioni Unite (la Forza di emergenza delle Nazioni Unite, UNEF) nel Sinai, con lo scopo di garantire che tutte le parti in causa rispettassero l’Armistizio di Rodi (1949).

Negli anni successivi vi furono numerosi scontri di frontiera minori tra Israele e i suoi vicini arabi, in particolare la Siria. All’inizio del novembre 1966, la Siria firmò un trattato di mutua difesa con l’Egitto.[5] Poco dopo, Israele attaccò la città di al-Samu, nella Cisgiordania occupata dalla Giordania,[6] e le unità giordane che le affrontarono furono rapidamente sconfitte.[7] Re Hussein di Giordania criticò il presidente egiziano Gamal Abd el-Nasser per non essere venuto in aiuto della Giordania e di «nascondersi dietro le gonne dell’UNEF».[8]

Israele completò l’offensiva aerea nei primi due giorni, poi portò a termine tre vittoriose campagne terrestri. L’attacco aereo colse gli aerei egiziani ancora a terra, paralizzando le forze aeree egiziane, siriane e irachene e, distruggendo l’aeronautica militare giordana, stabilì rapidamente la supremazia aerea, che accelerò le successive vittorie terrestri.

La campagna terrestre del Sinai durò dal 5 all’8 giugno e sfondò le difese egiziane, bloccandone la fuga, imponendo gravi perdite e causando l’accettazione incondizionata del “cessate il fuoco” il 9 giugno. Dal 5 al 7 giugno, Israele occupò GerusalemmeHebron e l’intera Cisgiordania. La battaglia contro la Siria per le strategiche Alture del Golan durò dal 9 al 10 giugno.

Il 10 giugno le ostilità cessarono, e Israele vide la propria estensione geografica quadruplicata, portando a proprio favore la situazione politica in Vicino Oriente, con effetti anche nei rapporti internazionali tra le grandi potenze.

In 130 ore di guerra, Israele cambiò il volto del Medio Oriente e passò da 21 000 a 102000 km²: la Siria perse le alture del Golan, l’Egitto la striscia di Gaza che occupava dal 1948 e la penisola del Sinai fino al canale di Suez, mentre la Giordania dovette cedere l’insieme delle sue conquiste del territorio palestinese ottenute nel 1948. L’annessione di Gerusalemme venne ratificata all’indomani del conflitto, indicando la volontà d’Israele di conservare in tutto o in parte le sue conquiste. Gli Stati Uniti, a differenza di quanto avvenne nel 1956, quando avevano preso le parti dello Stato ebraico, chiesero il ritiro senza condizioni dai territori che erano stati occupati.

  • TUTTO PALESTINA

    TUTTO PALESTINA

    UNA RICOSTRUZIONE COMPLETA DI QUANTO è SUCCESSO IN PALESTINA DAGLI ANTIPODI


  • Proposta Turismo Governo

    Proposta Turismo Governo

    Proposta Al Governo Renzi:Strategie Sviluppo Turistico Italia Relatore e progettista. Salvatore Bulgarella Analisi situazionale Nonostante l’immenso patrimonio artistico culturale, la varietà delle risorse paesaggistiche e gastronomiche, il turismo nel nostro paese stenta  a porsi come motore prioritario dello sviluppo economico e malgrado i significativi incrementi degli ultimi anni, l’Italia si posiziona nel 2016 solo all’ottavo…


  • Occidente Violento

    Occidente Violento


  • Mozambico Paradiso

    Mozambico Paradiso

    Mozambico in Africa Meridionale, la cui estesa costa sull’Oceano Indiano è caratterizzata da popolari spiagge, come quella di Tofo, e da parchi marini in mare aperto. Dell’arcipelago Quirimbas, un gruppo di isole coralline che si estendono per 250 km, fa parte Ibo: Più a sud, nell’arcipelago Bazaruto si trovano meravigliose barriere coralline La capitale è Maputo.…


  • MISIÓN SECTOR PESCA PERU

    MISIÓN SECTOR PESCA PERU

    PRESENTAZIONE PROGETTO STRATEGICO DELLA FILIERA PESCA PERUVIANA, Analisi Mercato Europeo, Commessa da Eurochambres, Governo Peruviano, Al Invest ANALISI MERCATO SEAFOOD EUROPEO SVILUPPATO PER GOVERNO PERUVIANO MISIÓN DE ASISTENCIA TÉCNICA DEL SECTOR PESCA PERU Informe Dott. Salvatore Bulgarella                                                        Experto en estrategia empresarial  Contexto Situacional El sector pesca peruano viene atraversando un favorable momento de crecimiento, subrayado, con un…


  • IL PENSIERO

    IL PENSIERO

    L’infinito è immenso e non ha dimensione Ma il pensiero può percorrerlo in un attimo E dargli la forma che vuole Salvatore Bulgarella


  • Nominalismo

    Nominalismo

    L’armonia; e la regolarità rappresentano delle categorie semplici di maniera L’rregolarità invece sottolinea l’inquetudine latente, una verità diversa ma non per questo arbitraria. Salvatore Bulgarella – Visita il Mio Blog


  • Trip Notes (Inside Mozambique1)

    Trip Notes (Inside Mozambique1)

    Il Mozambico è un Paese dell’Africa Meridionale, la cui estesa costa sull’Oceano Indiano è caratterizzata da popolari spiagge, come quella di Tofo, e da parchi marini in mare aperto. Dell’arcipelago Quirimbas, un gruppo di isole coralline che si estendono per 250 km, fa parte Ibo: quest’isola, ricoperta di mangrovie, ospita rovine di epoca coloniale sopravvissute…


  • Mission Libya The Truth

    Mission Libya The Truth

    Il report riguarda, la ricostruzione progressiva delle “ragioni” che hanno portato l’Occidente tramite la Nato, Compresa l’Italia all’aggressione dello stato Libico. Provocando 50 mila morti, ed un paese distrutto. Libia, quando c’era Gheddafi prima del 2008: La Vita familiare di Gheddafi. Qui di seguito nelle foto con la moglie Safia ed i figli: Saif al-Arab,…


  • CURRICULUM CV French

    CURRICULUM  CV French

    Curriculum Vitae Francais  . PDF


  • INTERFERENZE CLIMATICHE

    INTERFERENZE CLIMATICHE

    FIORI PER TUTTI FIORI PER SEMPRE; PROFUMI SPECIALI Lasciatevi INEBRIARE. i profumi , le essenze fanno parte del nostro quotidiano. sono l’essenza della vita i Wakkari li regalano a tutto il mondo in abbondanza Questo articolo esamina il processo di rovesciamento di governi sovrani attraverso colpi di stato militari, atti di guerra, sostegno a organizzazioni…


  • U circulu

    U circulu

    Ieri sera mi hanno invitato a circolo anziani di Pietre tagliate. Come Ospite d’onore. Eravamo 3 in tutto. Ficimu na gran mangiata di cipuddi arrustuti e pani duru E dopo ¾ pirita saporose nassittamu a parlari cu rosolio mmanu. <Figghiu meu> mi rissi taliannumi strittu strittu nall’occhi u zu Angiulino “u carvunaru”, Puru si tu…


  • RADICIDEL MALE 2

    RADICIDEL MALE 2

    La guerra non dichiarata dell’America al Pakistan Il Paradossistan di Clinton: troppo bello per essere vero È stata una performance relativamente impeccabile. Con Washington bloccata nella sua revisione dell’Afghanistan e le città del Pakistan sotto bombardamento, il Segretario di Stato Hillary Clinton è atterrato in un Pakistan ostile nell’ottobre 2009 per un’autoproclamata  missione di propaganda . Accolta…


Palestina Prima del Sionismo

GUERRA DEI SEI GIORNI

PALESTINA BALFOUR LA BEFFA + LA TRAPPOLA

SIONISMO COSA E’ COME NASCE PERCHE’

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Pre esodo Accordi Balfour

Mark Sykes in una caricatura di Vanity Fair del 1912. Sykes era un deputato britannico senza particolari esperienze di politica estera che nel corso della guerra svolse un ruolo fondamentale nel disegnare il futuro del Medio Oriente (University of Virginia Fine Arts Library

Il contesto Internazionale che precede Balfour

Nel tardo autunno del 1917 la Prima guerra mondiale era in corso ormai da tre anni. Milioni di soldati erano rimasti uccisi o feriti sul fronte occidentale nel tentativo di sconfiggere la Germania, senza ottenere grandi risultati. L’esercito tedesco continuava ad occupare alcune delle zone più ricche della Francia e non sembrava incline ad andarsene.

Mentre i rovesci militari si susseguivano uno dopo l’altro, gli orientalisti tentavano anche di perseguire la via diplomatica, cioè cercare sudditi insoddisfatti dell’Impero da usare contro i turchi e potenziali alleati da attirare nella guerra offrendo loro un pezzo dell’Impero una volta vinta la guerra.

Ad esempio, tra il luglio del 1915 e i maggio del 1916, un inviato britannico scambiò lettere con lo sceicco Hussein de La Mecca, uno dei più importanti leader religiosi musulmani e un potente capo tribale arabo.

Nelle lettere, Henry MacMahon promise in termini estremamente ambigui che in cambio di una sollevazione degli arabi contro i turchi, Hussein sarebbe divenuto re di uno stato arabo indipendente dopo la guerra.

La corrispondenza MacMahon-Hussein divenne uno dei controversi e contraddittori documenti prodotti dal governo britannico nel corso della guerra. Come il documento, ancora più famoso, elaborato quasi contemporaneamente da un altro inviato britannico, Mark Sykes: il Sykes-Picot,

in cui il Medio Oriente veniva spartito tra territori sotto controllo diretto di francesi e britannici e territori sottoposti a un’indipendenza “nominale” degli arabi (che però erano obbligati ad accettare “consiglieri” delle due potenze le cui decisioni erano da considerare vincolanti).

Il governo britannico esprimeva la sua simpatia per le aspirazioni
del movimento sionista e dichiarava che avrebbe fatto il possibile per facilitare
«l’insediamento in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico».

In questo quadro di iniziative confuse e contraddittorie si inserisce la dichiarazione Balfour e la promessa di sostenere la creazione di uno stato ebraico in Palestina.

La dichiarazione di Balfour è comunque figlia di molti fattori diversi. Da un lato c’era il desiderio britannico di affidare la Palestina a “mani sicure” (la Palestina era considerata, con un po’ di fantasia, una sorta di “primo gradino” di una lunghissima scala che portava all’India britannica).

Affidarne una parte agli ebrei, che avrebbero invocato i britannici come loro protettori, era visto da molti come un modo di realizzare questo obiettivo.

Inoltre, buona parte del merito fu di alcuni importanti esponenti del movimento sionista, la fazione – all’epoca minoritaria – secondo cui il popolo ebraico doveva ritornare ad abitare in Terra Santa.

I sionisti iniziarono molto presto a fare pressioni sul governo britannico. E lo fecero in maniera astuta: sfruttando gli stessi pregiudizi anti-ebraici così diffusi all’epoca.

E’ in questa atmosfera che si genera la teoria perversa della spartizione di Mark Sykes: il Sykes-Picot, in cui il Medio Oriente veniva spartito, con un righello, tra territori sotto controllo diretto di francesi e britannici e territori sottoposti a un’indipendenza “nominale” degli arabi

(che però erano obbligati ad accettare “consiglieri” delle due potenze le cui decisioni erano da considerare vincolanti).

Una mappa del Medio Oriente inclusa nel carteggio tra Georges-da uPicot e Mark Sykes (Royal Geographical Society)

Cos’ come tante altre proposte che sotto la pressione Sionista spingono a considerare la Palestina un “deserto terra di nessuno”, che era necessario, CIVILIZZARE. E chi meglio di loro potevano portare cultura economia e civiltà a costo zero.

Si continua con proposte da tutte le parti, dove tuttavia è assodato concettualmente che la Palestina deve essere Occupata

E si conclude come detto con la Dichiarazione di Balfour, con la quale

il governo britannico affermava di guardare con favore alla creazione di una “dimora nazionale per il popolo ebraico” in Palestina, allora parte dell’Impero ottomano, nel rispetto dei diritti civili e religiosi delle altre minoranze religiose residenti. Tale posizione del governo emerse all’interno della riunione di gabinetto del 31 ottobre 1917.

La dichiarazione Balfour successivamente fu inserita all’interno del trattato di Sèvres che stabiliva la fine delle ostilità con la Turchia e assegnava la Palestina al Regno Unito (successivamente titolare del mandato della Palestina). Il documento è tuttora conservato presso la British Library.

Foreign Office

2 novembre 1917 –

Egregio Lord Rothschild, è mio piacere fornirle, in nome del governo di Sua Maestà, la seguente dichiarazione di simpatia per le aspirazioni dell’ebraismo sionista che è stata presentata, e approvata, dal governo:

‘Il governo di Sua Maestà vede con favore la costituzione in Palestina di un focolare nazionale [national home] per il popolo ebraico, e si adopererà per facilitare il raggiungimento di questo scopo, essendo chiaro che nulla deve essere fatto che pregiudichi i diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche della Palestina, né i diritti e lo status politico degli ebrei nelle altre nazioni’.

Le sarò grato se vorrà portare questa dichiarazione a conoscenza della federazione sionista.

Con sinceri saluti

Arthur James Balfour.

Ci sono due ragioni per considerare Balfour una dichiarazione sostanziale dal punt di vista strategico ed operativo

La prima sta in due parole : “popolo ebraico”. Che gli ebrei fossero un popolo era sempre stato chiaro a tutti, ma avevano lo status di stranieri, ma senza uno stato che li proteggesse: apolidi senza diritti in quanto membri di un popolo senza terra.

La Rivoluzione Francese volle concedere a ogni singolo ebreo “tutto” (cioè in sostanza la cittadinanza) e però al popolo “nulla” (cioè il ritiro di ogni riconoscimento).

Con questo gesto, imitato prima o poi in tutt’Europa, l’ebraismo si cambiava da popolo a mera religione. In Italia si parlava di “cittadini di religione mosaica”. Che l’ebraismo sia una religione e non un popolo e quindi non possa avere diritto all’autodeterminazione o a un territorio, è ancora sostenuto da islamisti e palestinisti, nonché dagli ebrei antisionisti, per esempio da buona parte del mondo reform.

La dichiarazione Balfour spazzava via questo inganno e parlava di “popolo” e di “casa nazionale” in sintonia con le richieste sioniste. E’ una rivoluzione fondamentale o un ritorno alle origini, che ancora non è chiaro a tutti.

La seconda ragione è che la dichiarazione fornì la base concettuale e anche linguistica a due documenti ben più impegnativi, perché delibere di organismi legali, giuridicamente impegnative: la conclusione della conferenza delle potenze vincitrici della guerra a San Remo (19-26 aprile 1920) e la delibera dell’istituzione del mandato britannico di Palestina, votata dalla Società delle Nazioni (l’Onu di quel tempo) 24 luglio 1922. In entrambi era ripresa la formula della “national home”, ma il “favore” diventa uno “scopo del mandato”.

Nell’articolo 2 della delibera si legge:

“ Il Mandatario [cioè la Gran Bretagna] sarà responsabile per porre il paese in condizioni politiche, amministrative ed economiche tali da assicurare l’istituzione di una casa nazionale Ebraica, come stabilito nel preambolo, e lo sviluppo di istituzioni di autogoverno, come pure per la salvaguardia dei diritti civili e religiosi di tutti gli abitanti della Palestina, indipendentemente dalla razza e dalla religione.”

E nell’Art. 6:

“L’amministrazione della Palestina, pur garantendo che i diritti e la posizione di altre sezioni della popolazione non siano pregiudicate, faciliterà l’immigrazione Ebraica in condizioni adeguate e incoraggerà, in collaborazione con l’agenzia Ebraica di cui si riferisce all’Articolo 4, l’effettivo insediamento degli Ebrei sulla terra, inclusi terreni statali e terreni incolti non necessari per scopi pubblici.”

La Dichiarazione rimane comunque controversa per molti aspetti. Questa afferma il supporto da parte del governo di Sua Maestà per le aspirazioni dell’ebraismo sionista e sottoscrive l’aiuto dello stesso a facilitare la creazione di un «focolare nazionale» (national homeper il popolo ebraico in Palestina. Tuttavia, viene anche messo in chiaro che «nulla deve essere fatto che pregiudichi i diritti civili e religiosi delle comunità non-ebraiche della Palestina, né i diritti e lo status politico degli ebrei nelle altre nazioni».

Con queste parole non viene prevista la creazione di un vero e proprio stato ebraico in Palestina, cosa che poi accadrà effettivamente con la fondazione di Israele; inoltre, si sottolinea come i diritti delle popolazioni locali, civili e religiosi, non debbano essere lesi: il territorio era infatti abitato per la maggioranza – allora circa il 90% – da non ebrei, per lo più arabi musulmani, ai quali, peraltro, l’Inghilterra stessa aveva fatto promesse territoriali in cambio del supporto locale nella lotta contro l’Impero Ottomano (facendo salire a tre il numero di parti con cui erano stati presi accordi sullo stesso lembo di terra).

La Gran Bretagna ignorerà questi suoi obblighi, privilegiando il suo interesse ad accordarsi con gli arabi alle spese del popolo ebraico, assumendosi la gravissima responsabilità di impedire la fuga degli ebrei minacciati dal nazismo. Ma non poté certo cancellarne il contenuto. Bisogna notare che questo testo è ancora legalmente valido oggi, perché lo statuto dell’Onu lo richiama e sottoscrive. Insomma, la legittimità dell’insediamento ebraico in tutto quel che era il Mandato Britannico di Palestina, inclusa Giudea e Samaria, deriva da questo testo, ancor più e prima della votazione dell’Assemblea Generale dell’Onu del 1947. Insomma la Dichiarazione Balfour è un anello importante della catena di eventi che hanno portato alla costituzione dello Stato di Israele. Per questo è giusto ricordarla ancora oggi, dopo più di un secolo.

Gli orientalisti pensavano che la soluzione del conflitto non potesse arrivare dal fronte occidentale, dove gli eserciti erano incartati in un conflitto inconcludente da tre anni. Secondo loro, l’esito della guerra si poteva cambiare soltanto colpendo gli alleati minori della Germania che si trovavano in Oriente, facendo a pezzi la coalizione che la sosteneva. Il loro obiettivo principale era l’Impero Ottomano, un’antica potenza in declino. L’Impero Ottomano era alleato con la Germania e controllava l’attuale Turchia e tutto il vastissimo territorio compreso tra Egitto e Iran. Secondo gli orientalisti, far uscire la Turchia dalla guerra avrebbe innescato un effetto domino che avrebbe portato alla caduta della Germania.

La capacità degli orientalisti di ottenere truppe e risorse per i loro piani orientali ebbe alterni successi, ma spesso riuscirono a mettere in piedi complicate e lontane spedizioni militari, quasi nessuna delle quali andò a buon fine. Nel 1915 fu organizzata una spedizione navale per forzare lo stretto dei Dardanelli e bombardare Istanbul, la capitale dell’Impero, ma l’operazione fu interrotta per le perdite subite dalla flotta. Nel 1916 tentarono di sbarcare truppe di terra per distruggere i forti che sbarravano l’accesso allo stretto, ma le truppe rimasero bloccate sulle spiagge e dopo non molto dovettero essere evacuate. Cercarono anche di conquistare l’Iraq e attaccare la Turchia da sud, ma l’esercito britannico fu circondato dai turchi e costretto ad arrendersi.

PALESTINA PRIMA DEL SIONISMO

Palestina Balfour Before Nakba

Sovente assistiamo ad una narrazione distorta dello stato Palestina, presentato nell’immaginazione collettiva come un paese di nomadi tende e dromedari. Una narrazione fatta da chi?

Per capire allora il senso di questa narrazione occorre distinguere 2 momenti storici, Palestina Prima e dopo la Nakba. L’Esodo a cui sono stati costretti dagli Israeliani

Glo storici si dividono sulla origine dei Palestinesi

«Gli arabi di Palestina iniziarono a parlare usando ampiamente il termine “palestinese” a partire dal periodo precedente alla prima guerra mondiale per indicare il concetto nazionalista di popolo palestinese. 
Precedentemente i territori della palestina compresa Transgiordania erano territori dell’impero Ottomano.

La popolazione al tempo della conquista araba era prevalentemente cristiana, subì la conversione per evitare un gravame fiscale, basando la loro argomentazione sul ‘fatto che al tempo della conquista araba, la popolazione della Palestina era principalmente cristiana, e che durante la conquista dei crociati circa quattrocento anni dopo, era principalmente musulmana. 

Ci piace tuttavia l’analisi che fanno Bassam Abu-Libdeh, Peter D. Turnpenny e Ahmed Teebi, che nel loro studio “Genetic Disease in Palestine and Palestines” concludono : I palestinesi sono un popolo indigeno che vive o proviene dalla Palestina storica… Sebbene i musulmani garantissero la sicurezza e concedessero la libertà religiosa a tutti gli abitanti della regione, la maggioranza si convertì all’Islam e adottò la cultura araba”

Andando avanti nella storia sia arriva ai tempi Moderni.

NEL 1916, DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE, IL GOVERNO FRANCESE E QUELLO BRITANNICO STIPULARONO L’ACCORDO DI SYKES-PICOT PER COLONIZZARE IL VICINO ORIENTE E SPARTIRSI I PAESI.

La spartizione venne pianificata nel 1920 con la conferenza di Sanremo, incontro tra i rappresentanti delle nazioni vincitrici della Prima guerra mondiale, il primo ministro britannico David Lloyd George, il primo ministro francese Alexandre Mitterand, il presidente del Consiglio italiano Francesco Nitti e l’ambasciatore giapponese Keshiro Matsui, dove si determinarono i mandati che queste nazioni avrebbero assunto nei confronti dei territori derivanti dalla spartizione dell’Impero ottomano nel Vicino Oriente.

Il Regno Unito prese sotto mandato l’attuale Giordania, la Palestina e l’Iraq, affidando, un anno dopo, la parte a est del Giordano all’emiro Abd Allah. La Francia invece acquisì il Libano e la Siria come “mandato” della Società delle Nazioni.

(Il mandato era uno strumento giuridico previsto dall’art.22 del patto istitutivo della Società delle Nazioni. I territori soggetti al mandato erano precedentemente controllati dagli Stati sconfitti nella Prima guerra mondiale).

Il sionismo, movimento politico religioso che intende costituire in Palestina uno stato ebraico per tutti gli ebrei del mondo, in quegli anni si stava diffondendo sempre più in Europa ma, fino al 1917, i sionisti erano vaghi riguardo ai loro reali progetti di creazione di uno stato ebraico per paura di essere cacciati dalla Palestina.

Gli ebrei nella Palestina ottomana erano circa 20mila su 800mila abitanti complessivi ( i musulmani erano circa 700 mila e i cristiani 80 mila). Occorre ricordare che le minoranze religiose che abitavano i territori dell’impero Ottomano erano libere di praticare le religioni diverse da quella musulmana nonostante avessero uno status giuridico inferiore a quello dei musulmani.

Questa venne poi consolidata con il trattato di Sèvres, un trattato di pace firmato dalle potenze alleate della Prima guerra mondiale e l’impero ottomano nella città francese di Sèvres.

Questo è l’atto formale che materialmente incastra la Palestina in una morsa occidentale senza fine fino a portare i palestinesi all’ESODO succesivo con il supporto di tutto l’occidente.

La Gran Bretagna, in specie, era fortemente intenzionata a controllare il canale di Suez e per perseguire questo obiettivo, abbracciò la causa sionista. e riportiamo ancora una volta l’atto costitutivo del Sionismo= Balfour

Il 2 novembre del 1917 il ministro degli esteri britannico Arthur Balfour scrisse una lettera al principale rappresentante della comunità ebraica inglese Lord Rothchild, nota come “Dichiarazione di Balfour” nella quale fece una promessa ai sionisti di creare una nazione per gli ebrei in Palestina:

“Il governo di Sua Maestà vede con favore la costituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico”.

Nakba in arabo Significa letteralmente La Catastrofe. In Paleastina è diventata sinonimo di Esodo senza ritorno che ha riguardato, solo fra il 1947 1948 ,quasi un milione di cittadini, in seguito della nascita della stato Israeliano

LA MOSSA DEL CAVALLO

Vi è un avvenimento a monte di tutto quanto è successo con l’esodo che si ritiene fondante di tutti i fatti futuri

Le 67 parole da cui nacque Israele Dichiarazione di Balfour
Sono quelle della dichiarazione Balfour, un documento nato fra intrighi e ambiguità che contribuì in maniera decisiva alla creazione dello stato ebraico

Era un testo brevissimo, 67 parole in tutto, che però ebbe enormi conseguenze. Con gli anni è diventato uno dei testi diplomatici più controversi della storia. Fu elaborato con grandi cautele in un periodo di difficoltà militari, prodotto da fitte trattative portate avanti da agenzie rivali all’interno del governo, da volenterosi dilettanti e da faccendieri truffaldini. Il risultato, fra l’altro, era in contraddizione con altri impegni che il governo britannico aveva preso in quegli anni.

Per i sostenitori di Balfour e del sionismo, la data della dichiarazione è da decenni un giorno da festeggiare. Per i suoi critici, un atto di cinismo politico che produsse una delle più gravi ferite inflitte al Medio Oriente da una potenza occidentale.

Ecco perché la lettera era così significativa.

Se l’accelerata definitiva nell’esplusione degli Arabi palestinesi avvenne certamente a partire dalla dichiarazione di guerra al nuovo Stato ebraico da parte dei Paesi della Lega Araba il 14 maggio 1948, la fuga dei cittadini di religione islamica dal territorio dell’ex Mandato britannico era in realtà cominciata nei difficilissimi e sanguinosi mesi che precedettero la risoluzione delle Nazioni Unite che darà vita allo Stato ebraico.

Durante l’ultima fase della presenza britannica, segnata dal graduale disimpegno nel governo cominciato nel 1920, la Palestina era stata segnata da una forma di guerra civile combattuta da tre soggetti in conflitto tra loro: da una parte le forze paramilitari israeliane (precedenti all’esercito regolare) inquadrate nell’Haganah e nell’Irgun, un’organizzazione terroristica estremista che aveva come obiettivo sia gli Arabi che gli Inglesi.

MEMBERS OF THE SPECIAL NIGHT SQUAD GOING OUT TO TRAIN IN THE JEZREEL VALLEY. çáøé ôìåâåú äìéìä éåöàéí ìàéîåï áòî÷ éæøòàì.

L’escalation di violenze, estese a tutto il territorio della Palestina, era stata costante. Le milizie israeliane erano gradualmente passate dalla difesa all’offesa in una fase di guerra psicologica, fatta di attentati e rappresaglie reciproche tra i coloni e la popolazione arabo-palestinese che rispondeva al fuoco, sia nelle città che nei villaggi.

November 1948: An Arab refugee in a camp in Palestine. (Photo by Keystone Features/Getty Images)

Uno degli episodi più gravi fu causato dall’azione dell’Irgun, dei cui vertici faceva parte anche il futuro premier Menachem Begin. Il 9 aprile 1948 i membri dell’organizzazione paramilitare avevano massacrato la popolazione di Deir Yassin sulla strade per Gerusalemme con l’alibi di sgomberare la via verso la città.

Questo ed altri massacri hanno diviso la storiografia mondiale sulla analisi della Nakba  con alcuni storici che hanno inquadrato l’azione dell’Irgun come vera e propria pulizia etnica. La prima analisi data invece dalle fonti israeliane cronologicamente più prossime ai fatti indicò le violenze dei paramilitari come causate da necessità strategico-militari in preparazione della guerra di indipendenza con la serie di evacuazioni e distruzioni che precedettero lo scoppio del conflitto il 14 maggio. La più recente storiografia ha invece analizzato i fatti che innescarono l’esodo palestinese ascrivendoli ad una serie di concause che avrebbero accelerato la Nakba: da una parte la costante pressione armata dei paramilitari israeliani (che in molti casi hanno generato un’evacuazione spontanea della popolazione)  e dall’altra l’approssimarsi di una guerra contro gli Stati arabi in cui gli abitanti della Palestina si sarebbero venuti a trovare nel mezzo delle operazioni belliche.

Un “esodo” pianificato

Già nel giugno del 1947 i comandi dell’intelligence dell’Haganah avevano preparato il piano di “trasferimento” della popolazione arabo-palestinese, esercitando una pressione sempre più consistente. Nell’aprile del 1948 l’Haganah combatteva alle porte di Haifa e in Tiberiade, mentre l’Irgun iniziava il bombardamento di Jaffa.

Dal 15 maggio 1948 l’esodo diventò biblico, con la Brigata Alexandroni che spiana i villaggi arabi aprendo la strada per Gerusalemme causando l’esodo forzato di 250.000 Palestinesi nei giorni immediatamente successivi. Il 14 luglio sarà la volta dei 60.000 deportati da Ramallah e Lydda motivati dalle necessità di sgombero per l’avanzata dell’Esercito egiziano. Altri 250.000 lasceranno città e villaggi nelle ultime fasi della guerra durante i primi mesi del 1949, quando il bilancio stimato fu di oltre 500 villaggi distrutti e 11 aree urbane evacuate in territorio palestinese.

Nella conferenza di Losanna alla fine della Prima guerra Arabo-israeliana, le nazioni della Lega Araba rifiuteranno l’ultima e unica proposta israeliana sul rientro parziale di 100.000 profughi, che sarà in seguito ritirata. Una seconda ondata di profughi dalla Palestina si verificherà durante la schiacciante avanzata israeliana durante la guerra dei Sei Giorni del 1967. Ad oggi, sono circa 5 milioni i Palestinesi in esilio all’estero.

FOTO DI REPERTORIO

lA VITA QUOTIDIANA PRIMA DELL’ESODO

A JAFFA, RAMALLA, GERUSALEMME

La vita quoridiana non era da selvaggi nomadcammellieri, anzi la Palestina era fra i paesi più evoluti del periodo in Medio Oriente