Proposta Turismo Governo

Presentata da Salvatore Bulgarella

Proposta Al Governo Renzi:Strategie Sviluppo Turistico Italia

Relatore e progettista. Salvatore Bulgarella

Analisi situazionale

Nonostante l’immenso patrimonio artistico culturale, la varietà delle risorse paesaggistiche e gastronomiche, il turismo nel nostro paese stenta  a porsi come motore prioritario dello sviluppo economico e malgrado i significativi incrementi degli ultimi anni, l’Italia si posiziona nel 2016 solo all’ottavo posto su scala mondiale, sulla base dei fattori di maggiore competitività in questa area, secondo il Travel and Tourism Competitiveness Index 2017 (World Economic Forum), e appena quinto per numero di arrivi internazionali, secondo il Rapporto del Touring Club Italiano. Un dato che va comparato con le posizioni di Spagna e Francia, leader consolidati di tali rapporti; destinazioni che esprimono un grande accento su settore turistico ma non contano certamente su una varietà e ricchezza di risorse turistiche pari al nostro paese . ………………………

Nodi da sciogliere e criticità

Nell’esame del monumentale compendio delle azioni necessarie affinché il nostro paese possa crescere rispetto ai principali player del turismo mondiale tuttavia, intendiamo rilevare e porre all’attenzione di chi legge alcune aree critiche nella struttura della filiera che riteniamo degne di una maggiore e urgente considerazione nella determinazione degli interventi da attuare a favore del settore, che ancora stenta a porsi come strategico nel nostro paese.

Over turismo e Concentrazione

Una fra queste, indubbiamente, riguarda la compressione spazio-temporale della presenza di turisti internazionali. Se è vero infatti che, il turismo è una delle risorse portanti  del bel Paese,  è anche vero che questa risorsa non si spalma nella stessa misura su tutto lo stivale. Anzi, alle aree turistiche che si affacciano timidamente sul mercato si contrappongono quelle che soffrono di eccesso di turismo.

Le prime sono localizzate specialmente al sud; solo il 15% dei turisti stranieri sceglie le regioni dell’Italia meridionale per le proprie vacanze, mentre la rimanente domanda preferisce il resto d’Italia con una particolare concentrazione nel nord-est. Ne emergono sul territorio due economie turistiche profondamente diverse, che producono due mondi concretamente diversi.

Una situazione evidentemente paradossale, dal momento che si pone in manifesta contraddizione con le caratteristiche della domanda internazionale  che identifica ancora, ad esempio, le vacanze estive con le destinazioni balneari. Ma che si può spiegare anzitutto con la scarsa capacità ricettiva delle strutture del sud Italia, un terzo rispetto al centro-nord………………….

Destagionalizzazione e costruzione del Prodotto Turistico Mirato

E veniamo alla limitatezza temporale dei soggiorni nel nostro paese, ovvero la stagionalità, che è una delle caratteristiche preminenti del turismo. E’ legata alle variazioni stagionali del clima durante l’anno; ore di luce e di sole ed alle contingenze istituzionali: periodi di ferie e sospensioni scolastiche. Un fenomeno che ricorre in maniera costate e che pone nei c.d. periodi di “alta stagione” problematiche complesse al comparto e che arriva a creare modificazioni sostanziali anche nel modello di sviluppo locale.

Questo fenomeno, che si poneva nel passato come variabile indipendente oggi, col mutamento del processo decisionale della domanda internazionale – che si spostano con sempre maggiore determinazione dal turismo tradizionale a quello esperienziale specializzato- può essere ridimensionata attraverso una corretta definizione della domanda, seguendo le richieste del mercato e strutturando un’offerta competitiva mirata, precipuamente con le vacanze a tema.

L’individuazione dei fattori comuni delle tematiche esperienziali care alla nuova domanda turistica, può essere considerata una condizione esiziale per ogni futura azione mirata alla destagionalizzazione.

Chiunque fosee interessato al progetto , per motivi didattici, lo può richiedere all’autore. Salvatore Bulgarella

Mozambico Paradiso

Mozambico in Africa Meridionale, la cui estesa costa sull’Oceano Indiano è caratterizzata da popolari spiagge, come quella di Tofo, e da parchi marini in mare aperto. Dell’arcipelago Quirimbas, un gruppo di isole coralline che si estendono per 250 km, fa parte Ibo: Più a sud, nell’arcipelago Bazaruto si trovano meravigliose barriere coralline

La capitale è Maputo. Il Mozambico è un’ex-colonia portoghese, indipendente dal 1975. E’ una democrazia pluripartitica dall’emanazione della nuova costituzione del 1990. L’attuale Costituzione del Mozambico è del 21 dicembre 2004.

Maputo

Ho visitato il Mozambico dal 2005 prima come turista e poi per lavoro, quale Manager di organizzazioni Multi ed Up nazionali collaborando con il governo locale e con gli organismi amministrativi nazionali.

Una esperienza molto speciale, perché avvenuta appena dopo la riconciliazione e quindi con il paese ancora in fermento e con una atmosfera ancora violenta e pericolosa specialmente per gli occidentali.

Tuttavia I Mozambicani godono di una carattere nativo e gioviale e sempre disponibili, ed anche molto protettivi, pertanto passati i primi momenti di tensione, la mia permanenza a Maputo è stata sempre molto serena

ricca di esperienze lavorative e di risultati conseguiti. Un luogo dove ho dato molto ma dove ho ricevuto moltissimo: in primis rapporti amichevoli che ancora dopo molto tempo si mantengono vivissimi, ma dove ho anche appreso modelli di vita dove il rispetto per l’uomo e per la natura assumono dei valori peculiari.

Note di viaggio per capire il Paradiso Mozambico

1) Mozambico Wedding

2) Inside Mozambico

3) Si l’africa è un Continente diverso

4) Maputo Mozambico Ultimi Paradisi

5) Safari Park Zimbawe

MISIÓN SECTOR PESCA PERU

PRESENTAZIONE PROGETTO STRATEGICO

DELLA FILIERA PESCA PERUVIANA, Analisi Mercato Europeo,

Commessa da Eurochambres, Governo Peruviano, Al Invest

ANALISI MERCATO SEAFOOD EUROPEO SVILUPPATO PER GOVERNO PERUVIANO

MISIÓN DE ASISTENCIA TÉCNICA DEL SECTOR PESCA PERU

Informe

Dott. Salvatore Bulgarella

                                                       Experto en estrategia empresarial 

Contexto Situacional

El sector pesca peruano viene atraversando un favorable momento de crecimiento, subrayado, con un continuo incremento en la exportación. La importancia del sector  merece una gran mención de parte de los organismos gubernativos para mantener y reforzar este curso positivo.

La mision Peru Sector Pesca, hace parte de una programa de desarollo  mas grande focalizado a fortalecer el sector pesca peruano  y a  acelerar un proceso de apertura de las empresas del sector acerca el mercado europeo.

En este contexto, ha sido elegido un experto del sector, para:

  • Brindar información a las empresas sobre las certificaciones de calidad y la tendencias del mercado Europeo
  • Realizar una auditoria, por parte del consultor, a fin de verificar y/o identificar si cumplen o están siguiendo los requisitos necesarios para su entrada al mercado europeo
  • Identificación de los puntos flojos y desarrollo de una plan de acción para que las empresas cumplan con las exigencias del mercado europeo.


Contexto operativo

Coherentemente a esta premisa y al programa realizado por la Camera de Comercio de Lima, l’experto eligido, S. Bulgarella, autor de esta relación, ha cumplido  la mision con las siguientes modalidades.

  1. Taller Inicial

      Partecipando a  un taller inicial con una presentacion dedicada a:

  • Certificaciones y exigencias de calidad de este sector en el mercado Europeo.
  • Tendencias y  comportamiento del mercado europeo
  • Asistencia técnica
  • Auditoria, a cada una de las empresas del sector pesca, previamente seleccionadas por la Cámara de Comercio de Lima
  • Taller de cierre, con las conclusiones y recomendaciones,
  • Seminario Internacional En lima


Consideraciones criticas

Taller Inicial y Final

Al Taller han partecipado un numero  rilevante de empresas medio y pequenas del sector pesca Sendo el perfil de las empresas presentes differente por tamanho y per cultura de empresa,

las presentaciones se han desarollado de manera progressiva, describiendo uno scenario general de los temas y despues de manera siempre mas dirigida a los singulos temas del taller

Este metodo se ha mostrado eficiente en relación a la calidad de la discusión engendrada después de la presentación.

Mi recomendación es integrar este trabajo con otros encuentros más dirigidos para satisfacer totalmente las dudas o las perplejidades en detalle que naturalmente se producen en el auditorio cuando se enfrenta un argumento particularmente nuevo y especializado.

En este sentido sería por supuesto  útil y casi indispensable integrar las acciones generales en detalle con otras especializados en sucesión reuniendo las individuales empresas por coherencia de dimensión y vocación al mercado.

Visitas y auditorias

Las visitas a la empresas selecionadas han conseguido una eficacia evidentemente más relevante e incisiva. La oportunidad de tener disponible un especialista ha engendrado un gran interés totalmente utilizado por las empresas visitadas. El interés de la acción se evidencia con la participación al auditoria de todo el equipo empresarial qué ha utilizado todo el tiempo del auditoria disponible (8-9 horas).

La atención ha sido indudablemente por los temas relativos la calidad pero el interés fundamental y el tiempo mayor ha sido dedicado a los temas relativos al mercado. A los mercados internacionales en general, al mercado europeo en particular.

Las empresas encontradas se distinguieron por dimensión y por propensión al mercado.

Mientras para las empresas las empresas más grandes se caracterizaron para tener principalmente el sector comercial vocato a la venta tradicional,  las empresas de mediana dimensión visitadas tuvieron una mayor curiosidad interés y propensión a desarrollar el área mercadotecnia que ya existió en tales empresas como una pequeña semilla que quiere y pregunta de ser respaldado.

Propensión a la calidad

He hallado en todas las empresas visitadas un elevado y eficiente nivel cualitativo, parecido si no muchas veces más eficaces a cuánto hallado en las empresas europeas. En todas las áreas de proceso. Un nivel elevado de los técnicos jefes al control de calidad, una cultura empresarial difusa revuelta a los sistemas de calidad” “obligatorios”

Sin embargo siendo la acción comercial de las empresas extendida (por todas) cuase solo al primer intermediario comercial (broker, importador) el conocimiento de las certificaciones de

calidades voluntarias fue evidentemente menos difusa como aquel de las certificaciones de calidad ambientales ECOLABEL

Propensión a los mercados

Las empresas visitadas se distinguen por una baja gama de productos y también aquellos más sensibles al mercado no cuentan con una línea de productos ícticos trajes por gama, por función de empleo, por profundidad o por segmento.

Las empresas intervienen el mercado por el primer intermediario comercial; aquellas pocas que extienden la acción comercial a las centrales de compras  lo hacen cuál ejecutorios y no como protagonista Como  ejecutores de un orden comercial.

En tal sentido no tienen alguno conocimiento sensible con respecto de las exigencias de la demanda del consumidor final.

Y por lo tanto no tienen elementos para elaborar alguna estrategia de mercadotecnia, de ningún tipo.

Y cosa más grave de su producción en muchos casos excelentes o en algún caso innovativo no logran realizar ningún valor añadido.

Un escenario que sorprende, un escenario contradditorio especialmente en relación de las relevantes inversiones en las infraestructuras y por la calidad realzada en el área de proceso

Solicitudes emergieron de las visitas

En el curso delll’audiotoria ha emergido una serie de problemáticos ayuntamientos que merece la pena reconducir.

Problemáticas estructural

Agua, Logística, Seguridad, Burocracia, Energía.

Son los ineficientes que principalmente las empresas han evidenciado cuál límite estructural al desarrollo.

Factores que implican mayores costes “externos” en general y un empleo de recursos humanos y materiales para presidiar actividad que no son conectadas directamente a la vida de la empresa.

Problemáticas de mercado

Cada individual visita ha evidenciado un concrreto interés a la penetración de los segmentos de mercado a mayor valor añadido.

Casi el entero tiempo de cada visita ha sido dedicado a este argumento. Hasta la degustación de algunos productos le dedicada al consumidor final, predispuesto al momento.

El tema concreto más sensible ha sido como hacer a con cuál modalidad, con cuál producidos con cuál técnicas afrontar el mercado europeo y sobre tudo  como entrar dentro de la gran cadena de compras.

Recomendaciones y sugerencias

El encuentro directo con las empresas ha hecho emerger  de manera predominante el gran interés y la necesidad de las empresas a obrar una vuelta sustancial hacia los mercados más pagadores para poder sacar un sustancial valor añadido de la actividad comercial, pero también para diferenciar la tipología de clientela y por lo tanto el riesgo de empresa siempre presente cuando sólo se dirige a pocos mercados, a pocos clientes y a pocos canales de distribución.

Una problemática que las empresas no logran solucionar porque la implementación de un área mercadotecnia en una empresa tradicional implica costes, decisiones, soportes y estímulos externos, que las empresas a veces también queriendo no saben cómo afrontar.

Es evidente por lo tanto la necesidad, de parte de los órganos públicos del sector, de encaminar iniciativas a soporte de esta exigencia para dirigir el desarrollo del sector hacia ámbitos más pagadores y tranquilizadores.

Consecuentemente no es difícil comprender que el soporte publico tiene que predominantemente ser contemplado a la consolidación de la cultura de empresa en la implementación del área estratégica y por lo tanto de la mercadotecnia hacia es decir aquellos ámbitos dónde hemos hallado mayor fragilidad en cada empresa visitada.

Progetto de desarollo

En este escenario parece oportuno si no indispensable desarrollar una proyecto operativo qué ayudas las empresas a realizar un recorrido de acercamiento hacia las exigencias de los nuevos mercados

un proyecto adecuado de desarrollo tiene que ser

  • incisivo,
  • modular,
  • repetible,

en todas las áreas geográficas del país y en otros sectores similares (agricultura)

La incisividad de la intervención concierne en este caso la modalidad del soporte;  para cambiar radicalmente la cultura de empresa tradicional no basta en efecto la formación genérica, la manera más eficaz para administrar y producir cambios es representado por de formas de intervención ya consolidada como el Coaching Empresarial, y es decir el soporte a las decisiones estratégicas obradas directamente por manager/tutor por “acercamiento” dentro de la empresa.

Acciones de implementar

Acción Interior

La implementación de tal acción en el sector pesca Peruano tiene que ser administrado por un equipo directivo exteriorizo con experiencia específica en el área mercadotecnia y estratégica del sector pesca.

Tales manager además de ayudar las empresas a definir los individuales objetivos de mercado deberían elaborar junto al equipo interior empresarial una estrategia adecuada a la individual empresa y conducirlos hasta el start up de cada individual acción de desarollo.

El método del Coaching se cree el más oportuno porque además de producir inmediatos resultados operativos, traslada a todo el equipo empresarial el know how necesario para devolverlo en el mediano período independiente y autónomo.

Promoción de la iniciativa

La acción de que sobre tiene que ser conjuntamente necesariamente aprobado y organizado das estructuras públicas y asociativas presentes en el territorio a las empresas que quieren participar en el proyecto deberá respaldar parte de los costes.

Acercar las empresas peruanas a los mercados a mayor valor añadido

Las acciones tradicionales de promoción: encuentros comercial, acuerdos, participación a ferias etc soy los elementos básicos y el software por la penetración de los mercados; una calle maestra dónde las empresas encuentran las oportunidades comerciales.

Una oportunidad determinante por las empresas que tienen ya a su entero el management y los productos para presidiar los nuevos mercados. En este ámbito el Peru ha hecho y está haciendo un trabajo inteligente y eficaz.

Pero por las cosas dichas muchas empresas del sector pesca non tienen los instrumentos para aprovechar de “la calle maestra” en términos innovativos y de mercadotecnia y también cuando las empresas estuvieran capaz de realizar gamas de producto a valor agregado, su trabajo sería frustrado, por escaso conocimiento de la logística de los individuales países o por la imposibilidad de asiduamente ser presentes (querremos decir físicamente presentes)  en los mercados mas actractivos.

Acción externa

El presidio de tal exigencia puede ser solucionado por la implementación in Europa de un Equipo Operativo Commercial. O sea de una estructura operativa dinámica, vocata a la mercadotecnia, una estructura adecuada a desarrollar las siguientes funciones:

  • Búsquedas del mercado,
  • Encuentros, con frecuencia mensual, con los responsables de compra de las grandes cadenas de venta europeas
  • Presentación de los productos de las empresas associadas, directamente a las cadenas
  • Desarrollar acontecimientos dinámicos de mercadotecnia
  • Respaldo a la logística
  • Otros servicios de mercadotecnia

Promoción de la iniciativa

También en este caso, tiene que ser encaminada y promovida por entes públicos, con la participación onerosa de las empresas associadas que necesitan este servicio.

Las recomendaciones de que sobre se creen no solo útiles pero también necesarias para garantizar un apoyo eficaz para ingresar con éxito al mercado europeo a mayor valor añadido y mantenerse en este de manera sostenible.

Dott. Salvatore Bulgarella

      Experto en estrategia empresarial 

PS

Tal como concordado con CCL, el experto se empeña a predisponer un Manual de Mercadotecnia Operativo por las empresas del sector pesca Peruane

Trip Notes (Inside Mozambique1)

Il Mozambico è un Paese dell’Africa Meridionale, la cui estesa costa sull’Oceano Indiano è caratterizzata da popolari spiagge, come quella di Tofo, e da parchi marini in mare aperto. Dell’arcipelago Quirimbas, un gruppo di isole coralline che si estendono per 250 km, fa parte Ibo: quest’isola, ricoperta di mangrovie, ospita rovine di epoca coloniale sopravvissute alla dominazione portoghese. Più a sud, nell’arcipelago Bazaruto si trovano barriere coralline dove vivono rare specie di animali marini come i dugonghi.


Lost Paradise
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Walking Around Maputo

Dopo l’indipendenza ottenuta nel 1975 il Mozambico è stato teatro di una drammatica guerra civile conclusasi grazie alla mediazione italiana con gli accordi di pace firmati a Roma nel 1992 e con le prime elezioni libere del 1994. A partire da quel momento, il paese ha beneficiato di una sostenuta crescita economica: tra il 2000 e il 2015 il PIL è aumentato costantemente con tassi medi del 7%, un valore molto più alto rispetto alla media africana.  Gli entusiasmi si sono spenti nel 2015, e le stime per la crescita hanno subito una severa battuta d’arresto a causa di diversi fattori. Il riaccendersi delle tensioni tra i due principali partiti ha comportato maggiore instabilità politica e maggiore insicurezza; la rivelazione di debiti (oltre 2 miliardi USD) contratti senza autorizzazione del Parlamento da imprese a partecipazione pubblica e con garanzia sovrana, nascosti dal governo mozambicano alla comunità internazionale, ha suscitato la reazione ferma del Fondo Monetario Internazionale e dei donatori ed ha minato la fiducia degli investitori esteri, portando improvvisamente il Mozambico a essere il paese più indebitato dell’Africa;  il crollo dei prezzi delle materie prime a livello globale ha giocato un ruolo importante, ed il debito pubblico ha iniziato a gonfiarsi a partire dal 2011.

Il paese oggi ha una popolazione di quasi 29 milioni di abitanti, e quasi la metà vive in povertà assoluta: con un tasso di fertilità tra i più alti al mondo (5,9 bambini per ogni donna), il boom demografico rischia di acutizzare i problemi già esistenti legati alla debole offerta di servizi essenziali e di occupazione. Il tessuto economico in generale non è molto diversificato, e l’agricoltura di sussistenza rappresenta la principale attività, impiegando circa il 90% della popolazione. 

Il Mozambico è famoso per i suoi parchi nazionali. Il più importante è il parco di Gorongosa, ideale per chi vuole ammirare gli animali in libertà e in particolare i “big five”. Si può soggiornare all’interno del parco durante un safari dormendo in campi tendati o in lodge

Lo stato possiede una vasta savana, una fitta foresta a ovest, diversi arcipelaghi meravigliosi e selvaggi con spiagge meravigliose. La capitale, Maputo, è un’incantevole città con edifici moderni vivaci mercati e uno splendido litorale oltre che bellissimi esempi di architettura coloniale. Il resto del paese difetta di città altrettanto moderne ed è costituito da città più tradizionali oltre che tipici villaggi africani.

Dai 2,436 metri del Monte Binga ai magnifici litorali sull’oceano e sull’omonimo canale, il Mozambico è una terra dai paesaggi molto vari.

Il paese offre anche un notevole patrimonio architetturale risalente al periodo coloniale. Interessanti anche per potenziali turistici gli aspetti folcloristici riscontrabili nel ricco artigianato, nella musica e nella tradizione culinaria.

Mission Libya The Truth

Il report riguarda, la ricostruzione progressiva delle “ragioni” che hanno portato l’Occidente tramite la Nato, Compresa l’Italia all’aggressione dello stato Libico. Provocando 50 mila morti, ed un paese distrutto.

Vista di Tripoli area finanziaria e porto prima della ” rivoluzione”

Libia, quando c’era Gheddafi prima del 2008:

  1. Con la morte del colonnello libico in seguito all’intervento della Nato, in Libia si è aperta una fase di instabilità e guerra civile che di fatto ha caratterizzato gli ultimi dieci anni del paese.
  2. Oggi c’è un nuovo governo eletto sotto l’egida dell’Onu a Ginevra, in Svizzera, e ha il compito difficile di ricostruire una nazione al centro di mille contese.
  3. Ma come si è arrivati a questo punto? Ecco come è cambiato il paese in due lustri, con una serie di modifiche nello scacchiere geopolitico dell’area e un enorme flusso di migranti fuori dai propri confini.
  4. Perchè un popolo che con Gheddafi ha conosciuto un benessere inusuale, case per studenti universitari, l‘appartamento regalato alle giovani coppie di sposi, sanità completamente gratuita. Fa la rivoluzione?
  5. Siamo soltanto quattro milioni e con il novanta per cento del petrolio che resta a casa è possibile un andamento dignitoso per tutti

La Vita familiare di Gheddafi.

Qui di seguito nelle foto con la moglie Safia ed i figli: Saif al-Arab, Khamis e Muotasim Bellah.

Attualmente Il figlio Hannibale è segregato in Libano, Altri 3 figli compreso Muotasim Bellah Sterminati. Al-Saadi imprigionato a Tripoli, Saif al-Islam di cui non si conosce l’ubicazione.

Inoltre, la moglie di Gheddafi, Safia Farkash, si è rifugiata in Algeria con la figlia Aisha (oggi a Parigi ” o forse non si sa)), mentre Mohammed, il figlio maggiore di Gheddafi dalla sua prima moglie Fathia, si è trasferito in Oman.

Hana, la loro sorella adottiva, molto probabilmente morì durante i bombardamenti statunitensi di Tripoli nel 1986, e all’epoca aveva solo 4 anni.

Tutte queste non sono Opinioni, Ma la realtà che riscontrava e viveva ogni giorno, chi visitava la Libia per lavoro, per studio, o come semplice viaggiatore. Basta semplicemente conversare con i tecnici e manager di Agip per capire il livello di benessere di questo paese primo in tutto il continente Africano.


le cose terribili fatte in libia dal dittatore Gheddafi di cui nessuno parla

In Libia la casa era considerata un diritto umano naturale.
Nel Libro Verde di Gheddafi c’è scritto: ”La casa è un bisogno fondamentale sia dell’individuo che della famiglia, quindi non dovrebbe essere proprietà di altri”.

Il Libro Verde di Gheddafi è la filosofia politica dell’ex leader elaborata da Jalloud, fu pubblicato per la prima volta nel 1975 allo scopo di essere letto da tutti i Libici ed era inserito anche nei programmi nazionali d’istruzione.

L’istruzione e le cure mediche erano completamente gratuite.
Sotto Gheddafi, la Libia poteva vantare uno dei migliori servizi sanitari del Medio Oriente e dell’Africa.

SCUOLA gratis come detto a tutti i livelli

Inoltre, se un cittadino libico chiedeva di specializzarsi ad un corso di formazione all’estero, partecipare ad un Master o altro, erano previsti finanziamenti per andare a specializzarsi all’estero che comprendevano i viaggi gli alloggi, il costo dei corsi di specializzazione. Di conseguenza la classe dirigente Libica era estremamente professionale.

Gheddafi ha effettuato il più grande progetto di irrigazione del mondo.
conosciuto anche come il grande fiume artificiale, fu progettato per rendere l’acqua facilmente disponibile per tutti i Libici in tutto il Paese.

Fu finanziato dal governo Gheddafi e si dice che lo stesso Gheddafi lo abbia definito “l’ottava meraviglia del mondo”.

Tutti potevano avviare gratuitamente un’azienda agricola.

Se qualunque Libico avesse voluto avviare una fattoria, gli veniva data una casa, terreni agricoli, animali e semi, tutto gratuitamente.

LA DOMANDA. Perchè. Allora un popolo che viene super coccolato fa la rivoluzione ?

  1. Ghaddafi era un terribile Dittatore e quindi i grandi Paesi Democratici dovevano mettere fine?, ma al mondo ce ne sono altri 232 dittatori, perchè questo accanimento solo contro di lui. ?

2. Lotte intestine? fra partiti avversi? Ma nei decenni post rivoluzione non ci sono state sommosse in questo senso.

Anzi. Il popolo come detto sopra stava molto bene come riportiamo sinteticamente qui sotto.

Le madri con neonati ricevevano un sussidio in denaro.
Quando una donna libica dava alla luce un bambino, riceveva 5.000 dollari USA per sé e per il bambino.

L’elettricità era gratuita.
L’elettricità era gratuita in Libia. Ciò significa che non esistevano bollette dell’elettricità!

Benzina a buon mercato.
Durante il periodo di Gheddafi la benzina in Libia costava solo 0,14 dollari USA al litro.

Gheddafi ha innalzato il livello dell’istruzione.
Prima di Gheddafi solo il 25% dei Libici era alfabetizzato. Questa cifra è stata portata fino all’87% con un aumento del 45% dei laureati.

La Libia aveva la propria banca di Stato.
La Libia aveva una propria banca di Stato, che ha fornito ai cittadini prestiti a tasso zero per legge, e non aveva debito estero.


Ma quindi Gheddafi era un santo ?? Assolutamente no. Gheddafi era un Berbero; nato nel deserto che tentò da adulto di dare dignità al suo paese. Un paese martoriato dal colonialismo, e retto in quel momento da un re IDRIS portaborse dell’America che aveva in Libia basi militari più grandi di quelle già presenti in Turchia. Una fortezza nel mediterraneo.

Il 1º settembre 1969, Ancora giovane ufficiale, Mu’ammar Gheddafi, insieme ad un altro giovane, Abdessalam Jalloud, (l’autore del Libro Verde e della strategia politica libica nell’area internazionale e religiosa). Organizzano una sommossa militare che porta alla caduta di Re Idris.

Istituendo la “Terza Via Universale”, che al tempo stesso rifiutava capitalismo e lotta di classe a favore di un Socialismo di ISPIRAZIONE NAZIONALE. Potremmo dire il Braccio e la Mente che funziona bene per anni, con grandi riforme sociali ed economiche, fino all’arrivo in età adulta di Aisha Gheddafi, la nuova mente moderna della Libia che accelera il progetto sociale.

Aisha e Jalloud hanno lavorato insieme per il Panarabismo e per dare al paese solide strutture Democratiche.

Portrait du Commandant Abdessalam Jalloud et du Colonel libyen Mouammar Khadafi lors de la conférence de la Fermeté le 2 février 1978 à Alger, Algérie. (Photo by Jean-Claude FRANCOLON)

Abdessalam Jalloud , un personaggio di cui la storia finge di dimenticarsi, ma che è stato per tutto il tempo del Governo di Gheddafi il vero Protagonista Politico. Accolto con Onori e Rispetto da tutti i governi democratici e non del mondo. Un personaggio di cui Vi consiglio di studiarne il Pensiero Politico ancora attualissimo dopo decenni.

La Coppia in particolare riceve Lodi ed Onori dalla Francia con Chirac e Messmer che percepiscono immediatamente l’importanza del nuovo stato Socialista Laico che si stava costruendo nel Mediterraneo.

Il governo Francese velocemente si appresta a chiudere accordi di collaborazione nell’area alimentare, trasporti, commercio e finanza.

Lo stesso fanno i manager Agip, “”I manager di una volta”” non solo molto ben visti dal governo libico ma anche dai nativi Berberi della Libia. in breve tempo acquisiscono un ampio potere dispositivo in tema di: Energia, Ambiente, Acqua. La Saipem Costruisce il più grande acquedotto del mondo nel deserto libico. Inoltre a rafforzare gli ottimi rapport creati dai managers Eni, la Libia interviene, fra una tensione e l’altra, più volte finanziariamente a salvare lo stato italiano.

Nel 1976, infatti, la società finanziaria libica Lafico (Libyan Arab Foreign Investment Company) acquista il 15% della Fiat, mentre l’Eni, presente nel paese dal 1959, continua anche in questo periodo l’attività di esplorazione e produzione di petrolio.

.Nell’ultimo decennio di governo, La Libia si muove sempre più velocemente per realizzare il Socialismo Reale, sogno di Aisha e Jalloud: muovendosi nell’area Solidale con gli stati vicini e della innovazione tecnologia, con un forte accento nell’area turistica.

Gheddafi (che non ha mai avuto funzioni oggettive nel parlamento Libico), viene quasi messo da parte dalla figlia confinandolo, da una parte, a bandiera della rivoluzione e dall’altra: il Nonno del Paese.

Bisogna spostarsi allora su altre questioni più concrete e cogenti per capire la RIVOLUZIONE del 2011

Aisha Gadhafi Wedding

Ma allora cosa è disturba così tanto i paesi della Nato al punto di inventarsi una Rivoluzione contro un Dittatore, che aveva creato solo dignità e benessere ai libici.

I LIBERATORI sono attratti famelicamente dalle risorse minerarie Libiche: Gas, Petrolio, Oro, Rame, Cobalto, ma soprattutto COLTAN. Ma non solo c’è un’altra questione strategica a cui si deve porre fine immediatamente.

Ed è il Panarabismo di Ghaddafi, ripreso poi dalla figlia Aisha con Aisha Charitable Foundation;

la volontà cioè molto concreta di mettere insieme gli stati confinanti fino al Tchad con unica moneta e con unico governo ed unica lingua.

Questo si è un grosso problema perchè non solo creava nell’area, rispetto ai paesi vicini Algeria, Tunisia, una superpotenza PANARABA di grossa complessità politica, ma soprattutto liberava dalla Francofonia post coloniale paesi importantissimi per la sopravvivenza della Francia stessa. Mitterand Docet.

Dal momento che già era tutto pronto per proclamare il nuovo stato panafricano, (Aisha infatti intendeva utilizzare 300 miliardi accumulati all’uopo nelle banche svizzere per coniare la nuova moneta), è chiaro che si doveva correre ai ripari subito.

E qui entra in ballo l’ONU

Via libera dall’Onu all’intervento militare in Libia.

Il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha infatti approvato, IN POCHE ORE, IL 18/03/2011 (mai successo) una risoluzione che prevede l’imposizione di una no-fly zone (il blocco dello spazio aereo) sulla Libia e autorizza il ricorso alla forza contro le truppe di Muammar Gheddafi per proteggere i civili.

La risoluzione – approvata con 10 voti a favore, nessun contrario e con le cinque astensioni di Russia, India, Cina, Germania e Brasile – autorizza in pratica “tutte le misure necessarie” per proteggere i civili, “tranne l’occupazione del Paese africano.”

Naturalmente, Detto fatto si fa ricorso alla forza

Un progetto preparato nei mesi precedenti, considerato che nell’aria di Bengasi già da un anno stazionavano La Legione stranier FRANCESE ed i Seals AMERICANI, per istruire le bande ribelli addestrandoli alle armi Occidentali che arrivavano insieme con carghi di derrate alimentari. Quella che noi in OCCIDENTE CHIAMIAMO CIVILIZZAZIONE

E comincia una guerra Civile sui generis.

Comincia di fatto una battaglia IMPARI per Ghaddafi, che non avendo mai temuto una ribellione non disponeva di un esercito “”propriamente detto”.

E’ stato costretto a fare ricorso a mercenari tchadiani ed usare Pick-UP per rispondere all’invasione occidentale. La campagna militare aerea ha avuto una durata di sette mesi, portando alla fine della dittatura nel mese di ottobre.

In agosto, Tripoli è caduta, e ad ottobre, Gheddafi è stato catturato e ucciso dalle forze ribelli.

Da quel momento lo scenario libico è precipitato in un conflitto reso confuso da contrasti tra gruppi tribali, milizie armate islamiche e centri di potere reduci dal vecchio regime.

Un florido paese Distrutto. La popolazione Benestante costretta a emigrare per fame.

Le forze occidentali che ritenevano di avere conquistato facilmente un paese grande quasi quanto l’Iraq e con una una ricchezza nazionale quattro volte superiore a quella dell’Afghanistan. Sono stati pressochè cacciati in malo modo. La situazione da allora è stata estremamente tumultuosa e violenta. 

La Libia, oggi, è quindi in una situazione molto precaria, così come appare precaria la situazione delle regioni del Sahel e del più ampio Maghreb, a causa dell’attività degli jihadisti in Mali, in Tunisia, in Algeria ed in Egitto.

In particolare si sono create 2 fazioni e 2 governi in cerca di supremazia , una islamica con la coalizione di Qatar, Sudan e Turchia e l’altra “” LAICA”” Egitto ed Emirati Arabi Uniti. Contraddizione più contraddizione meno.

Infine Si Erge ERDOGAN con un piano perfetto.

«La Turchia ha un obiettivo non dichiarato, ma esplicito, in Libia e nel Mar Mediterraneo: estromettere del tutto l’Italia a proprio vantaggio»

 Nel memorandum d’intesa siglato nel novembre 2019 sulla demarcazione dei confini nel Mediterraneo (non riconosciuta dall’Onu, ndr), sponda chiave per le ambizioni turche sulle risorse energetiche contese». Davanti all’iniziativa di Ankara, che va tutta a svantaggio dell’Europa, «Italia, Francia, Grecia, Israele, Egitto paiono tramortiti».

 «per l’Italia il patto marittimo non promette nulla di buono, soprattutto perché presuppone la precedenza alle aziende turche nelle esplorazioni offshore alla ricerca di gas. Ma le nostre imprese rischiano di essere scavalcata anche sulla terraferma. E in questo senso conta di più il patto militare. Dai 2 ai 4 mila mercenari siriani sono ancora in Libia».

Il braccio di ferro tra Italia e Turchia mette a rischio un giro d’affari tra il nostro e il paese anatolico pari a 29 miliardi di euro. Per la Francia uno scacco politico, militare e diplomatico da ricordarsene per secoli, Tuttavia un successo l’ha ottenuto Scongiurando il progetto Panafricano

Il rinnovato dialogo Draghi e Macron riuscirà a trovare barlumi di successo.?? ritengo di no perchè la Francia sa di non potere accansare più nulla. Mentre l’Italia perde tutto.


Esclusive Immagini del vivere quotidiano della famiglia Gaddafi. In un lusso sfrenato ???!


Esclusive Immagini del quotidiano vivere della famiglia Gaddafi. Un lusso sfrenato




. Credits per Tutti I video di cui sopra A Getty Images

I video seguenti, tratti durante l’invasione della Nato, mostrano in maniera autentica la progressione, della Democratizzazione in Libia,
Gredit Fulvio Grimaldi

LIBIA 1 IL giornalismo, quando è INDIPENDENTE fa capire molte cose. E F. Grimaldi è un Grande Semplice Autentico reporter.Attraverso le sue immagini tenterò di raccontarvi la storia vera del Nordafrica. Però quella AUTENTICA. Grazie Fulvio.CREDIT FULVIO GRIMALDI Un giornalista che nell’arco dei suoi 40 anni di carriera ha lavorato per la radio (BBC di Londra), per varie testate giornalistiche (Paese Sera, Giorni-Vie nuove, ABC), e dal 1986 alla RAI, soprattutto come inviato di guerra. Nel marzo 1999, in polemica per la guerra alla Jugoslavia, ha lasciato la tv di StatoAutore fra l’altro delDocufilm “Maledetta Primavera” “Verfluchter Fruehling” Un reportage VISSUTO, sulle STORIE e GEOGRAFIE Nordafricane e molto più

LIBIA 2 ATTACCO A TRIPOLI dalla NATO, cioè da NOI forse anche con URANIO Città completamente Indifesa. in Una giornata NORMALE RACCAPRICCIANTE lo SCHIFO CHE FACCIAMO. I COSIDETTI RIBELLI , nn esistevano. Un apocalisse, Tutti gli aerei PARTITI DA AEROPORTI ITALIANI IL giornalismo, quando è INDIPENDENTE fa capire molte cose. E F. Grimaldi è un Grande Semplice Autentico reporter.Attraverso le sue immagini tenterò di raccontarvi la storia vera del Nordafrica. Però quella AUTENTICA. Grazie Fulvio.CREDIT FULVIO GRIMALDI Un giornalista che nell’arco dei suoi 40 anni di carriera ha lavorato per la radio (BBC di Londra), per varie testate giornalistiche (Paese Sera, Giorni-Vie nuove, ABC), e dal 1986 alla RAI, soprattutto come inviato di guerra. Nel marzo 1999, in polemica per la guerra alla Jugoslavia, ha lasciato la tv di StatoAutore fra l’altro del Docufilm “Maledetta Primavera” “Verfluchter Fruehling” Un reportage VISSUTO, sulle STORIE e GEOGRAFIE Nordafricane e molto più

Libia 3 LA VERITA’. 𝗿𝗮𝗰𝗰𝗼𝗻𝘁𝗮𝘁𝗮 𝗱𝗮𝗹 𝗩𝗲𝘀𝗰𝗼𝘃𝗼 𝗱𝗶 𝗧𝗿𝗶𝗽𝗼𝗹𝗶 𝗚. 𝗠𝗮𝗿𝘁𝗶𝗻𝗲𝗹𝗹𝗶che spiega in maniera Autentica, PQ America Francia e Italia, hanno partecipato alla Distruzione della Libia e al massacro di Gheddafi (2011), Estratto da Maledetta Primavera. di F. Grimaldi Un giornalista che nell’arco dei suoi 40 anni di carriera ha lavorato per la radio (BBC di Londra), per varie testate giornalistiche (Paese Sera, Giorni-Vie nuove, ABC), e dal 1986 alla RAI, soprattutto come inviato di guerra. Nel marzo 1999, in polemica per la guerra alla Jugoslavia, ha lasciato la tv di StatoAutore fra l’altro del Docufilm “Maledetta Primavera” “Verfluchter Fruehling” Un reportage VISSUTO, sulle STORIE e GEOGRAFIE Nordafricane e molto più

Un Video che in maniera cronologica e documentale svela la verità Tutta la verità su Gheddafi. Tutto l’affaire Libico documentato.

Libia La verità, Clickate per accedere
  • TUTTO PALESTINA

    TUTTO PALESTINA

    UNA RICOSTRUZIONE COMPLETA DI QUANTO è SUCCESSO IN PALESTINA DAGLI ANTIPODI


  • Proposta Turismo Governo

    Proposta Turismo Governo

    Proposta Al Governo Renzi:Strategie Sviluppo Turistico Italia Relatore e progettista. Salvatore Bulgarella Analisi situazionale Nonostante l’immenso patrimonio artistico culturale, la varietà delle risorse paesaggistiche e gastronomiche, il turismo nel nostro paese stenta  a porsi come motore prioritario dello sviluppo economico e malgrado i significativi incrementi degli ultimi anni, l’Italia si posiziona nel 2016 solo all’ottavo…


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    Mozambico Paradiso

    Mozambico in Africa Meridionale, la cui estesa costa sull’Oceano Indiano è caratterizzata da popolari spiagge, come quella di Tofo, e da parchi marini in mare aperto. Dell’arcipelago Quirimbas, un gruppo di isole coralline che si estendono per 250 km, fa parte Ibo: Più a sud, nell’arcipelago Bazaruto si trovano meravigliose barriere coralline La capitale è Maputo.…


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    PRESENTAZIONE PROGETTO STRATEGICO DELLA FILIERA PESCA PERUVIANA, Analisi Mercato Europeo, Commessa da Eurochambres, Governo Peruviano, Al Invest ANALISI MERCATO SEAFOOD EUROPEO SVILUPPATO PER GOVERNO PERUVIANO MISIÓN DE ASISTENCIA TÉCNICA DEL SECTOR PESCA PERU Informe Dott. Salvatore Bulgarella                                                        Experto en estrategia empresarial  Contexto Situacional El sector pesca peruano viene atraversando un favorable momento de crecimiento, subrayado, con un…


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    IL PENSIERO

    L’infinito è immenso e non ha dimensione Ma il pensiero può percorrerlo in un attimo E dargli la forma che vuole Salvatore Bulgarella


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    L’armonia; e la regolarità rappresentano delle categorie semplici di maniera L’rregolarità invece sottolinea l’inquetudine latente, una verità diversa ma non per questo arbitraria. Salvatore Bulgarella – Visita il Mio Blog


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    Trip Notes (Inside Mozambique1)

    Il Mozambico è un Paese dell’Africa Meridionale, la cui estesa costa sull’Oceano Indiano è caratterizzata da popolari spiagge, come quella di Tofo, e da parchi marini in mare aperto. Dell’arcipelago Quirimbas, un gruppo di isole coralline che si estendono per 250 km, fa parte Ibo: quest’isola, ricoperta di mangrovie, ospita rovine di epoca coloniale sopravvissute…


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    Mission Libya The Truth

    Il report riguarda, la ricostruzione progressiva delle “ragioni” che hanno portato l’Occidente tramite la Nato, Compresa l’Italia all’aggressione dello stato Libico. Provocando 50 mila morti, ed un paese distrutto. Libia, quando c’era Gheddafi prima del 2008: La Vita familiare di Gheddafi. Qui di seguito nelle foto con la moglie Safia ed i figli: Saif al-Arab,…


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    Curriculum Vitae Francais  . PDF


  • Wiki Leaks Cablo

    Wiki Leaks Cablo

    Cablo Decriptato relativo alle posizioni del Governo Berlusconi Cablo Decriptato relativo alle posizioni del Vaticano Cablo Relativo al Gas Russo in Ucraina Interruzione 2009 Vaticano Cablo Relativo al governo Italiano. Saragat, Craxy PER CAPIRE. LE GUERRE DI PACIFICAZIONE Già dal 2008 I ragazzi Boy scout dei WAKKARI, giocavano, a guardia e Ladri Nella repubblica di…


  • Wiki Leaks Assange

    Wiki Leaks Assange

    I cablo della diplomazia USA, rivelati da #WikiLeaks 1. Per spiegarvi la questione del folle aumento della spesa militare dell’Italia al 2% del PIL, per cui gli USA hanno fatto pressioni continue e i nostri governi di destra e sinistra hanno resistito a lungo. Userò i cablo della diplomazia USA, 2. sottolineo che i cablo della…


  • Villa Silini Zliten (Libye)

    Villa Silini  Zliten	 (Libye)

    Silin, à quelques kilomètres de Leptis Magna, est une villa maritime avec des fondations à même la plage. Elle a été découverte, parfaitement conservée sous les dunes, en 1974. Avec plus de 20 pièces et de nombreuses mosaïques, c’est une des villas les mieux aménagées d’Afrique du Nord. Les exceptionnelles mosaïques polychromes du IIe s.…


INTERFERENZE CLIMATICHE

FIORI PER TUTTI FIORI PER SEMPRE; PROFUMI SPECIALI Lasciatevi INEBRIARE. i profumi , le essenze fanno parte del nostro quotidiano. sono l’essenza della vita i Wakkari li regalano a tutto il mondo in abbondanza

Questo articolo esamina il processo di rovesciamento di governi sovrani attraverso colpi di stato militari, atti di guerra, sostegno a organizzazioni terroristiche, operazioni segrete a sostegno del cambio di regime. Inutile dire che, sebbene “US-Gate” non sia un problema, questo elenco è comunque rivelatore.

La Lista dei casi di rovesciamento o tentativo di rovesciamento da parte degli Stati Uniti di un governo straniero a partire dalla seconda guerra mondiale. (* indica la riuscita cacciata di un governo)

  • Cina dal 1949 all’inizio degli anni ’60
  • Albania 1949-53
  • Germania dell’Est anni ’50
  • Iran 1953 *
  • Guatemala 1954 *
  • Costa Rica metà degli anni ’50
  • Siria 1956-7
  • Egitto 1957
  • Indonesia 1957-8
  • Guyana britannica 1953-64 *
  • Iraq 1963 *
  • Vietnam del Nord 1945-73
  • Cambogia 1955-70 *
  • Laos 1958 *, 1959 *, 1960 *
  • Ecuador 1960-63 *
  • Congo 1960 *
  • Francia 1965
  • Brasile 1962-64 *
  • Repubblica Dominicana 1963 *
  • Cuba dal 1959 ad oggi
  • Bolivia 1964 *
  • Indonesia 1965 *
  • Ghana 1966 *
  • Cile 1964-73 *
  • Grecia 1967 *
  • Costarica 1970-71
  • Bolivia 1971 *
  • Australia 1973-75 *
  • Angola 1975, anni ’80
  • Zaire 1975
  • Portogallo 1974-76 *
  • Giamaica 1976-80 *
  • Seychelles 1979-81
  • Ciad 1981-82 *
  • Granada 1983 *
  • Yemen del Sud 1982-84
  • Suriname 1982-84
  • Figi 1987 *
  • Libia anni ’80
  • Nicaragua 1981-90 *
  • Panamá 1989 *
  • Bulgaria 1990 *
  • Albania 1991 *
  • Irak 1991
  • Afghanistan anni ’80 *
  • Somalia 1993
  • Jugoslavia 1999-2000 *
  • Ecuador 2000 *
  • Afganistan 2001 *
  • Venezuela 2002 *
  • Iraq 2003 *
  • Haiti 2004 *
  • Somalia dal 2007 ad oggi
  • Libia 2011*
  • Siria 2012

D: Perché non ci sarà mai un colpo di stato a Washington?

R: Perché lì non c’è l’ambasciata americana.

Nota del redattore di GR: a questo elenco pubblicato nel febbraio 2013 dobbiamo aggiungere l’Ucraina, dove Viktor Yanukovich è stato estromesso con successo nel febbraio 2014.

A monte di tutto c’è l’Operazione Northwoods: la storia del controverso piano del governo di organizzare attacchi sotto falsa bandiera contro gli americani e incolpare Cuba

Mentre l’intersezione tra la criminalità occidentale istituzionalizzata e i crimini di guerra citati nel nostro elenco parziale dovrebbe essere sufficiente a persuadere un osservatore imparziale, un esempio particolare del nostro elenco può reggere da solo.   

L’Operazione Gladio è un pezzo di puzzle individuale che aiuta a unire e far luce su molti altri pezzi disparati. Questo è esattamente il motivo per cui è raramente riconosciuto, tanto meno discusso nei media media occidentali o nel mondo accademico. Anche un esame superficiale dell’Operazione Gladio ci offre un’immagine molto più comprensibile della natura essenzialmente illegale e amorale di molte importanti istituzioni occidentali.

Gladio ci offre uno sguardo piuttosto spaventoso sui processi di pensiero e sull’etica dell’insieme delle élite e delle istituzioni oligarchiche occidentali che continuano a governare letteralmente il nostro mondo. Queste potenti strutture istituzionali gerarchiche occidentali si sono evolute nel corso di molti secoli.

Si sono evoluti dal controllo situato in periodi precedenti sotto gli auspici dei papi e delle monarchie feudali.

Si sono evoluti attraverso varie forme di governo parlamentare e dittatoriale.

La loro attuale manifestazione oggi è quella in cui massicce multinazionali governano in tandem con le radicate istituzioni militari, di intelligence ed economiche occidentali, che funzionano tutte al di là di qualsiasi input pratico popolare e tanto meno di controllo. Il governo oligarchico, portato avanti attraverso queste strutture istituzionali, è la realtà, nonostante la tanto pubblicizzata devozione dell’Occidente alla democrazia liberale. L’esame dell’Operazione Gladio mette in luce il marcio che sta al centro delle strutture del dominio occidentale.

Operando sotto l’egida della NATO con il contributo/la supervisione della CIA, l’Operazione Gladio ha utilizzato il terrorismo sotto falsa bandiera, principalmente bombardamenti ma anche sparatorie, al servizio di quella che ha definito come la “ strategia della tensione ”. Questa “strategia” è stata vista come un modo per manipolare la percezione, il pensiero, l’opinione e il comportamento di voto del pubblico europeo lontano dai partiti politici progressisti e dalla leadership e verso il polo conservatore dello spettro politico. Alcuni agenti di Gladio hanno testimoniato che l’intento era quello di costringere il pubblico a cercare una polizia e una presenza statale più forti e autoritarie per proteggere i cittadini dalla violenza politica.

Di fondamentale importanza è il fatto che la violenza perpetrata dagli operatori dell’Operazione Gladio è stata regolarmente attribuita alla sinistra, ai partiti politici comunisti o socialisti e/o ai gruppi che sostenevano un cambiamento progressista o rivoluzionario. Tuttavia, decenni di violenza sono stati in realtà compiuti da cellule di destra all’interno delle unità dell’esercito stay-behind Gladio della NATO.   Pertanto l’Operazione Gladio è stata per definizione un terrorismo sotto falsa bandiera orchestrato, portato avanti non da “sinistra”, ma piuttosto da una molteplicità di strutture istituzionali occidentali in Europa in coordinamento con la CIA.

Le unità Gladio furono originariamente organizzate sotto la supervisione della CIA e della NATO, apparentemente come un modo per rispondere in stile guerriglia a una possibile futura invasione sovietica dell’Europa occidentale. Tuttavia, in mancanza di truppe sovietiche cooperative per uccidere e terrorizzare la popolazione dell’Europa occidentale, la CIA e la NATO si assunsero il compito di uccidere e terrorizzare loro stesse.

Il terrorismo di Gladio è stato condotto al fine di plasmare le menti del pubblico europeo, e quindi manipolare il panorama politico a favore degli obiettivi delle élite americane ed europee. Questa è la realtà dell’Operazione Gladio, ed è anche il motivo per cui la conoscenza delle sue azioni è fondamentale per la nostra comprensione del terrorismo odierno.

Nel processo di autorizzazione e conduzione di attentati sotto falsa bandiera, le élite e le istituzioni occidentali hanno intenzionalmente ucciso, mutilato e/o terrorizzato psicologicamente migliaia di cittadini europei. Questa violenza è stata portata avanti con la collusione top-secret di membri selezionati dei governi dell’Europa occidentale, nonché attraverso quadri leali di destra all’interno delle loro agenzie di intelligence, rami giudiziari e vari servizi di polizia. L’operazione Gladio è stata ovviamente nascosta al pubblico, poiché costituisce sia tradimento che omicidio condotto da strutture istituzionali governative molto occidentali che hanno giurato per legge di proteggere i propri cittadini da tali crimini.

Sebbene la sua violenza sotto falsa bandiera avesse sede nell’Europa occidentale, l’operazione Gladio offrì un vantaggio di propaganda interna alle operazioni della CIA negli Stati Uniti. Le proteste di massa e i gruppi progressisti negli Stati Uniti furono etichettati nell’opinione pubblica come colpevoli di essere associati agli eventi terroristici di Gladio in Europa. La falsa realtà creata da Gladio dipingeva intenzionalmente la sinistra europea come “violenti assassini di civili innocenti”. Questa narrazione è stata amplificata all’infinito dai media aziendali negli Stati Uniti, dove si è intrecciata piuttosto perfettamente sia con le attività COINTELPRO dell’FBI che con il programma Operation Chaos della CIA sul fronte interno.

La conclusione critica a cui arriviamo ripercorrendo la storia dell’Operazione Gladio è che le élite occidentali hanno utilizzato un gran numero di istituzioni statali per prendere di mira e uccidere intenzionalmente i propri cittadini per scopi politici , e poi hanno cospirato per nascondere questo fatto. L’importanza di questa realtà non può essere sopravvalutata. L’incapacità di esporre e discutere ampiamente pubblicamente la storia dell’Operazione Gladio ha lasciato tutti i cittadini delle nazioni occidentali vulnerabili all’uso continuato del terrorismo sotto falsa bandiera sponsorizzato dallo Stato in nuove e varie manifestazioni.

Quando esaminiamo l’Operazione Gladio da una prospettiva più macro, dobbiamo rimanere consapevoli degli attacchi passati e attuali degli Stati Uniti e dell’Europa occidentale ai governi del Terzo Mondo. Che le persone di colore in tutto il mondo siano state il bersaglio della violenza imperiale occidentale per oltre 500 anni è una semplice realtà storica. Ciò che l’Operazione Gladio dimostra in modo decisivo è che le élite occidentali non consideravano l’assassinio a sangue freddo dei propri cittadini un ostacolo ai loro piani per il controllo globale più di quanto lo fossero l’assassinio di innumerevoli residenti delle numerose nazioni del Terzo Mondo che stavano ancora lottando per liberarsi dall’influenza occidentale. dominazione.

Si consideri che i capi di stato maggiore congiunti nel  documento di Northwoods  richiedevano l’autorizzazione a condurre operazioni terroristiche sotto falsa bandiera negli Stati Uniti per giustificare un’invasione di Cuba. Solo il fatidico rifiuto di JFK di conformarsi ha impedito che le operazioni false flag in stile Gladio proposte si verificassero sul suolo americano.

Le narrazioni ufficiali spesso ci lasciano con domande piuttosto inquietanti riguardo alla vera natura di tali attacchi. Con la scomparsa dell’Unione Sovietica come pericolo militare e la sua sostituzione con il terrorismo islamico, l’identità del nemico ufficiale è cambiata. Tuttavia, saremmo negligenti se non ci chiedessimo se la dinamica del terrorismo sotto falsa bandiera possa continuare come strumento per manipolare l’opinione pubblica.

Le percezioni, il pensiero e la coscienza dei cittadini dell’Europa occidentale e degli Stati Uniti sono stati fortemente plasmati dalle nuove narrazioni derivanti dagli eventi dell’11 settembre e dai successivi attacchi terroristici. Sebbene la colpa di questi eventi venga regolarmente attribuita ai gruppi jihadisti islamici, osservatori esperti scoprono che numerose domande rimangono senza risposta riguardo alla vera identità degli autori degli attacchi, spesso inclusa la natura dei loro collegamenti con le strutture di intelligence occidentali.

Eppure, nonostante la realtà storica di Gladio, la NATO non è mai stata sottoposta ad azioni legali e procedimenti penali per aver condotto attentati sotto falsa bandiera e omicidi di civili in Europa occidentale. Inresponsabile e impunita, con le sue unità Gladio ancora forse in servizio, la NATO offre invece una possibile copertura per la continua condotta del terrorismo sotto falsa bandiera in Europa. Sul fronte interno degli Stati Uniti, inoltre, la CIA non è mai stata sottoposta ad azioni legali e procedimenti penali per il suo ruolo nel consigliare/coordinare gli attentati e il terrorismo dell’Operazione Gladio. Né il documento di Northwoods è stato oggetto di ampie discussioni e analisi pubbliche.

L’impunità totale di cui godono la NATO, la CIA e tutte le strutture istituzionali occidentali interconnesse di polizia, militari, politici e magistratura esiste per una ragione ben specifica.

Nelle parole del condannato per l’attentatore dell’Operazione Gladio Vincente Vinciguerra, la ragione è semplice:

Questo perché, come riconosce apertamente Vinciguerra, sono state le stesse istituzioni dello Stato ad essere responsabili dell’attentato di Gladio e di aver nascosto la verità su quegli attentati.

Naturalmente è inimmaginabile che lo Stato indaghi, persegua e si punisca per terrorismo. Farlo significherebbe ammettere che le istituzioni occidentali sono in realtà da molti decenni moralmente e legalmente in bancarotta, e hanno operato per uccidere sistematicamente i propri cittadini mentre si impegnavano in un insabbiamento. Una tale ammissione convaliderebbe la mia tesi secondo cui le istituzioni dell’Occidente attualmente mancano di qualsiasi legittimità morale e legale, quindi tale ammissione non può verificarsi.

È chiaro da questa storia che ciò che è necessario per procedere verso il ripristino di una parvenza di legittimità alle istituzioni occidentali sarebbero le indagini e i procedimenti penali con accuse di omicidio, tradimento e insabbiamento per tutte le parti, individuali e istituzionali, coinvolte in Operazione Gladio. Ciò dovrebbe avvenire in ogni paese in cui opera in Europa e dovrebbe anche affrontare il supporto organizzativo e operativo della CIA.

Non si tratta di qualche oscura storia antica degli anni ’70 e ’80. Il legame tra l’Operazione Gladio e il terrorismo odierno è tanto inquietante quanto evidente. Oggi la NATO, diversi governi dell’Europa occidentale e il governo degli Stati Uniti sono sospettati da un numero crescente di cittadini del mondo di continuare a usare il terrorismo sotto falsa bandiera per convalidare la loro continua “guerra al terrorismo”.

Questa guerra è progettata, almeno in parte, per distruggere i restanti governi laici del Medio Oriente, manipolando al tempo stesso il controllo delle risorse petrolifere della regione. Nel perseguire tali politiche, i governi e le istituzioni occidentali hanno ora manovrato l’intero pianeta sull’orlo di una guerra nucleare tra l’Occidente e la Russia. Eppure, nonostante il pericolo posto a tutta l’umanità, gli Stati Uniti continuano una ricerca dichiarata pubblicamente per raggiungere  il dominio a tutto spettro . Considerata la storia del secondo dopoguerra e la situazione attuale, i governi e le istituzioni occidentali esistono chiaramente come entità criminali che funzionano al di fuori del dominio di ogni moralità e legge riconosciute, nazionali e internazionali.

Anche la quantità limitata che conosciamo della storia dell’Operazione Gladio dovrebbe distruggere nella mente di qualsiasi persona riflessiva la fantasia assoluta e completa secondo cui i leader occidentali “non danneggerebbero mai il proprio popolo” per raggiungere i loro obiettivi strategici più ampi. Le élite occidentali, infatti, lo hanno fatto per molti decenni. Hanno ucciso sistematicamente i loro stessi cittadini e hanno mentito al riguardo. Ci sono molte prove che continuano a fare entrambe le cose nascondendosi    dietro la maschera del terrorismo sotto falsa bandiera . La nostra incapacità di indagare e perseguire adeguatamente l’Operazione Gladio ha aperto la strada all’attuale ondata di eventi sotto falsa bandiera utilizzati per manipolare la percezione e il comportamento del pubblico occidentale a sostegno della guerra senza fine in Medio Oriente.

Screenshot

Dal resoconto ufficiale del governo degli Stati Uniti sull’11 settembre, che richiede di credere nella sospensione temporanea delle leggi della fisica  insieme alla sospensione magica dei protocolli di intercettazione degli aerei da combattimento, l’11 settembre può essere visto come una logica continuazione della “strategia” dell’Operazione Gladio. di tensione”. L’11 settembre è un terrorismo di stato sotto falsa bandiera in grande stile. È per definizione la “grande bugia”. Fa sembrare sia l’  incendio del Reichstag che l’operazione Himmler  il lavoro di piccoli dilettanti. Forse è più che semplicemente ironico che così tanti ex nazisti siano entrati nei servizi di intelligence statunitensi dopo la seconda guerra mondiale, visti i molti decenni di eventi sotto falsa bandiera politicamente utili che sono seguiti in Occidente.

Lo Stato uccide i propri cittadini e incolpa un nemico straniero o interno. La popolazione si rivolge allo Stato per ottenere protezione e cede i propri diritti democratici a uno Stato sempre più militarista, invasivo e repressivo. Il potere statale aumenta insieme ai profitti aziendali in molti settori dell’economia permanente degli Stati Uniti in tempo di guerra. La popolazione sconcertata vive nella paura ed è psicologicamente vulnerabile al prossimo evento terroristico sotto falsa bandiera che in verità è il governo, piuttosto che i “terroristi”, a controllare. Nel caso degli attentati dell’11 settembre è lo Stato stesso ad essere l’entità terroristica. I nemici islamici ufficiali esistono in modo molto semplice, poiché Oswald spiegava il proprio ruolo, quello del “caprone” designato.

Dato che abbiamo menzionato Oswald, il pezzo del puzzle rappresentato dall’assassinio di JFK, compiuto dal Deep State , si adatta abbastanza bene alle successive operazioni false flag dell’Operazione Gladio e dell’11 settembre, oltre a intersecare gli omicidi di leader europei come Aldo Moro  e Olaf Palme . Questi omicidi sembrano tutti attività delle irresponsabili strutture istituzionali dello Stato profondo che esistono al di fuori della vista, della legge e della moralità e che servono a collegare le élite nell’Europa occidentale e negli Stati Uniti.

Non si può ammettere questa informazione nella propria coscienza, senza raggiungere la logica conclusione che i governi e le istituzioni occidentali sono diventati letteralmente enormi imprese criminali che violano abitualmente le stesse leggi, internazionali e nazionali, che apparentemente esistono per far rispettare. Dato questo stato di cose, è piuttosto difficile vedere la politica elettorale come la via da seguire se i nostri obiettivi sono la giustizia, un cambiamento istituzionale significativo e un pianeta non reso inabitabile dalla guerra nucleare. Le nostre strutture istituzionali si sono rivelate irrimediabilmente corrotte.

Il recente ciclo elettorale negli Stati Uniti ha impresso questo segno nella coscienza di chiunque abbia un impulso. Se i due candidati delle ultime elezioni sono i “migliori candidati” con le “migliori piattaforme” che i due principali partiti politici possono mettere in campo, si tratta senza dubbio di un atto d’accusa assolutamente definitivo riguardo alla condizione mortale e cancrenosa della nostra farsa elettorale. Le politiche delle élite cognitivamente amorali e comportamentalmente psicopatiche non sono certo un fenomeno nuovo.

Per secoli questo comportamento ha caratterizzato le élite occidentali, indipendentemente da quanto fossero raffinati i loro personaggi pubblici. Questi sono i mascalzoni politici tra cui noi contadini siamo gentilmente autorizzati a scegliere ogni quattro anni. Sembra esserci un lato positivo nel recente carnevale dell’assurdo tra Donald Trump e Hillary Clinton. Sembrerebbe che per un numero crescente di americani di tutte le convinzioni la capacità di continuare a credere nella favola del processo elettorale americano sia stata finalmente distrutta in modo irreparabile.

Prima di chiudere facciamo un attimo un passo indietro e immaginiamo il mondo che avrebbe potuto essere.  Un mondo in cui i leader progressisti negli Stati Uniti e all’estero non fossero stati assassinati o rovesciati a favore dei fascisti; i dittatori non erano stati armati, non avevano insegnato tecniche di tortura e non avevano sostenuto gli interessi del proprio popolo, decennio dopo decennio; e la CIA ha impedito piuttosto che facilitare il traffico internazionale di droga.

Immaginate un mondo in cui alle multinazionali e agli oligarchi non fosse consentito possedere i mass media e quindi non fosse consentito utilizzare  le notizie come armi  , riducendole a semplicistiche propaganda della cultura di massa a favore della guerra, il tutto comprando i servizi dei candidati politici che sosterranno i loro continui profitti di guerra. Immaginate un mondo in cui l’organizzazione politica delle masse non sarebbe stata sistematicamente infiltrata, disgregata e chiusa dalle istituzioni dello Stato; Alle nazioni del Terzo Mondo fu consentito di svilupparsi indipendentemente dalla sovversione e dal controllo occidentale; e le enormi quantità di denaro dei contribuenti occidentali spesi in guerre e violenza sono state invece destinate al bene pubblico. Questo è il mondo che è stato rubato all’umanità da interessi oligarchici violenti e irresponsabili che governano attraverso strutture istituzionali occidentali a lungo screditate e massicciamente corrotte.

La storia dell’Operazione Gladio, compreso il fallimento delle istituzioni occidentali nel pubblicizzare e perseguire le sue attività omicide, smaschera le nostre élite come capaci di “fare letteralmente qualsiasi cosa” nella loro ricerca di potere e dominio. Tuttavia, siamo noi stessi complici. Un pubblico che può trovare qualsiasi legittimità nelle istituzioni economiche e politiche che sistematicamente si impegnano e traggono profitto da guerre senza fine, mentre le 8 persone più ricche possiedono tanta ricchezza quanta, si teme, possa far  credere  la metà più povera dell’intera popolazione mondiale . letteralmente qualsiasi cosa.

Gary Weglarz  si è recentemente ritirato dalla professione di assistente sociale clinico. Ha lavorato con i popoli nativi dell’Alaska

DI SEGUITO DOCUMENTI DECLASSIFICATI relativi alla Operazione NorthWood della

GEORGE UNIVERSITY DI WASHINGTON

ALTRI LINK UTILI

OMICIDIO MORO

DECLASSIFICATI BAD

CRIMINI ITALIANI

U circulu

Ieri sera mi hanno invitato a circolo anziani di Pietre tagliate. Come Ospite d’onore.

Eravamo 3 in tutto.

Ficimu na gran mangiata di cipuddi arrustuti e pani duru

E dopo ¾ pirita saporose nassittamu a parlari cu rosolio mmanu. <Figghiu meu> mi rissi taliannumi strittu strittu nall’occhi u zu Angiulino “u carvunaru”,

Puru si tu pari illustratu,cetti cosi unni li sai o forsi ti li scurdasti.

Forse che tu non sai che prima la Sicilia era libera e indipendente.

Poi arrivaru i Fitusi, ( i pimuntisi) e ni rissiru “siti selvaggi” e vamu a civilizzari. E Detto fatto ci hanno civilizzato. Un corpu cca un corpu a Bronte e ni civilizzaru beddi boni.

Prima cosa ficiru na pulizia totale Totale Totale. E poi ni rissiru, Dal momento q qua nn cè più niente da fare. Che ne pensate se venite tutti a lavorare al NORDO. Vi collochiamo in residences accoglienti, vitto e alloggio gratis. E vi facciamo lavorare solo 14 ore al giorno pq nn c’è niente da fare ed ancora nemmeno la televisione hanno inventato.

E accussi ficiru e niatri addivintamu tutti NODDICI. Dopo un altro sorso di rosso a 18 gradi. Mi taliau di nuovo nsiccu nsiccu. Figghiu meu era natra vita. Puru chi quannu tunnava ncasa ci mittia 36 ure cu trenu veloce.

Arristavu cu spinnu di a bedda negghia chi naccuppunava a tutti, ti trasia dintra l’ossa e ti sentivi un ghiacciolo alla menta scongelato. Poi Puru me figghi acchianaru DDA, e durmianu 3 no stessu lettu (8 ore ciascunu a turno) e lu truavamu sempre beddu cauru.

Ninsignamu amangiari  na cosa bona chi era a canigghia mpastata, iddi la chiamavanu Pulenta, e  i Bicerinni. Iò avissi preferutu u cunigghiu lardiatu, Però mabbituai a  manciari i Bicerinni. Poi u cessu l’aviamu fora  beddu nicu nico nterra e u ciauru sinnia campagne campagne. Nsomma si travagghiava, però cu piaciri e civiltà

Nsomma figghiu meuu, narrichiavamu. E sun ci avissiru statu i Fitusi a civilizzarini, Niatri fussimu ancora  a manciari a pasta cu lagghia.

Mentre Angiulino raccontava mi resi conto che si stava addormentando, aveva ancora gli occhi luminosi e penetranti sicuramente pensando ai bei tempi;  Ciccinu astutau a luci, e sono ritornato lentamente  a piedi a casa, a pensare “ Ma che bei tempi che ci hanno regalato, WW i NODDICI

RADICIDEL MALE 2

La guerra non dichiarata dell’America al Pakistan

Il Paradossistan di Clinton: troppo bello per essere vero

È stata una performance relativamente impeccabile. Con Washington bloccata nella sua revisione dell’Afghanistan e le città del Pakistan sotto bombardamento, il Segretario di Stato Hillary Clinton è atterrato in un Pakistan ostile nell’ottobre 2009 per un’autoproclamata  missione di propaganda . Accolta con le bombe da Tehrik-i-Taliban Pakistan (TTP) e trattata con domande difficili sulla legge Kerry-Lugar appena firmata, Clinton ha lasciato una pessima impressione dopo aver utilizzato il suo aspro  mantra “fare di più”  sulla leadership di al-Qaeda.

Luglio 2010 sarebbe diverso. Nessuna grande esplosione ha segnalato il suo arrivo, cosa che Clinton ha attribuito al successo militare del Pakistan nelle aree tribali ad amministrazione federale (FATA). I droni hanno perso la loro controversa potenza e gli aiuti statunitensi, sempre una terza rotaia, diventano sempre più appetibili per un Pakistan economicamente in difficoltà. La Clinton era raggiante durante le sue foto e la leadership pakistana rifletteva lo splendore. È riuscita persino ad accusare qualcuno all’interno del governo di conoscere la posizione di Osama bin Laden  senza attirare l’attenzione, essendo atterrata in Corea del Sud nel momento in cui è andata in onda la sua intervista su Fox News.

Da Islamabad Clinton  è atterrata trionfalmente a Kabul  per quello che ha salutato come un “punto di svolta” in Afghanistan: una conferenza internazionale di sei ore che ha promesso 20 miliardi di dollari in aiuti e ha dichiarato che le forze di sicurezza afghane avrebbero assunto il comando di tutte le province entro il 2014. La coreografia si è svolta come pianificato, che ovviamente è il punto in cui lo spettacolo è troppo bello per essere vero. 

Come un ponte, gli errori in una parte della campata mettono in luce altri difetti e minacciano di far crollare l’intera struttura.

Sebbene Clinton abbia indubbiamente migliorato la sua ultima visita, il fascino non può che abbellire così tanto una brutta realtà. Le promesse di aiuto sono state automaticamente collegate a un’invasione militare del Nord Waziristan piuttosto che all’attuale strategia del Pakistan di negoziare con i suoi ospiti, Sirajuddin e Jalaluddin Haqqani. Clinton ha esplicitamente escluso un dialogo con loro, etichettando gli aiuti americani come condizionali.

Già timorosi della servitù militare, non aiuta il fatto che gli aiuti statunitensi e stranieri non abbiano la capacità di ispirare fiducia tra il pakistano medio. Il disegno di legge Kerry-Lugar, il celebre risultato del presidente Barack Obama in materia di aiuti civili, si è bloccato al Congresso a causa dei timori di fondi sottratti; un disegno di legge commerciale progettato per le FATA  si è bloccato in modo simile . Il Pakistan ha dovuto fare i salti mortali per ricevere  il rimborso, a lungo ritardato,  dal Fondo di sostegno della coalizione (CSF),  mentre gli Amici del Pakistan  hanno consegnato solo 725 milioni di dollari dei 5,6 miliardi promessi nell’aprile 2009.

Così, quando Clinton annunciò
  “500 milioni di dollari in diversi nuovi progetti di sviluppo programmi”, finanziati in parte dal disegno di legge Kerry-Lugar, i numerosi vincoli allegati gettano ombre minacciose sui suoi sorrisi.  L’atteggiamento della stampa pakistana  è stato chiaro: “Data l’attuale situazione del Pakistan, qualsiasi aiuto dal mondo esterno deve essere accolto con favore. Anche il riconoscimento da parte degli Stati Uniti che la politica non può concentrarsi solo sulle questioni di sicurezza è un passo nella giusta direzione”.

Qualunque siano i vincoli e i rancori, il Pakistan semplicemente non è nella posizione di rifiutare l’assistenza.

Ma il risultato finale di Islamabad è più o meno l’opposto di quello di Washington. Mentre la Casa Bianca ritiene che la propria efficienza nel fornire aiuti militari e umanitari determini il successo in Afghanistan, i pakistani basano il successo sull’efficacia dei leader pakistani. Questi non sono gli stessi obiettivi. L’America ha bisogno che il Pakistan migliori e quindi aiuti a stabilizzare l’Afghanistan in modo che possa rimanere nella regione, ma il Pakistan vuole utilizzare l’aiuto degli Stati Uniti per riconquistare la sovranità dello stato e, infine, liberare l’Asia meridionale dalla presenza militare americana.

“Il tono estremamente positivo adottato dal Segretario di Stato avrà ovviamente portato sorrisi sui volti dei leader pakistani”, ha scritto The News International. “Ma devono riconoscere che il rapporto tra Pakistan e Stati Uniti è complesso. Molti credono che sia in realtà la causa principale del nostro problema militante e che questo non potrà essere risolto finché gli Stati Uniti non si ritireranno dalla regione”.

La Clinton potrebbe non aver colto questa differenza non così sottile, ma le probabilità che lei la ignori semplicemente sono più alte. Pur ammettendo che la percezione negativa dell’America da parte dei pakistani “non cambierà da un giorno all’altro”, ha parlato molto bene del suo nuovo ambiente – “ho potuto sentire un cambiamento” – e dei funzionari pakistani che “credono davvero che la gente capisca che gli Stati Uniti vogliono essere un vero partner per noi e che non si tratti solo di uccidere i terroristi.” 

Il Pew Research Center  ha indicato che l’approvazione del Pakistan era al 17%  nel giugno 2010, in aumento dell’1% rispetto allo scorso anno ma in calo rispetto al 19% del 2008. The News International  ha avvertito dopo la sua uscita: “C’è il rischio molto concreto che l’ultima offerta di aiuti venga vista”. come una sorta di tangente intesa a garantire la continuazione dei combattimenti. Gli sforzi per persuadere la gente che la guerra contro la militanza è del Pakistan sono stati finora vacillanti”.

The Dawn ha analizzato
  “il pugno di ferro di Hillary in un guanto di velluto”, mentre una  nazione meno generosa ha concluso : “È ora di rompere con l’attuale morsa degli Stati Uniti che sta soffocando a morte il Pakistan”.

Ma la contraddizione più evidente di Clinton è stata quella di scaricare la colpa su George Bush. “Naturalmente c’è un retaggio di sospetto che abbiamo ereditato”, sostiene, mentre il Pakistan è in realtà una delle parole preferite dell’amministrazione Obama – un problema “dell’intero governo”. Il sentimento anti-americano è forte da oltre 20 anni e abbraccia diverse presidenze, molte delle quali hanno come personale gli stessi funzionari che riempiono il gabinetto di Obama e il Consiglio di Sicurezza Nazionale. Pew ha ancora Bill Clinton registrato al 22% nel 1999.

Il destino del Pakistan è sempre stato deciso da come cadono le chips straniere, non da come si accumulano. Questa volta l’America potrebbe mantenere i propri obblighi, semplicemente non l’ha fatto prima, e l’Afghanistan ripete la stessa storia.  L’Huffington Post riporta alla luce  le vecchie ossa delle “conferenze internazionali” e dei “punti di svolta” del passato.

I paradossi a Kabul sono altrettanto numerosi, ad esempio la massiccia quantità di aiuti esteri che potrebbero scomparire. Karzai ha chiesto che il 50% venga incanalato attraverso i ministeri afghani entro il 2012, rispetto al 20%, promettendo doverosamente di eliminare la corruzione per le orecchie occidentali. Tuttavia, la conferenza ha fatto seguito a un rapporto  di Integrity Watch Afghanistan  secondo cui la corruzione era raddoppiata tra il 2006 e il 2009. Questa storia non sembra cambiare mai, né prima né dopo la controversa vittoria elettorale di Karzai nel 2009, e il potere dell’Occidente di riformare questa zona grigia rimane sospetto. .

Anche le prospettive di reinserimento diminuiscono. La riconciliazione sembra un fallimento a Washington nonostante il suo sostegno pubblico alla reintegrazione, una posizione che ostacola la reintegrazione. Oltre alle notizie del Regno Unito secondo cui pochi talebani stanno cambiando posizione, l’idea di trasferire l’autorità alle forze afghane entro il 2014 implica che l’Occidente si aspetta ancora di combattere i talebani piuttosto che reintegrarli. Questa ondata di incertezza getta finalmente nello sconvolgimento la scadenza del 2014. 

Quando Karzai insisteva che “le forze di sicurezza nazionali afghane saranno responsabili di tutte le operazioni militari e di applicazione della legge in tutto il nostro paese entro il 2014”, chiedeva gli stessi tre anni di cui aveva bisogno l’Iraq dopo la sua ondata. 

Dato che la maggior parte delle scadenze in Afghanistan svaniscono, la storia e il presente non offrono alcuna ragione per definire il 2014 realistico come lo ha fatto la NATO. I tempi di Marjah e Kandahar erano già lunghi. La scadenza per il trasferimento di Obama nel 2011, se non posticipata del tutto, equivarrà a una transizione simbolica del potere, e  il vicepresidente Joe Biden ha recentemente ammesso che  “un paio di migliaia di soldati” sono l’opzione di ritiro più probabile. Clinton ha cercato disperatamente di contrastare la china scivolosa sostenendo che “il processo di transizione potrebbe iniziare entro la fine di quest’anno”.

Eppure credere nel 2014, per non parlare della nuova affermazione di Clinton, non ha senso in un Paese in cui i progetti raramente iniziano o finiscono in tempo.

Gli ultimi giorni in Afghanistan non hanno riservato sorprese. La Casa Bianca, in particolare, si trova ad affrontare rinnovate critiche da parte del Congresso americano e dei media per chiarire gli obiettivi della guerra, e il tour di Clinton è stata la sua risposta. Ma invece di livellarsi con i popoli degli Stati Uniti, dell’Afghanistan e del Pakistan e di sfuggire ad aspettative irrealistiche, Washington ha lanciato altro fumo e specchi per evocare l’immagine del successo.

Essendo illusioni, è probabile che le scadenze svaniscano una dopo l’altra e alla fine non riusciranno a interrompere il ciclo di deriva delle missioni dell’Occidente in Afghanistan e Pakistan.

James Gundun è uno scienziato politico e analista della controinsurrezione con sede a Washington DC. Contattatelo in The Trench, un blog realista di politica estera, all’indirizzo  www.hadalzone.blogspot.com .

Funzionari statunitensi affermano che la CIA gestisce una forza combattente d’élite afghana

I paramilitari vengono utilizzati nelle intensificate operazioni antiterrorismo americane contro i talebani

Di KIMBERLY DOZIER e ADAM GOLDMAN, Associated Press
La CIA ha addestrato e finanziato una forza ben pagata di paramilitari afghani d’élite per quasi otto anni per dare la caccia ad Al-Qaeda e ai talebani per conto della CIA, secondo attuali ed ex funzionari statunitensi.

Sul modello delle forze speciali statunitensi, la squadra di inseguimento antiterrorismo è stata istituita nei mesi successivi all’invasione statunitense dell’Afghanistan nel 2002 per penetrare nel territorio controllato dai talebani e da al-Qaeda e prendere di mira i militanti per gli interrogatori da parte dei funzionari della CIA.

Le squadre afghane, composte da 3.000 uomini, vengono utilizzate per missioni di sorveglianza e ricognizione a lungo raggio e alcune si sono addestrate presso strutture della CIA negli Stati Uniti. La forza ha operato a Kabul e in alcune delle province più colpite dalla violenza dell’Afghanistan, tra cui Kandahar, Khost, Paktia e Paktika, secondo un professionista della sicurezza che ha familiarità con il programma.

Il funzionario della sicurezza e gli ex funzionari dell’intelligence hanno parlato delle forze afghane a condizione di anonimato perché non erano autorizzati a discutere le informazioni sensibili.

La forza segreta afghana è emersa come una nuova componente delle intensificate operazioni antiterrorismo americane contro i talebani in Afghanistan e contro al-Qaida e i suoi alleati oltre il confine montuoso in Pakistan. L’esercito americano, comprese le forze per le operazioni speciali, ha collaborato con la CIA in un’intensificata repressione contro i militanti su entrambi i lati del confine.

Gli attacchi con droni condotti dalla CIA sono ai massimi livelli contro i talebani afghani, Haqqani e i leader di al-Qaida in Pakistan, mentre le forze per le operazioni speciali statunitensi hanno organizzato raid combinati con le forze speciali dell’esercito afghano contro la leadership di medio livello che opera sul versante afghano. .

Le squadre di inseguimento afghane sono state descritte in dettaglio nel nuovo libro di Bob Woodward, “Obama’s Wars”, in uscita lunedì.

Woodward ha riferito che le unità hanno condotto operazioni segrete all’interno delle aree di confine senza legge del vicino Pakistan come parte di una campagna contro al-Qaida e i rifugi dei talebani.La fonte originale di questo articolo è Associated PressCopyright © 

Ricerca globale , Associated Press, 2010

“Obama Wars”: il racconto inquietante di Woodward sulla guerra Af-Pak

Il libro di Bob Woodward “Obama Wars” in generale offre un resoconto delle pratiche decisionali errate della squadra di sicurezza nazionale del presidente Barack Obama, ma c’è un intento malevolo dietro il sollevamento dei punti di Quetta Shura, della rete Haqqani nel Nord Waziristan e del sostegno dell’ISI ai talebani . Anche se si presume che ci sia del vero in queste accuse, non è comprensibile il motivo per cui centinaia di agenti della CIA e mercenari della Blackwater che scorrazzano nelle FATA e nel Belucistan non siano stati in grado di arrestare o uccidere i principali talebani e Al Qaeda. leader nonostante siano dotati di attrezzature e gadget sofisticati. Osama bin Laden potrebbe essere morto o essere stato ucciso molto tempo fa, ma gli Stati Uniti vogliono mantenerlo “in vita” in modo da poterlo utilizzare come giustificazione per la propria presenza nella regione e per promuovere i propri interessi globali. Nel libro di Bob Woodward ‘The Obama Wars’, l’autore ha scritto: “Una volta Zalmay Khalilzad liquidò come una follia l’affermazione del presidente pakistano Asif Ali Zardari secondo cui gli Stati Uniti stavano organizzando gli attacchi (suicidi) dei talebani pakistani nel suo paese, e ritiene che sia Zardari che il presidente afghano Hamid Karzai, che credevano in questa teoria del complotto statunitense, fossero leader disfunzionali”. 

Ha anche citato il presidente Zardari che ha affermato che si trattava di un complotto per destabilizzare il Pakistan in modo che gli Stati Uniti potessero invadere e impossessarsi delle sue armi nucleari. Ma non è questa la percezione del presidente Zardari o di Karzai, poiché ci sono state dichiarazioni da parte di think tank statunitensi, analisti e membri dell’amministrazione Obama sul “doppio gioco” del Pakistan e suggerendo un attacco alla rete Haqqani nel Nord Waziristan. Prima dell’attacco dei droni nel Waziristan del Sud contro Baitullah Mehsud, il Pakistan aveva più volte fornito informazioni agli Stati Uniti sui leader del TTP dispersi nel Waziristan del Sud. Fu in questo contesto che il presidente Zardari aveva detto: “Vi diamo obiettivi dei leader talebani a cui non perseguirete. Tu vai dietro ad altre aree”. Si dice che Khalilzad abbia risposto che i droni erano destinati principalmente a dare la caccia ai membri di al Qaeda e ai ribelli afghani, non ai talebani pakistani. Ciò ha dimostrato il collegamento tra la CIA e Baitullah Mehsud, poiché il “mostro Frankenstein” è stato ucciso in un attacco di droni insieme ad altri militanti nel marzo 2009. Va detto che Baitullah Mehsud aveva un arsenale e attrezzature per la visione notturna che l’esercito pakistano non aveva. avere in quel momento. 

Il libro rivelava anche che il capo della CIA Leon Panetta e il consigliere per la sicurezza nazionale Jim Jones furono inviati da Obama in Pakistan per parlare con il presidente Asif Ali Zardari e il COAS Ashfaq Pervez Kayani dopo il fallito attentato a Faisal Shahzad a Times Square a New York. Woodward ha scritto che il capo della CIA Leon Panetta ha detto al presidente Zardari: “Se, Dio non voglia, il SUV di Shahzad fosse esploso a Times Square, non avremmo questa conversazione. Il presidente sarebbe costretto a fare cose che il Pakistan non vorrebbe. Il presidente vuole che tutti in Pakistan capiscano che se un simile attacco collegato ad un gruppo pakistano avesse successo, ci sono alcune cose che nemmeno lui sarebbe in grado di fermare. Proprio come esistono realtà politiche in Pakistan, esistono realtà politiche anche negli Stati Uniti. Nessuno sarà in grado di fermare la risposta e le conseguenze. Questa non è una minaccia, solo una constatazione di un fatto politico”.

La leadership americana non si rende conto che il Pakistan non è una repubblica delle banane ma uno stato nucleare con un sistema di consegna. Anche se la leadership politica del Pakistan esita nel prendere le decisioni e non ha il coraggio di dare una risposta adeguata, la leadership militare ha la spina dorsale per rispondere adeguatamente. Ad ogni modo, quando Jim Jones e Leon Panetta incontrarono in privato il generale Kayani, Jones avrebbe detto al capo dell’esercito che il tempo stava iniziando a soddisfare tutte e quattro le richieste. Obama voleva un rapporto sui progressi entro 30 giorni. 

“Ma Kayani non si mosse molto. Aveva altre preoccupazioni. Sarò il primo ad ammettere che sono indiano-centrico”, ha detto Woodward citando le sue parole. Dopo la Conferenza di Londra sull’Afghanistan dello scorso anno, si è verificato un cambiamento positivo nell’atteggiamento dell’America, che ha cercato di affrontare le preoccupazioni del Pakistan nei confronti dell’influenza indiana in Afghanistan. Ma l’India è riuscita a invertire la situazione, e i leader politici americani e soprattutto i leader militari che avevano una posizione filo-pakistana, ora nutrono sospetti sul fatto che le agenzie di intelligence pakistane sostengano i talebani. 

Alcuni mesi fa, attraverso WikiLeaks, si è cercato di mettere il Pakistan sulla difensiva, anche se su oltre 92.000 segnalazioni solo 180 riguardavano il Pakistan. Sebbene nel rapporto fosse stato ammesso che esistevano “valutazioni di basso livello sul fatto che l’ISI pakistano sostenesse segretamente i ribelli talebani, basate sull’intelligence afghana”, tuttavia hanno insistito sul fatto che le prove erano credibili. Il doppio linguaggio degli americani era evidente dal fatto che qualunque cosa fosse menzionata nei rapporti riguardanti il ​​Pakistan essi dicevano che le prove erano conclusive, mentre riguardo alle brutalità e ai crimini di guerra delle forze americane e della NATO dicevano che le prove non erano conclusive. In ogni caso, il focus principale dei rapporti era su brutali azioni militari che coinvolgevano gli Stati Uniti e le forze della NATO, informazioni di intelligence, resoconti di incontri con personaggi politici. È stato anche ammesso che il rapporto riguardante il Pakistan si basava principalmente sulle informazioni della Direzione nazionale di sicurezza dell’Afghanistan, che era sotto il tagico Amarullah Saleh, un filo-indiano, una risorsa della CIA e un irriducibile anti-Pakistan. 

Come al solito, anche i media indiani hanno approfittato di questa opportunità per diffamare il Pakistan e l’ISI. Anche se i documenti relativi al Pakistan erano insignificanti in termini di volume e sostanza, sono stati tuttavia ingigantiti dalle lobby anti-pakistane. Alcuni addirittura hanno descritto l’ISI come il direttore di attacchi contro le forze americane in Afghanistan. E i legislatori americani filo-indiani hanno cercato di far sospendere o bloccare l’assistenza finanziaria al Pakistan. L’India ha costantemente cercato di convincere gli Stati Uniti che il Pakistan non dovrebbe avere alcun ruolo né nel mediare la pace né nel sfruttare le opportunità nel processo di ricostruzione in Afghanistan. Tuttavia, il Guardian aveva definito il materiale “una delle più grandi fughe di notizie nella storia militare degli Stati Uniti – un ritratto devastante della guerra fallita in Afghanistan; rivelando come le forze della coalizione abbiano ucciso centinaia di civili in incidenti non denunciati; Gli attacchi dei talebani sono aumentati vertiginosamente e i comandanti della NATO temono che i vicini Pakistan e Iran stiano alimentando l’insurrezione”. 

Tutta questa disinformazione è stata diffusa per fare pressione sul Pakistan affinché lanciasse un’operazione militare nel Nord Waziristan, dove dicono che il gruppo Haqqani sia asserragliato. Ma è una percezione errata che il gruppo Haqqani abbia sede in Pakistan, perché le forze americane e della NATO sanno perfettamente beh, la rete Haqqani è in Afghanistan e sta dando loro del filo da torcere. 

Mohammad Jamil è un giornalista senior con sede a Lahore.La fonte originale di questo articolo è 

Pakistan Observer

Il Pakistan e la “rete Haqqani”: l’ultima minaccia orchestrata all’America e la fine della storia

Hai mai sentito parlare degli Haqqani? Non la pensavo così. Come Al Qaeda, di cui nessuno aveva mai sentito parlare prima dell’11 settembre, la “rete Haqqani” è comparsa nel momento del bisogno per giustificare la prossima guerra americana: il Pakistan.

L’affermazione del presidente Obama di aver fatto sterminare il leader di Al Qaeda Osama bin Laden ha sgonfiato la minaccia rappresentata da quello spauracchio di lunga data. Un’organizzazione terroristica che lasciava il suo leader, disarmato e indifeso, un bersaglio facile da assassinare non sembrava più temibile. È tempo per un nuovo, più minaccioso, spauracchio, la cui ricerca manterrà viva la “guerra al terrorismo”.

Ora il “peggior nemico” dell’America sono gli Haqqani. Inoltre, a differenza di Al Qaeda, che non è mai stata legata a un paese, la rete Haqqani, secondo l’ammiraglio Mike Mullen, presidente dello Stato Maggiore Congiunto degli Stati Uniti, è un “vero e proprio braccio” del servizio di intelligence del governo pakistano, l’ISI. Washington sostiene che l’ISI ha ordinato alla sua rete Haggani di attaccare l’ambasciata americana a Kabul, in Afghanistan, il 13 settembre insieme alla base militare americana nella provincia di Wadak.

La senatrice Lindsey Graham, membro della commissione per le forze armate e uno dei principali guerrafondai repubblicani, ha dichiarato che “tutte le opzioni sono sul tavolo” e ha assicurato al Pentagono che al Congresso c’è un ampio sostegno bipartisan per un attacco militare statunitense al Pakistan. .

Dato che Washington ha ucciso un gran numero di civili pakistani con i droni e ha costretto l’esercito pakistano a dare la caccia ad Al Qaeda in gran parte del Pakistan, producendo nel processo decine di migliaia o più di pakistani sfollati, il senatore Graham deve avere in mente qualcosa di più grande .

Anche il governo pakistano la pensa così. Il primo ministro pakistano, Yousuf Raza Gilani, ha richiamato a casa il suo ministro degli Esteri dai colloqui a Washington e ha ordinato una riunione d’emergenza del governo per valutare la prospettiva di un’invasione americana.

Nel frattempo, Washington sta raccogliendo ulteriori ragioni da aggiungere alla nuova minaccia degli Haqqani per giustificare la guerra al Pakistan: il Pakistan ha armi nucleari ed è instabile e le armi nucleari potrebbero cadere nelle mani sbagliate; gli Stati Uniti non potranno vincere in Afghanistan finché non avranno eliminato i santuari in Pakistan; bla-bla.

Washington ha cercato di costringere il Pakistan a lanciare un’operazione militare contro il suo stesso popolo nel Nord Waziristan. Il Pakistan ha buone ragioni per opporsi a questa richiesta. L’uso da parte di Washington della nuova “minaccia Haqqani” come scusa per l’invasione potrebbe essere il modo di Washington di superare la resistenza del Pakistan ad attaccare la sua provincia del Nord Waziristan, o potrebbe essere, come dicono alcuni leader politici pakistani, e come teme il governo pakistano, un “dramma” creato da Washington per giustificare un attacco militare contro un altro paese musulmano.

Nel corso degli anni in cui è stato servitore come burattino americano, il governo pakistano se l’è cercata da solo. I pakistani hanno permesso agli Stati Uniti di acquistare il governo pakistano, addestrare ed equipaggiare le sue forze armate e stabilire un’interfaccia della CIA con l’intelligence pakistana. Un governo così dipendente da Washington non poteva dire molto quando Washington ha iniziato a violare la sua sovranità, inviando droni e squadre di forze speciali per uccidere presunti Al Qaeda, ma di solito donne, bambini e agricoltori. Incapace di sottomettere dopo un decennio un piccolo numero di combattenti talebani in Afghanistan, Washington ha attribuito la colpa del suo fallimento militare al Pakistan, proprio come Washington ha attribuito la lunga guerra al popolo iracheno al presunto sostegno dell’Iran alla resistenza irachena all’Iraq. Occupazione americana.

Alcuni analisti esperti, di cui non sentirete mai parlare nei “media mainstream”, affermano che il complesso militare/di sicurezza degli Stati Uniti e le loro prostitute neoconservatrici stanno orchestrando la Terza Guerra Mondiale prima che Russia e Cina possano prepararsi. A causa dell’oppressione comunista, una percentuale significativa della popolazione russa si trova nell’orbita americana. Questi russi si fidano di Washington più di quanto si fidino di Putin. I cinesi sono troppo occupati ad affrontare i pericoli di una rapida crescita economica per prepararsi alla guerra e sono molto indietro rispetto alla minaccia.

La guerra, tuttavia, è la linfa vitale dei profitti del complesso militare/di sicurezza, ed è il metodo scelto dai neoconservatori per raggiungere il loro obiettivo dell’egemonia americana.

Il Pakistan confina con la Cina e con le ex parti costituenti dell’Unione Sovietica in cui gli Stati Uniti ora hanno basi militari ai confini della Russia. La guerra e l’occupazione degli Stati Uniti contro il Pakistan probabilmente risveglieranno i sonnolenti russi e cinesi. Poiché entrambi possiedono missili balistici intercontinentali nucleari, il risultato dell’avidità di profitto del complesso militare/di sicurezza e dell’avidità di impero dei neoconservatori potrebbe essere l’estinzione della vita sulla terra.

I patrioti e i super-patrioti che seguono le agende del complesso della sicurezza militare e dei neoconservatori sventolanti bandiere stanno promuovendo il risultato della “fine dei tempi” così ferventemente desiderato dagli evangelici del rapimento, che voleranno in cielo mentre gli altri di noi muore sulla terra.

Questo non è il risultato sperato dal presidente Reagan nel porre fine alla guerra fredda.La fonte originale di questo articolo è Global Research

2011 CRISI IN PAKISTAN: Memorandum segreto del Pakistan all’ammiraglio Mike Mullen, presidente, capi di stato maggiore congiunti

Il memorandum segreto al presidente Mike Mullen e ai capi di stato maggiore congiunti dell’inviato del Pakistan negli Stati Uniti Hussain Haqqani presumibilmente per conto del presidente Asif Ali Zardari

MEMORANDUM RISERVATO

Briefing per l’ammiraglio Mike Mullen, presidente, capi di stato maggiore congiunti

Nelle ultime 72 ore, da quando si è tenuto l’incontro tra il presidente, il primo ministro e il capo di stato maggiore dell’esercito, si è assistito a un significativo deterioramento dell’atmosfera politica del Pakistan. Gli sforzi sempre più disperati da parte delle varie agenzie e fazioni all’interno del governo per trovare una sede – l’ISI e/o l’esercito, o il governo civile – per attribuire la colpa del raid dell’UBL [Osaama bin Laden] ora dominano il tiro alla fune tra militari e civili. settori. Le successive reazioni “occhio per occhio”, inclusa la divulgazione del nome del capo della stazione della CIA a Islamabad da parte dei funzionari dell’ISI, dimostrano un pericoloso decentramento della situazione sul terreno a Islamabad, dove non sembra esserci alcun controllo centrale.

I civili non possono resistere ancora di più alla forte pressione esercitata dall’esercito affinché soccombano ai cambiamenti su vasta scala. Se i civili venissero costretti a lasciare il potere, il Pakistan diventerebbe un santuario per l’eredità dell’UBL e potenzialmente la piattaforma per una diffusione molto più rapida del fanatismo e del terrore di al Qaeda. Esiste una finestra di opportunità unica affinché i civili possano prendere il sopravvento sull’esercito e sui servizi segreti grazie alla loro complicità nella questione dell’UBL.

Richiedi il tuo intervento diretto nel trasmettere un messaggio forte, urgente e diretto al generale Kayani che risponda alla richiesta di Washington affinché lui e il generale Pasha pongano fine alla loro politica del rischio calcolato volta a far crollare l’apparato civile – che questo è un momento del 1971 nella storia del Pakistan. Se si fosse disposti a farlo, il sostegno politico/militare di Washington si tradurrebbe in un rinnovamento del governo civile che, sebbene debole ai vertici in termini di direzione strategica e attuazione (sebbene imposto dalle forze politiche nazionali), in generale modo sostituisce il consigliere per la sicurezza nazionale e altri funzionari della sicurezza nazionale con consiglieri fidati che includono ex leader militari e civili visti favorevolmente da Washington, ognuno dei quali ha legami lunghi e storici con le comunità militari, politiche e di intelligence degli Stati Uniti. I nomi ti verranno forniti durante un incontro faccia a faccia con la persona che trasmette questo messaggio.

Nel caso in cui l’intervento diretto di Washington dietro le quinte possa essere assicurato attraverso la vostra comunicazione personale con Kayani (probabilmente ascolterà solo voi in questo momento) per fermare l’establishment dell’intelligence militare pakistano, la nuova squadra di sicurezza nazionale è pronta, con piena sostegno dell’apparato civile, per fare quanto segue:

1. Il Presidente del Pakistan ordinerà un’indagine indipendente sulle accuse secondo cui il Pakistan avrebbe nascosto e offerto assistenza all’UBL e ad altri importanti agenti di Qaeda. La Casa Bianca può suggerire nomi di investigatori indipendenti per popolare il pannello, sulla falsariga della Commissione bipartisan sull’11 settembre, per esempio.

2. L’indagine sarà responsabile e indipendente e porterà a risultati di valore tangibile per il governo degli Stati Uniti e per il popolo americano che identificheranno con precisione dettagliata quegli elementi responsabili di ospitare e aiutare l’UBL all’interno e vicino all’anello di influenza interno del governo pakistano. (direzioni civili, di intelligence e militari). È certo che la Commissione UBL comporterà l’immediata cessazione dei funzionari in servizio attivo negli uffici e negli enti governativi competenti ritenuti responsabili di complicità nell’assistenza all’UBL.

3. La nuova squadra di sicurezza nazionale attuerà una politica di consegna di coloro che sono rimasti alla guida di Al Qaeda o di altri gruppi terroristici affiliati che sono ancora sul suolo pakistano, tra cui Ayman Al Zawahiri, Mullah Omar e Sirajuddin Haqqani, o di dare militari statunitensi impone il “via libera” per condurre le operazioni necessarie per catturarli o ucciderli sul suolo pakistano. Questa garanzia di “carta bianca” non è priva di rischi politici, ma dovrebbe dimostrare l’impegno del nuovo gruppo a sradicare gli elementi negativi dal nostro suolo. Questo impegno ha il sostegno dei vertici della parte civile della nostra casa e assicureremo il necessario sostegno collaterale.

4. Uno dei grandi timori dell’establishment militare e dell’intelligence è che, con le vostre capacità furtive di entrare e uscire dallo spazio aereo pakistano a piacimento, le risorse nucleari del Pakistan siano ora obiettivi legittimi. La nuova squadra di sicurezza nazionale è pronta, con il pieno appoggio del governo pakistano – inizialmente civile ma alla fine di tutti e tre i centri di potere – a sviluppare un quadro accettabile di disciplina per il programma nucleare. Questo sforzo era stato avviato sotto il precedente regime militare, con risultati accettabili. Siamo pronti a riattivare quelle idee e a basarci su di esse in modo da portare le risorse nucleari del Pakistan sotto un regime più verificabile e trasparente.

5. La nuova squadra di sicurezza nazionale eliminerà la Sezione S dell’ISI incaricata di mantenere le relazioni con i talebani, la rete Haqqani, ecc. Ciò migliorerà notevolmente le relazioni con l’Afghanistan.

6. Siamo pronti a cooperare pienamente sotto la guida della nuova squadra di sicurezza nazionale con il governo indiano per portare tutti gli autori di origine pakistana a rispondere degli attacchi di Mumbai del 2008, sia all’esterno del governo che all’interno di qualsiasi parte del governo, comprese le sue agenzie di intelligence. Ciò include la consegna ai servizi di sicurezza indiani di coloro contro i quali esistono prove sufficienti di colpevolezza.

Il Pakistan si trova ad affrontare una decisione di importanza senza precedenti. Noi, che crediamo nella governance democratica e nella costruzione di una relazione strutturale molto migliore nella regione con l’India e l’Afghanistan, cerchiamo l’assistenza degli Stati Uniti per aiutarci a incasellare le forze schierate contro i vostri e i nostri interessi, compreso il contenimento di alcuni elementi all’interno del nostro paese che richiedono opportune riconsiderazioni e ridefinizioni di compiti in termini di direzione e portata delle responsabilità dopo il caso UBL.

Sottoponiamo questo memorandum alla vostra considerazione collettiva come membri della nuova squadra di sicurezza nazionale che sarà nominata dal Presidente del Pakistan con il vostro sostegno in questa impresa.

Azioni segrete statunitensi e attacchi di droni in Pakistan, Yemen e Somalia

Aggiornamento settembre 2013

Pakistan

Azioni di settembre 2013

Totale attacchi della CIA a settembre:  4
Totale morti negli attacchi a settembre:  16-24 , di cui  0  erano civili, secondo quanto riferito

Tutte le azioni 2004 – 30 settembre 2013

Totale scioperi di Obama:  325
Totale attacchi negli Stati Uniti dal 2004:  376
Totale morti denunciati:  2.525-3.613
Civili denunciati uccisi:  407-926
Bambini denunciati uccisi:  168-200
Totale feriti denunciati:  1.117-1.505
Per i database completi del Pakistan del Bureau, fare clic qui .

La CIA ha lanciato quattro attacchi questo mese – il secondo maggior numero di attacchi in un mese quest’anno. Almeno 16 persone sono state uccise in questi attacchi – secondo quanto riferito, nessuno di loro era un civile. Questo è stato il nono mese consecutivo senza vittime civili confermate.

Sono stati nominati i sei morti nel primo sciopero del mese, il 6 settembre ( Ob322 ). Tra loro c’era  il mullah Sangeen Zadran  , presunto comandante della rete Haqqani e, secondo quanto riferito, il “governatore ombra” dei talebani afghani nella provincia di Paktika in Afghanistan.

L’analista Saifullah Mahsud  ha affermato che gli Stati Uniti hanno “ottenuto un punteggio davvero importante” uccidendo Zadran. Sebbene fosse il secondo in comando del patriarca di Haqqani Sirajuddin Haqqani, “praticamente dirigeva lo spettacolo”.

Gli ultimi due attacchi sono avvenuti a meno di 24 ore di distanza. Il primo, il 29 settembre, ha colpito due giorni dopo che il primo ministro Nawaz Sharif aveva dichiarato all’Assemblea generale delle Nazioni Unite che gli attacchi dei droni violavano i confini del suo paese. Ha aggiunto che le vittime civili degli attacchi sono “dannose per la nostra determinazione e i nostri sforzi per eliminare l’estremismo e il terrorismo dal Pakistan”.

I principali  partiti politici hanno dimostrato questa risolutezza  il 9 settembre appoggiando il piano di Sharif di avviare colloqui di pace con i talebani pakistani, il TTP. Ma una serie di attacchi sanguinosi nelle prossime settimane potrebbero mettere a repentaglio questa unanimità. Una settimana dopo l’annuncio, il maggiore generale Sanaullah Khan, comandante dell’esercito pakistano nello Swat, è stato ucciso da  una bomba sul ciglio della strada . Il TTP ha rivendicato la responsabilità.

Il 22 settembre un terribile attentato suicida ha ucciso più di 80 persone. Stavano pregando in una chiesa a Peshawar quando due attentatori sono esplosi  all’interno dell’edificio . Un gruppo armato, Jundallah, ha rivendicato l’attacco come vendetta per gli attacchi dei droni statunitensi. Il TTP, un’alleanza di gruppi armati,  ha sconfessato  l’attacco tre giorni dopo. Ha dichiarato che Jundallah non era un membro del gruppo.

L’attacco alla chiesa è stato un duro colpo per le speranze di Sharif di dialogare con i talebani.  Secondo il telegiornale americano McClatchy , Sharif ha detto: “Avevamo proposto colloqui di pace con i talebani in buona fede, ma…”. . . a causa di questo attacco, il governo non è in grado di portare avanti ciò che aveva pianificato e previsto.’

Il 27 settembre un attacco degli Ansarul Mujahideen ha ucciso almeno 20 persone su un autobus a Peshawar. Il gruppo è emerso all’inizio di quest’anno con l’obiettivo dichiarato di vendicare i civili uccisi negli attacchi dei droni,  ha riferito The News . E Peshawar è stata colpita per la terza volta il 29 settembre, quando un’autobomba del TTP è esplosa in uno dei mercati della città. L’esplosione uccise  almeno 42 uomini, donne e bambini , 17 dei quali, secondo quanto riferito,  appartenevano ad una stessa famiglia .

Yemen

Azioni di settembre 2013

Attacchi di droni statunitensi confermati:  0
Ulteriori eventi di attacchi segnalati/possibili negli Stati Uniti: 1
Totale delle vittime riportate nelle operazioni statunitensi:  0-2
Civili dichiarati uccisi negli attacchi statunitensi:  0

Obama ammette che gli attacchi dei droni statunitensi hanno ucciso civili

Tutte le azioni 2002 – 30 settembre 2013*

Attacchi confermati di droni statunitensi:  54-64
Totale morti denunciati:  268-397
Civili segnalati uccisi:  21-58
Bambini segnalati uccisi:  5
Feriti segnalati:  65-147

Possibili ulteriori attacchi di droni statunitensi:  82-101
Totale morti denunciati:  289-467
Civili denunciati uccisi:  23-48
Bambini denunciati uccisi:  6-9
Feriti denunciati:  83-109

Tutte le altre operazioni segrete statunitensi:  12-77
Totale dei morti denunciati:  148-377
Civili denunciati uccisi:  60-88
Bambini denunciati uccisi:  25-26
Feriti denunciati:  22-111
Clicca qui per i dati completi sullo Yemen .

* Tutte queste azioni, tranne una, hanno avuto luogo durante la  presidenza Obama. Le segnalazioni di incidenti nello Yemen spesso confondono scioperi individuali. La gamma degli attacchi totali e degli attacchi totali di droni che abbiamo registrato riflette questo.

Non sono stati segnalati attacchi di droni statunitensi confermati a settembre, anche se  una singola fonte  ha segnalato un attacco a un’auto come attacco di droni il 7 settembre.

La pausa negli attacchi è arrivata dopo una serie di almeno  sei attacchi nel mese di agosto . Questi attacchi hanno fatto seguito alla notizia di un potenziale grande attacco di al Qaeda. Secondo quanto riferito, gli attacchi hanno ucciso più di 22 persone, sei sarebbero civili e tre erano bambini.

Sono stati nominati undici dei morti, due dei quali bambini. Altri due figuravano nella lista dei 25 militanti più ricercati dello Yemen e un terzo sarebbe stato un  membro di spicco di al Qaeda  e leader di una tribù violentemente in contrasto con Sanaa.

Secondo quanto riferito, Al Qaeda ha continuato ad attaccare le forze di sicurezza yemenite questo mese. Il 21 settembre, tre attacchi coordinati  contro postazioni militari e di sicurezza nello Yemen meridionale hanno provocato  la morte di 56 persone . Un singolo attacco contro una base militare, in cui sono stati uccisi 38 soldati, è stata la più grande perdita dell’esercito in un attacco dal 2012,  ha riferito l’Associated Press  . Nella  settimana successiva, secondo quanto riferito  , due alti ufficiali sarebbero stati  assassinati . E il 30 settembre  uomini armati  hanno preso d’assalto una base militare nel sud-est di Mukalla.

Somalia

Azioni di settembre 2013

Totale operazioni statunitensi riportate:  0

Tutte le azioni 2007 – 30 settembre 2013

Attacchi di droni statunitensi:  3-9
Totale morti denunciati:  7-27
Civili denunciati uccisi:  0-15
Bambini denunciati uccisi:  0
Feriti denunciati:  2-24

Tutte le altre operazioni segrete statunitensi:  7-14
Totale dei morti denunciati:  47-143
Civili dichiarati uccisi:  7-42
Bambini dichiarati uccisi:  1-3
Feriti denunciati:  12-20
Clicca qui per i dati completi dell’Ufficio di presidenza sulla Somalia .

Ancora una volta non sono stati segnalati attacchi statunitensi in Somalia. Tuttavia, il brutale attacco a un centro commerciale in Kenya ha messo sotto i riflettori il gruppo militante al Shabaab.

Una squadra di militanti ha preso d’assalto il complesso commerciale Westgate a Nairobi armati di fucili e granate. Si spostavano di negozio in negozio e di piano in piano uccidendone alcuni e prendendone altri in ostaggio. Le forze di sicurezza keniane  hanno circondato il centro commerciale  e hanno preso il controllo dell’area il giorno successivo. Secondo quanto riferito, sarebbero stati uccisi circa 61 civili, sei agenti di sicurezza e cinque militanti  .

Sempre questo mese, è emerso che gli Stati Uniti hanno dovuto spostare la loro base africana di droni da un vasto complesso militare presso l’aeroporto internazionale della capitale di Gibuti.  Il Washington Post ha rivelato  che diversi droni si sono schiantati durante l’atterraggio e il decollo da quella che, secondo quanto riferito, era  la base di droni più trafficata  fuori dall’Afghanistan. È stato riferito che il governo di Gibuti ha chiesto agli Stati Uniti di spostare i propri droni in una base aerea isolata, lontana dalla popolazione civile.

Dare un nome ai morti

L’Ufficio di presidenza ha lanciato questo mese una nuova iniziativa: Dare un nome ai morti. L’obiettivo è registrare i nomi delle persone uccise in nove anni di attacchi di droni della CIA in Pakistan. Lo studio ha rivelato che delle almeno 2.500 persone uccise negli attacchi dei droni in Pakistan, solo  una su cinque  è stata nominata.  Sono state identificate solo due  donne . L’Ufficio di presidenza ha pubblicato questi  568 nomi  in un database online filtrabile.

Di questi nomi 295 sono civili. Tuttavia si sa poco più del nome. Il Bureau è riuscito a mettere insieme  le informazioni biografiche  solo di una manciata di loro, incluso l’adolescente  Tariq Aziz . Si sa di più sui comandanti militanti di alto livello uccisi dai droni, come il comandante talebano pakistano Baitullah Mehsud . L’Ufficio continuerà a pubblicare nomi e biografie dei morti nei prossimi mesi.

Segui  Alice Ross  e  Jack Serle  su Twitter.

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iria: attacchi missilistici, i terroristi hanno grandi quantità di armi chimiche

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Grazie a questo attacco, probabilmente involontario, della coalizione occidentale contro il deposito di armi chimiche dei terroristi, la questione controversa lasciata dalla prima esplosione attribuita all’aeronautica siriana è stata finalmente risolta. In effetti, risulta che i terroristi hanno a loro disposizione quantità di armi chimiche. Il loro radicato disprezzo per la vita umana e le regole di condotta civile in generale – non solo in guerra – li rende di fatto i primi candidati ad essere gli autori dell’indignazione false flag del 4 aprile, politicamente motivata.

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Afghanistan: l’impunità è un’altra arma letale degli Stati Uniti che uccide silenziosamente

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Il Canada sceglie la strada sbagliata. Disprezzo per la pace, sostegno di fatto al terrorismo in Siria

Di Marco Taliano , 24 aprile 2017

In contrasto con la globalizzazione che migliora la vita e che rispetta il diritto internazionale e la sovranità degli stati nazionali, l’attuale forma di globalizzazione è sprezzante delle leggi e delle convenzioni internazionali. Invece di revocare le sanzioni illegali contro la Siria – che mirano a distruggere la Siria e dare potere ai terroristi – il canadese Trudeau le sta rendendo più onerose. La diplomazia come soluzione continua ad essere ignorata, le ambasciate rimangono chiuse e il disprezzo del Canada per la pace e il sostegno al terrorismo continuano senza sosta.

Trump, il Dipartimento di Giustizia (DOJ) e Julian Assange

Di Dr. Binoy Kampmark , 24 aprile 2017

Il consulente legale di Assange, Barry Pollack , ha tentato di smorzare un po’ l’ultimo picco di interesse per WikiLeaks suggerendo che non c’è stata “nessuna comunicazione con il Dipartimento di Giustizia e non mi hanno indicato di aver portato alcuna accusa contro il sig. Assange.”La fonte originale di questo articolo è Global Research

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Grazie a questo attacco, probabilmente involontario, della coalizione occidentale contro il deposito di armi chimiche dei terroristi, la questione controversa lasciata dalla prima esplosione attribuita all’aeronautica siriana è stata finalmente risolta. In effetti, risulta che i terroristi hanno a loro disposizione quantità di armi chimiche. Il loro radicato disprezzo per la vita umana e le regole di condotta civile in generale – non solo in guerra – li rende di fatto i primi candidati ad essere gli autori dell’indignazione false flag del 4 aprile, politicamente motivata.

nto di Giustizia e non mi hanno indicato di aver portato alcuna accusa contro il sig. Assange.”La fonte originale di questo articolo è Global Research

Radici DEL MALE

Le Radici del Male. La collaborazione tra Stati Uniti e il Califfato ISIS (Jalel Lahbib)

Si è scritto troppo o troppo poco tra i rapporti intrattenuti dagli Stati Uniti (il BENE) e l’isis (il MALE). tentiamo in questa ricostruzione utilizzando fonti pubbliche e riservate, ma documentate di dare una parvenza logica e credibile agli avvenimenti che hanno martoriato il mondo per decenni

Il DAESH é vivo, vegeto e attivo, solo che il suo attuale impiego impone molta discrezione da parte di governi e media occidentali. I miliziani Ad-Dawla Al-Islāmiyya sono impiegati nell’Africa Occidentale nel tentativo di destabilizzare i governi del Burkina Faso, Guinea Conakry, Mali e Niger che si sono liberati dal giogo francese. É inoltre utilizzato sul fronte ucraino in supporto alle brigate neonaziste dell’esercito ucraino. Inoltre, tramite le sue cellule georgiane e dell’ex repubbliche asiatiche sovietiche, é diventata la mano d’opera degli atti terroristici del regime ucraino e dei “democraticissimi” governo americano e britannico compiuti in territorio della Repubblica Russa, non ultimo l’orribile massacro presso la sala concerti Crocus City Hall di Mosca.

Dopo aver reso ottimi servizi all’Occidente in Iraq, Siria, Libia e Africa Occidentale il Ad-Dawla Al-Islāmiyya DAESH (noto in occidente come ISIS Stato Islamico) é scomparso dai riflettori dei media occidentali durante l’epidemia da COVID 19. Come la Mafia in Italia se non si parla più del DAESH l’opinione pubblica tende a dimenticare fino ad arrivare, col tempo, a credere che il DAESH abbia cessato di esistere invece di comprendere che i media hanno cessato di parlarne.

Ecco le fakenews e i deliri complottisti del solito putiniano (che nel mio caso si potrebbe anche accusare di islamofascista), penseranno alcuni. Queste facili etichette sono usate per zittire le voci fuori dal coro e nascondere la verità. Tutti i media occidentali sanno nei minimi dettagli il rapporto stretto (quasi di simbiosi) tra la CIA e il DAESH. Una vasta letteratura anche di esperti e giornalisti occidentali é ancora disponibile online anche se Google (azienda collegata al governo americano) sta lavorando come un ossesso per mettere tali notizie, studi, ricerche in centesima o, meglio, duecentesima pagina, sapendo che il navigante medio non va oltre alla terza pagina del motore di ricerca.

La simbiosi tra CIA e DAESH é talmente forte che gli studiosi e ricercatori che si sono interessati al tema hanno amaramente scoperto che il DAESH é un tipico prodotto Made in USA per le sue politiche di destabilizzazione internazionale. Scoperta che ha amareggiato e sconvolto tanti ricercatori occidentali che credono veramente nei valori di giustizia, libertà, democrazia, pace e diritti umani; valori svuotati del loro significato dai governi occidentali e utilizzati solo per rafforzare gli attacchi contro i “barbari” che siano essi russi, cinesi, iraniani, palestinesi, latinoamericani e africani, poco importa. L’importante é “dare adosso” e disumanizzare il nemico di turno.

Jalel Labhib

Riproponiamo di seguito una sintesi dell’interessante inchiesta sulla simbiosi CIA-DAESH pubblicata 15 giorni fa sul sito di informazione internazionale DD Geopolitics.

The NATO Caliphate – DD Geopolitics

Dopo l’attacco terroristico alla sala concerti Crocus di Mosca, sono emersi i soliti sospetti che si sono assunti il merito e la colpa dell’attacco. Prima ancora che gli incendi fossero spenti e che il sangue si fosse asciugato, l’Isis-Khorasan, il ramo dello Stato islamico in Asia centrale, aveva già rivendicato la responsabilità degli attacchi.

Curiosamente, sembra che ogni volta che i nemici dell’America vengono attaccati, lo Stato Islamico ne sia responsabile. È stato proprio l’Isis ad attaccare le posizioni siriane mentre le bombe americane cadevano su di loro, cosa che sarebbe stata possibile solo con un preavviso. Questa non è una sorpresa, la storia della collaborazione tra la NATO e lo Stato Islamico è antica quanto lo Stato Islamico stesso.

In effetti, il leader dell’ISIS-K, Sanaullah Ghafari (alias Shahab al-Muhajir) è un Mujihideen di seconda generazione la cui famiglia ha lavorato per decenni per le forze americane. Nell’ISIS-K, Ghafari non è niente di unico, l’organizzazione è piena di collaboratori americani, passati e presenti. Per capire come siamo arrivati fin qui, è necessario un po’ di storia. (1/5)

Come la maggior parte del terrorismo nel mondo, l’ISIS-K ha avuto inizio quando i “combattenti per la libertà” sostenuti dalla NATO lavoravano contro la minaccia invadente del comunismo. Per essere precisi, le radici della rete risalgono all’intervento americano in Afghanistan negli anni ’80, noto anche come “Operazione Ciclone”.

La rete Haqqani è stata fondata alla fine degli anni ’70 e prende il nome dal suo fondatore, Jalaluddin Haqqani. Il loro obiettivo dichiarato è creare un califfato fondamentalista wahhabita basato su una rigida aderenza alla legge della Sharia. Haqqani si unì a un movimento terroristico chiamato Hezb-i Islami Khalis nel 1978 e nel 1980 fu incaricato di reclutare volontari per i Mujihideen finanziati dalla CIA. Haqqani era conosciuto come un raccoglitore di fondi incredibilmente efficace e divenne rapidamente la risorsa più apprezzata della CIA nella regione dove fu utilizzato come volto dell’intera operazione, posando per foto con politici americani importanti come lo stesso Ronald Reagan.

Lo status di Haqqani significava che era uno dei principali benefattori del progetto americano da 20 miliardi di dollari per aiutare i “combattenti per la libertà” afghani nella loro lotta contro il governo popolare e secolare dell’Afghanistan supportato dall’esercito sovietico. Ha usato il denaro e le armi per creare alcuni dei gruppi terroristici più pericolosi e formidabili del mondo. Dopo la vittoria delle forze talebane sul governo laico, Haqqani è stato nominato ministro degli affari tribali e ha continuato il suo lavoro, addestrando un altro esercito di jihadisti nelle regioni tribali dell’Afghanistan. La rete Haqqani si schierò con i Talebani durante l’invasione illegale su vasta scala dell’Afganistan da parte degli Stati Uniti, e le due parti si scontrarono per i successivi 20 anni.

Il gruppo Haqqani è strettamente intrecciato con al-Qaeda e i talebani. Osama bin Laden ha iniziato come jihadista lavorando per Haqqani in Afghanistan, e la rete Haqqani gestisce la maggior parte dei campi di addestramento di al-Qaeda nelle regioni tribali del Pakistan, sotto l’occhio vigile degli alleati americani nell’intelligence pakistana. Il legame tra la CIA e la rete Haqqani è così chiaro e diretto che i politici pakistani lo ammettono apertamente e lo citano come motivo per cui sono apparentemente impotenti nel sconfiggerli.

Grazie al generoso sostegno dei suoi benefattori americani, la rete Haqqani è stata in grado di offrire un livello molto più elevato di addestramento ed equipaggiamento rispetto al gruppo jihadista medio e si è guadagnata la reputazione di combattenti migliori e più violenti dei talebani. Lo status di Haqqani in Afghanistan era tale che, dopo l’invasione americana, il primo leader post-talebano, Hamid Karzai, invitò apertamente Jalauddin a unirsi al suo governo come Primo Ministro, sperando di portare i “talebani moderati” dalla parte del nuovo regime fantoccio americano. Haqqani ha rifiutato l’offerta, che probabilmente era stata fatta per consolidare l’impero della droga di Karzai piuttosto che per promuovere la pace e l’unità nel paese.

Sanaullah Ghafari ha iniziato la sua carriera nella rete Haqqani nel 2010. È un jihadista di seconda generazione, suo padre ha combattuto per un gruppo chiamato Hezbi Islami (ora noto come Hezb-e Islami Gulbuddin, o HiG), guidato da un agente della CIA ammesso di nome Gulbuddin Hekmatyar. Il gruppo di Hekmatyar aveva la reputazione di essere inutile al punto da rappresentare un ostacolo sul campo di battaglia, eppure rimase il maggior beneficiario dei finanziamenti della CIA. (2/5)

La ragione di ciò è semplice. HiG era il più grande trafficante di eroina al mondo. Sotto la supervisione dell’intelligence pakistana, Hekmatyar creò 6 raffinerie di eroina in Pakistan e spedì il suo prodotto in tutto il mondo con aerei della CIA. Allo stesso tempo, USAID, in teoria l’Agenzia americana di cooperazione umanitaria internazionale in pratica il braccio soft power della CIA, lanciò un’iniziativa per “sradicare l’oppio”, che fece chiudere altri produttori locali per permettere a Hekmatyar di radoppiare la sua produzione ogni 3 anni. Ben presto, HiG, ISI e CIA misero alle strette l’intero mercato dell’eroina e controllarono la maggior parte dell’offerta mondiale.

Oltre alle centinaia di milioni di dollari di aiuti americani, Hekmatyar ha ricevuto la maggior parte degli aiuti anche dai sauditi. – Holy War, Inc.: All’interno del mondo segreto di Osama bin Laden. Questa rete non era isolata in Pakistan e Afghanistan. Nell’ambito di uno sforzo per destabilizzare l’URSS, l’organizzazione era attiva in Asia centrale e, quando l’Unione Sovietica crollò, si trasferì in forze nel Caucaso. Gli stessi campi che addestravano i combattenti stranieri a resistere all’aiuto militare sovietico al governo laico afgano, ora addestravano combattenti ceceni che operavano sotto il comando di veterani jihadisti affiliati alla CIA.

Ciò non era nemmeno particolarmente ben nascosto, una serie vertiginosa di gruppi di mujaheddin afghani sostenevano apertamente i jihadisti in Cecenia. Tra loro c’erano gruppi come Lashkar-e-Taiba, un rappresentante riconosciuto a livello internazionale dell’ISI pakistano e la Fondazione al-Haramain, una “ONG di beneficenza” che opera sotto la diretta supervisione del dipartimento saudita per gli affari islamici che ha fornito la maggior parte dei finanziamenti per al-Qaeda fino alla loro chiusura nel 2004.

Con il passare degli anni questi gruppi si consolidarono, spesso con la forza. L’HiG è stato portato sotto il controllo del regime afghano, allineato agli Stati Uniti, nel 2016. Dopo una serie di negoziati, oltre 500 combattenti dell’HiG sono stati rilasciati dal carcere e il gruppo è stato ufficialmente sciolto. Mentre alcuni dei suoi combattenti tornarono semplicemente a casa, molti di loro giurarono fedeltà al nuovo regime e andarono a lavorare per gli americani. Le sanzioni contro HiG furono rimosse quello stesso anno e tutti i beni di Hekmatyar furono sbloccati. Dopo il ritiro degli invasori americani nel 2021, Hekmatyar giurò apertamente fedeltà ai talebani e HiG fu portato sotto l’egida del nuovo consiglio di riconciliazione guidato dai talebani.

Abdul Rashid Dostum si unì all’HiG poco dopo la caduta dell’URSS e conquistò Kabul, ma perse la conseguente guerra civile e fuggì dal paese subito dopo. Nel 2001, è tornato a combattere in Afghanistan per conto degli Stati Uniti e della NATO, guidando l’avanguardia di miliziani islamici che artefici dei primi combattimenti contro i Talebani dell’invasione illegale americana dell’Afghanistan. La brutalità di Dotsun si adattava bene alla NATO ed egli divenne rapidamente l’agente più importante della coalizione sul terreno. Con il sostegno degli Einsatzgruppen della NATO, i teppisti jihadisti di Dotsum hanno violentato, ucciso e torturato per raggiungere il potere. Dopo la caduta dei talebani, Dotsum divenne vicepresidente e poi primo ministro dell’Afghanistan, una ricca ricompensa per il suo leale servizio alla NATO. Usò la posizione per consolidare ulteriormente il suo impero epurando violentemente i suoi nemici. Esercitava il potere senza pietà.

Uno degli ufficiali più fidati di Dotsum era un uomo di nome Sanaullah Ghafari. A detta di tutti, un soldato abile e incredibilmente brutale, Ghafari ha scalato i ranghi fino a diventare il confidente più fidato e la guardia del corpo personale di Dotsum. Gli è stato persino rilasciato un distintivo d’identità ufficiale e un permesso per l’uso di armi da parte del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, che gli consentiva di portare una pistola nelle basi americane che visitava. (3/5)

Con il passare degli anni questi gruppi si consolidarono, spesso con la forza. L’HiG è stato portato sotto il controllo del regime afghano, allineato agli Stati Uniti, nel 2016. Dopo una serie di negoziati, oltre 500 combattenti dell’HiG sono stati rilasciati dal carcere e il gruppo è stato ufficialmente sciolto. Mentre alcuni dei suoi combattenti tornarono semplicemente a casa, molti di loro giurarono fedeltà al nuovo regime e andarono a lavorare per gli americani. Le sanzioni contro HiG furono rimosse quello stesso anno e tutti i beni di Hekmatyar furono sbloccati. Dopo il ritiro degli invasori americani nel 2021, Hekmatyar giurò apertamente fedeltà ai talebani e HiG fu portato sotto l’egida del nuovo consiglio di riconciliazione guidato dai talebani.

Abdul Rashid Dostum si unì all’HiG poco dopo la caduta dell’URSS e conquistò Kabul, ma perse la conseguente guerra civile e fuggì dal paese subito dopo. Nel 2001, è tornato a combattere in Afghanistan per conto degli Stati Uniti e della NATO, guidando l’avanguardia di miliziani islamici che artefici dei primi combattimenti contro i Talebani dell’invasione illegale americana dell’Afghanistan. La brutalità di Dotsun si adattava bene alla NATO ed egli divenne rapidamente l’agente più importante della coalizione sul terreno. Con il sostegno degli Einsatzgruppen della NATO, i teppisti jihadisti di Dotsum hanno violentato, ucciso e torturato per raggiungere il potere. Dopo la caduta dei talebani, Dotsum divenne vicepresidente e poi primo ministro dell’Afghanistan, una ricca ricompensa per il suo leale servizio alla NATO. Usò la posizione per consolidare ulteriormente il suo impero epurando violentemente i suoi nemici. Esercitava il potere senza pietà.

Uno degli ufficiali più fidati di Dotsum era un uomo di nome Sanaullah Ghafari. A detta di tutti, un soldato abile e incredibilmente brutale, Ghafari ha scalato i ranghi fino a diventare il confidente più fidato e la guardia del corpo personale di Dotsum. Gli è stato persino rilasciato un distintivo d’identità ufficiale e un permesso per l’uso di armi da parte del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, che gli consentiva di portare una pistola nelle basi americane che visitava. (3/5)

Ghafari, che ora serve come braccio destro di Dotsum, lavorava come “appaltatore” presso la base aeronautica NATO di Bagram ed era spesso visto andare e venire a tutte le ore del giorno e della notte. Bagram era il centro principale delle forze di occupazione occidentale e ospitava la maggior parte delle loro strutture amministrative e di comando, insieme alle segrete dove migliaia di detenuti venivano tenuti senza accusa e selvaggiamente torturati.

Notte dopo notte, le forze speciali della NATO che lavoravano sull’intelligence fornita da Dotsum e dai suoi simili hanno fatto irruzione in villaggi e case in tutto l’Afghanistan per arrestare centinaia di civili sospettati di essere talebani o di supportarli. Chiunque resistesse veniva ucciso sul posto, spesso insieme a tutta la famiglia. Nelle occasioni in cui la resistenza dei gruppi di autodifesa (che spesso non avevano niente a che fare con i Talebani) era abbastanza forte da costringere i tagliagole di Dotsum e le forze speciali americane a ritirarsi, il villaggio veniva raso al solo da missili, attacchi aerei e artiglieria, uccidendo la maggior parte dei civili che lo abitavano.

Lo stesso esercito americano stima che il 90% di questi “obiettivi di alto valore” fossero totalmente innocenti, assassinati per sentito dire dai militari. ds come Dotsum. Ad oggi, nessun responsabile di questi crimini è stato perseguito. Uno di loro è stato addirittura eletto presidente degli Stati Uniti nel 2020.

Non possiamo discutere dell’ISIS-K senza prima discutere dell’ISIS stesso. Il cosiddetto Stato Islamico non è un’entità sovrana, e non lo è mai stato. A questo punto, le prove che Daesh fosse una creazione dell’intelligence della NATO sono così evidenti che persino il Dipartimento di Stato americano lo ammette in documenti interni. Curiosamente, mentre sostengono pubblicamente di non essere coinvolti, i media occidentali che sono all’interno del libro paga delal CIA e che dipendono dall’accesso alle informazioni fornite dal Dipartimento di Stato per scrivere fakenews e vendere propaganda non mettono in dubbio questa evidente menzogna.

In effetti, invece di fare il proprio lavoro monitorando e criticando chi detiene il potere, la maggioranza dei media occidentali creano elaborate fantasie che collegano Al-Qaeda e ISIS ai criminali preferiti del governo americano dell’epoca, in particolare Putin e Assad. I rari media che si rifiutano di fare lo sporco lavoro vengono ora accusati di essere filo russi o, peggio ancora, filo Hamas. Spesso le due accuse si sommano.

Tutto ciò accade nonostante Jake Sullivan, il ministro della propaganda del regime di Biden, in varie occasioni ha apertamente ammesso che Al-Qaeda è alleata militare dell’America nel conflitto in Siria. Persino John Kerry, il segretario di stato sotto Obama, ammette liberamente che gli States utilizzano l’Isis come leva contro Assad. Anche vari dirigenti israeliani hanno apertamente affermato la stessa cosa in molte occasioni.

La speranza era che l’Isis costringesse Assad a negoziare, é stata frantumata dall’intervento militare russo che ha spezzato le reni ai terroristi islamici, ora rifugiati nei territori occupati illegalmente dagli americani e da essi protetti.

Guarda caso questi territori detengono circa il 70% dei giacimenti petroliferi siriani, permettendo agli States di rubare da almeno 6 anni circa il 80% della produzione petrolifera siriana che viene allegramente riciclata in Iraq e immessa sul mercato mondiale degli idrocarburi. Come si dice: Allah vede e provvede, giusto? L’intervento di Mosca per salvare i milioni di siriani da orrende violenze, combattendo e neutralizzando i terroristi islamici di al-Qaeeda e DAESH sono stati presentati dalla “stampa libera” occidentale come una aggressione straniera contro il brutale regime di Assad, dimenticandosi che le truppe americane aveva invaso la Siria per rubargli il petrolio. (4/5)

Anche al di là di queste ammissioni, resta il fatto indiscutibile che l’Isis non sarebbe mai esistito se non fosse stato per l’illegale, ingiustificabile e genocida invasione su vasta scala da parte degli Stati Uniti dell’Iraq, un paese che non aveva armi di distruzione di massa ed era violentemente contrario ad Al-Qaeda.

Infatti, già negli anni ’90, Al-Qaeda gestiva gruppi terroristici nelle regioni curde del nord dell’Iraq, con l’obiettivo di rovesciare il governo laico di Saddam e sostituirlo con uno stato fondamentalista wahhabita. Saddam non è stato in grado di fermare l’ascesa di Al-Qaeda soprattutto perché l’Iraq ha subito sanzioni così severe che hanno ucciso oltre mezzo milione di bambini iracheni.

Dopo che gli Stati Uniti invasero il paese nel 2003 e rovesciarono il governo iracheno senza quasi alcun piano su cosa fare dopo, crearono un vuoto di potere poiché i loro collaboratori non riuscirono a mantenere l’ordine. È un fatto fuori discussione che Daesh sia emerso da Al-Qaeda in Iraq, capitalizzando il caos per formare il proprio califfato nel vuoto creato dall’invasione illegale su vasta scala dell’Iraq da parte dell’America.

Mentre i ministri della propaganda americani possono dire di non aver creato l’Isis, il fatto è che il governo degli Stati Uniti ha piantato il seme, lo ha innaffiato con il sangue e ha estirpato le erbacce affinché potesse crescere. Nonostante lo condanni pubblicamente, Biden ha trascorso 20 anni a nascondere le prove e a proteggere gli autori della diffusa campagna della NATO di detenzione illegale, tortura e omicidio di centinaia di migliaia di persone innocenti.

La situazione è così terribile che l’America si rifiuta di condividere le prove dei presunti crimini di guerra della Russia in Ucraina per paura che la Russia possa vendicarsi con le prove dei crimini americani in Medio Oriente. Ad oggi, migliaia di vittime delle guerre di Biden sono ancora detenute nei siti neri di tutto il mondo. Non possono essere accusati per mancanza di prove e non possono essere rilasciati per paura che parlino ai media. Questi sono chiamati “detenuti fantasma”, persone che sono semplicemente scomparse senza lasciare traccia per saziare gli appetiti famelici dei padroni di Biden a Wall Street.

Biden è stato anche determinante nell’espansione delle guerre illegali americane in Siria, Libia, Afghanistan e altro ancora. Non è stato un piccolo giocatore in questo gioco, ha personalmente sottolineato la destabilizzazione intenzionale della Siria da parte del regime di Obama, anche visitando i bazar delle armi della Giordania per assicurarsi che gli agenti di Al-Qaeda frettolosamente ribattezzati come “ribelli moderati” stessero ottenendo il loro valore. . Nel complesso, Biden ha inviato armi per un valore di oltre 1 miliardo di dollari ai terroristi in Siria.

Non sorprende, e intenzionalmente, che la maggior parte di queste armi sia finita nelle mani di Daesh. Gli Stati Uniti hanno persino fornito addestramento e supporto antincendio a Daesh, e i loro alleati in Turchia, nel Golfo mentre Israele ha protetto apertamente i combattenti Daesh, fornendo loro anche cure mediche prima di infiltrarli nuovamente in Siria.

Possiamo dire, dunque, che l’ISIS è tanto una creazione di Biden quanto di Baghdadi, e tutta la morte e la distruzione causate dal Califfato sono la sua eredità. Prima che i suoi conduttori lo fermassero definitivamente, il leader terrorista si vantava di come la guerra non sarebbe potuta scoppiare senza che lui avesse raccolto il sostegno democratico. Potrebbe essere stata l’unica volta nella sua vita in cui ha detto la verità. (5/5

Mentre si profila l’uscita dell’Afghanistan, il dibattito americano infuria sui militanti di Haqqani

Di Missy Ryan Mark Hosenball

4 giugno 2012 23:23 GMT+2 Aggiornato 12 anni faDi Missy Ryan e Mark HosenballWASHINGTON (Reuters) – Cinque giorni dopo che, lo scorso settembre, i militanti afgani avevano inondato l’ambasciata americana a Kabul di razzi e proiettili in un audace assalto durato quasi 20 ore, alti funzionari statunitensi hanno esplicitamente esercitato pressioni sul governo pakistano affinché agisse contro la rete Haqqani, la rete talebana -gruppo militante alleato.Una manciata di funzionari americani, tra cui il segretario di Stato Hillary Clinton e Marc Grossman, inviato del presidente Barack Obama per l’Afghanistan e il Pakistan, hanno esposto durante l’incontro a New York ciò che sapevano dell’attacco, che hanno fatto risalire alla città di Miranshah, dove la rete ha una base nel nord-ovest del Pakistan.

Gli americani si sono allontanati dall’incontro di tre ore e mezza proprio come hanno fatto con molti altri che lo hanno preceduto e seguito – con la promessa del Pakistan di sostenere gli obiettivi americani ma poco altro.Ora, mentre gli Stati Uniti e le altre nazioni della NATO si preparano a ritirarsi dall’Afghanistan e il loro tempo stringe per paralizzare un’insurrezione ancora potente, nell’amministrazione Obama infuria il dibattito su come affrontare la minaccia posta dai militanti di Haqqani – e su come attivamente Il Pakistan li sostiene.

“Ci sono legami preoccupanti tra elementi del governo pakistano e gli Haqqani”, ha detto un funzionario americano, parlando a condizione di anonimato. “Quanto in alto arrivano questi collegamenti è una questione aperta.”L’incontro del 18 settembre 2011, a margine dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, è stato un momento importante nel tentativo, durato quasi quattro anni, dell’amministrazione Obama di persuadere il Pakistan ad intraprendere un’azione decisiva contro gli Haqqani. Le tenaci tattiche di guerriglia del gruppo – più di quelle del resto dei talebani afghani – potrebbero rappresentare la futura insurrezione afghana.

Il fatto che gli Stati Uniti riescano o meno a convincere il Pakistan ad agire potrebbe contribuire a determinare l’eredità della guerra in Afghanistan, iniziata nel 2001. Con la maggior parte delle truppe americane che lasceranno l’Afghanistan nel 2014, gli Stati Uniti sembrano avere opzioni limitate per affrontare il problema. gli Haqqani.”Gli Haqqani sono attualmente il cavallo più forte nella corsa… per l’influenza in un Afghanistan post-USA. I servizi di sicurezza pakistani intendono cavalcare quel cavallo fin dove li porterà”, ha detto Jeffrey Dressler dell’Institute for the Study of War, uno dei principali studiosi statunitensi della rete Haqqani.

‘BONTA’ PERSONIFICATA’La rete Haqqani, fondata da Jalaluddin Haqqani, combatté l’occupazione sovietica dell’Afghanistan negli anni ’80, con diversi livelli di sostegno da parte di funzionari pakistani, sauditi e statunitensi. Suo figlio Sirajuddin Haqqani ricopre ora un ruolo sempre più importante in una rete che opera sia in Pakistan che in Afghanistan.L’influente deputato statunitense Charlie Wilson una volta definì Jalaluddin Haqqani, ai tempi in cui era alleato degli Stati Uniti contro Mosca negli anni ’80, “la bontà in persona”.”Sono passati dalla ‘bontà in persona’ ai terroristi”, ha detto l’ex ufficiale operativo della CIA Arturo Munoz.Dressler ha affermato che elementi attuali e in pensione delle forze di sicurezza pakistane, inclusa la potente Inter-Services Intelligence (ISI), a volte hanno fornito alla rete Haqqani supporto finanziario, logistico e forse più diretto. Occasionalmente, ha detto, li aiutano a pianificare o eseguire attacchi.Alcuni attuali ed ex funzionari statunitensi affermano che una manciata di attacchi sofisticati da parte della rete Haqqani hanno mostrato il sostegno diretto di elementi dell’intelligence pakistana, compreso un attacco suicida del 2008 all’ambasciata indiana a Kabul. Alcuni funzionari statunitensi ritengono che tali collegamenti fossero evidenti nell’assalto del 2011 all’ambasciata americana a Kabul, ma altri funzionari americani non sono d’accordo.Il Pakistan nega con veemenza tali collegamenti e sottolinea che migliaia dei suoi soldati sono morti combattendo contro i militanti.Funzionari statunitensi affermano che il Pakistan, lacerato dalle tensioni tra deboli leader eletti e un potente esercito, ha permesso alla rete Haqqani di deteriorarsi. Oltre a ciò, i funzionari statunitensi affermano che il quadro del rapporto tra l’ISI e i militanti di Haqqani diventa più oscuro.”Più a lungo va avanti questo caso, è impossibile dire che non ci sia un ampio grado di complicità (del governo pakistano), se non di palese assistenza, nei confronti della rete Haqqani”, ha detto una fonte senior dell’intelligence statunitense, a condizione di anonimato.Intervenendo all’incontro di New York del settembre 2011, il ministro degli Esteri pakistano Hina Rabbani Khar ha ripetuto le smentite di lunga data del suo governo al sostegno istituzionale da parte dell’ISI ai militanti di Haqqani, ha appreso Reuters. Mostrateci le prove di tali collegamenti, ha detto, e il Pakistan agirà di conseguenza.Jalaluddin Haqqani si è fatto un nome come venerato comandante antisovietico nell’area del sud-est dell’Afghanistan conosciuta come “Loya Paktia”, considerata dagli Haqqani come la loro legittima patria. Anche gli Stati Uniti e le nazioni del Golfo hanno sostenuto indirettamente Haqqani, incanalando denaro e armi nella lotta dei ribelli afgani.Una controparte del Mullah Omar, il religioso musulmano con un occhio solo che divenne il leader dei talebani, Haqqani nel 1995 si unì ai talebani, che continuarono a governare l’Afghanistan fino a essere estromessi nel 2001 dall’invasione guidata dagli Stati Uniti. Alla fine nominato ministro, rimase ai margini del processo decisionale dei talebani mentre lottavano per imporre una versione dura dell’Islam prima del 2001 e, successivamente, per espellere le truppe straniere.Alcuni esperti sostengono che il gruppo Haqqani sembra essersi evoluto oltre l’obiettivo di controllare la propria patria afghana, abbracciando aspirazioni più ambiziose vicine a quelle di al Qaeda. Questo cambiamento è avvenuto quando Sirajuddin, cresciuto attorno a militanti stranieri accorsi nella regione, ha guadagnato importanza.Per anni, gli Haqqani e i talebani sono stati a malapena considerati una grave minaccia militare per la maggior parte dei funzionari statunitensi, mentre gli Stati Uniti sotto l’ex presidente George W. Bush cercavano di limitare il grado di coinvolgimento militare americano in Afghanistan per concentrarsi sull’Iraq, che gli Stati Uniti- le forze guidate invasero nel 2003.Gli attacchi da parte dei talebani e dei loro alleati hanno iniziato a intensificarsi nel 2006 e sono aumentati notevolmente nel 2008. Nel corso del tempo, gli attacchi dei ribelli di Haqqani hanno mostrato una crescente sofisticazione militare.Gli insorti di Haqqani sono stati accusati di alcuni degli attacchi più audaci e complessi avvenuti in Afghanistan, tra cui un camionbomba nel 2011 nella provincia di Wardak, un attacco del 2008 alla piazza d’armi di Kabul dove era presente il presidente afghano Hamid Karzai e importanti assalti alle più importanti città di Kabul. alberghi.Dopo l’attentato suicida all’ambasciata indiana, che ha ucciso quasi 60 persone, i funzionari statunitensi hanno affermato di aver intercettato le telefonate tra i militanti che hanno effettuato l’attacco e individui in Pakistan associati all’ISI.Alcune fonti di intelligence affermano che anche i cellulari o le testimonianze raccolte dopo l’attacco all’ambasciata americana del 2011 rimandano a individui in Pakistan legati all’ISI. Tale affermazione è respinta dal Pakistan ed è contestata da alcuni funzionari statunitensi.La portata del disaccordo all’interno dell’amministrazione Obama riguardo a tali legami era evidente pochi giorni dopo l’incontro di Clinton a New York. L’ammiraglio Mike Mullen, parlando al Congresso poco prima di ritirarsi dalla carica di massimo ufficiale militare statunitense, ha descritto la rete Haqqani come un “vero braccio” dell’ISI.Mullen, irritato dal fatto che tali attacchi continuassero nonostante i suoi lunghi sforzi per corteggiare il capo dell’esercito pakistano, il generale Ashfaq Kayani, ha anche suggerito che l’ISI ha sostenuto il gruppo mentre lanciava l’assalto all’ambasciata americana e simili attacchi di alto profilo.La testimonianza non solo ha scatenato accese smentite da parte del Pakistan, ma ha fatto arrabbiare i funzionari della Casa Bianca e del Dipartimento di Stato, che credevano che le prove non fossero così chiare.’ANDATO TROPPO OLTRE’Esaminando in anticipo la testimonianza di Mullen, il Dipartimento di Stato aveva esortato il Pentagono a cancellare alcune delle accuse più forti contro il Pakistan. Non è stato così.”È andato troppo oltre”, ha detto un altro funzionario americano dello scambio, che non era stato riportato in precedenza.Da allora Mullen ha mantenuto ciò che ha detto. E molti nell’esercito hanno applaudito il suo colpo d’addio.”Stanno uccidendo il nostro popolo”, ha detto un terzo funzionario americano, anche lui sotto anonimato. “Sono in grado di farlo in una certa misura perché possono avere rifugi sicuri… e in alcuni casi ricevono un tacito sostegno.”Il dibattito sulla rete Haqqani si manifesta anche nelle tensioni tra Dipartimento di Stato, Congresso e Pentagono sulla questione se debba essere ufficialmente elencata come gruppo “terrorista” dagli Stati Uniti.Il Dipartimento di Stato, guidando la spinta per un accordo di pace tra il governo afghano e i talebani, ha resistito alle pressioni affinché il gruppo venisse inserito nell’elenco. Sembra che i diplomatici statunitensi sperino che gli Haqqani possano far parte di un accordo, se possibile.L’estate scorsa, i negoziatori statunitensi si sono incontrati con Ibrahim Haqqani, fratello di Jalaluddin, in un incontro mediato dal Pakistan. Tali contatti potrebbero rendere imbarazzante un elenco di terroristi.Gli Stati Uniti hanno spinto il Pakistan a lanciare un’offensiva militare contro la rete. I funzionari pakistani hanno espresso incertezza su come le loro forze se la caverebbero contro un gruppo radicato e ben armato nel Nord Waziristan.Robert Grenier, un ex alto funzionario dell’intelligence americana che è stato capo della stazione CIA in Pakistan fino al 2002, ha detto che gli Haqqani potrebbero creare grossi problemi al governo pakistano.”Non è solo una relazione cliente-padrone”, ha detto Grenier.Clinton, durante una visita a Islamabad nell’ottobre 2011, ha affermato che la sicurezza stessa del Pakistan era a rischio. “Non puoi tenere i serpenti nel tuo giardino e aspettarti che mordano solo i tuoi vicini”, ha detto. “Alla fine, quei serpenti si trasformeranno.Gli Stati Uniti hanno anche cercato di utilizzare milioni di dollari in aiuti civili e militari al Pakistan come leva, senza grandi risultati. Questa influenza potrebbe scomparire se il Congresso procedesse con misure volte a tagliare gli aiuti, l’ultima di una serie di crisi bilaterali tra cui l’uccisione di 24 soldati pakistani lo scorso novembre in un attacco aereo statunitense lungo il confine afghano.Gli Stati Uniti hanno continuato una campagna di attacchi di droni nel Nord Waziristan che ha subito un’accelerazione nelle ultime settimane. Ha inoltre adottato misure per indirizzare i finanziamenti del gruppo.Mentre i comandanti militari statunitensi hanno espresso preoccupazione per una minaccia latente nelle aree dell’Afghanistan orientale che ospitano i militanti Haqqani, non ci sono attualmente piani per spostare lì la maggior parte delle truppe straniere rimanenti. Ciò significa che gran parte della battaglia ricadrebbe sull’inesperto esercito afghano in quelle aree.I funzionari statunitensi dovrebbero tenere presente che il Pakistan sta già guardando oltre la partenza della maggior parte delle truppe statunitensi, ha affermato Jonah Blank, esperto di politica estera presso il gruppo di ricerca RAND Corp..”Chiediamo loro di rivoltarsi contro un gruppo che considerano una risorsa preziosa e di rendere nemico un gruppo che rimarrà nella regione per sempre”, ha detto Blank.

Come gli Stati Uniti hanno creato la guerra in Afghanistan e poi l’hanno persa

La storia non raccontata di come la rete Haqqani sia diventata il più grande nemico dell’America.

La storia non raccontata di come la rete Haqqani sia diventata il più grande nemico dell’America.

Questa storia è apparsa per la prima volta sul sito Web TomDispatch .

Era una tipica mattinata di Kabul. Malik Ashgar Square era già piena di taxi Corolla, jeep verdi della polizia, minivan che suonavano il clacson e motociclisti arrabbiati. C’erano ragazzi che vendevano carte telefoniche e uomini che sventolavano mazzette di contanti per lo scambio, tutti che si facevano strada intorno ai veicoli in mezzo ai gas di scarico. Al cancello del Lycée Esteqial, una delle scuole più prestigiose del paese, gli studenti calciavano un pallone da calcio. Al Ministero dell’Istruzione, un vecchio edificio in stile sovietico di fronte alla scuola, una fila di dipendenti si riversò in strada. Stavo attraversando la piazza, diretto al ministero, quando ho visto l’attentatore suicida.

Aveva tratti scandinavi. Vestito con blue jeans e maglietta bianca e con in mano un grande zaino, ha iniziato a sparare indiscriminatamente contro il ministero. Dal mio punto di osservazione, a circa 50 metri di distanza, non riuscivo a vedere la sua espressione, ma non sembrava che avesse fretta o fosse in preda al panico. Mi sono riparato dietro un taxi parcheggiato. Non passò molto tempo che la polizia stradale se ne fuggì e la piazza si svuotò dei veicoli.

Ventotto persone, per lo più civili, morirono in attacchi contro il Ministero dell’Istruzione, il Ministero della Giustizia e altrove in tutta la città quel giorno del 2009. In seguito, le autorità statunitensi implicarono la rete Haqqani, un’organizzazione oscura operante dal Pakistan che era stata pioniera l’uso di più attentatori suicidi in assalti urbani che hanno fatto notizia. A differenza di altri gruppi talebani, l’approccio degli Haqqani al caos era mondano e sofisticato: reclutavano arabi, pakistani e persino europei, e venivano influenzati dalle ultime novità del pensiero islamico radicale. Il loro leader, il settantenne signore della guerra Jalaluddin Haqqani, era qualcosa di simile a Osama bin Laden e Al Capone riuniti in uno solo, tanto ferocemente ideologico quanto spietatamente pragmatico.

E tanti anni dopo, i suoi seguaci stanno ancora combattendo. Anche con il ritiro del grosso delle truppe da parte degli Stati Uniti quest’anno, fino a 10.000 forze delle operazioni speciali, paramilitari della CIA e loro delegati rimarranno probabilmente indietro per combattere gli Haqqani, i talebani e gruppi simili in una guerra che apparentemente non ha fine. Con nemici così radicati, il conflitto oggi ha un’aria di inevitabilità, ma tutto sarebbe potuto andare in modo molto diverso.

Anche se oggi è difficile da immaginare, a metà del 2002 non c’erano più insurrezioni in Afghanistan: al-Qaeda era fuggita dal paese e i Talebani avevano cessato di esistere come movimento militare. Jalaluddin Haqqani e altre figure di spicco dei talebani si stavano schierando dall’altra parte nel tentativo di concludere un accordo e deporre le armi. Decine di migliaia di forze statunitensi, tuttavia, erano arrivate sul suolo afghano, dopo l’11 settembre, con un obiettivo: intraprendere una guerra al terrorismo.

Come riporto nel mio nuovo libro, No Good Men Among the Living: America, the Taleban, and the War Through Afghan Eyes , gli Stati Uniti avrebbero portato avanti quella guerra anche se non ci fosse nessun nemico da combattere. Per capire come la battaglia americana in Afghanistan sia andata così male per così tanto tempo, è necessaria una lezione di storia (nascosta). In quei primi anni dopo il 2001, spinto dall’idea fissa che il mondo fosse rigidamente diviso in campi terroristici e non terroristici, Washington si alleò con i signori della guerra e gli uomini forti afghani. I loro nemici sono diventati nostri e, a causa di informazioni difettose, le loro faide sono state riconfezionate come “antiterrorismo”. La storia di Jalaluddin Haqqani, che da potenziale alleato dell’America si è trasformato nel suo più grande nemico, è il caso paradigmatico di come la guerra al terrorismo abbia creato proprio i nemici che cercava di sradicare.

La campagna per eliminare Haqqani: 2001

Jalaluddin Haqqani è di statura media, con sopracciglia folte, naso aquilino, un ampio sorriso e un’ampia barba, che nella sua piena gloria ingoia metà del suo viso. Nella sua terra natale, le tre province afghane sud-orientali conosciute collettivamente come Loya Paktia, è una sorta di eroe di guerra, un mujahedeen antisovietico dal coraggio leggendario e dalla resistenza quasi mitica. (Una volta, dopo essere stato colpito, rifiutò gli antidolorifici perché stava digiunando.) Durante gli anni finali della Guerra Fredda, era amato dagli americani – il deputato del Texas Charlie Wilson lo definì “la bontà personificata” – e anche da Osama bin Laden. . Negli anni ’80, gli Stati Uniti gli fornirono fondi e armi nella battaglia contro il regime di Kabul sostenuto dai sovietici e contro l’Armata Rossa, mentre i gruppi arabi radicali fornirono un flusso costante di reclute per rafforzare la sua formidabile forza afghana.

I funzionari americani avevano in mente questa storia quando iniziò la seconda guerra afghana nell’ottobre del 2001. Sperando di convincere Haqqani (che aveva sostenuto i talebani e al-Qaeda negli anni post-sovietici) a disertare, risparmiarono al suo territorio a Loya Paktia l’intensa campagna di bombardamenti che avevano scatenato su gran parte del resto del paese. I talebani, da parte loro, lo hanno messo a capo dell’intera forza militare, poiché entrambe le parti intuiscono che il suo potrebbe essere il voto decisivo nella guerra. Haqqani ha incontrato le principali figure talebane e Osama bin Laden, per poi trasferirsi in Pakistan, dove ha preso parte a una serie di incontri con pakistani e afgani appoggiati dagli Stati Uniti.

I suoi rappresentanti iniziarono anche a incontrare funzionari americani a Islamabad, la capitale del Pakistan, e negli Emirati Arabi Uniti, e gli americani alla fine gli offrirono un accordo: arrendersi alla detenzione, cooperare con le nuove autorità militari afghane e, dopo un periodo congruo, sarebbe stato liberato. libero di andare. Per Haqqani, una delle figure più rispettate e popolari di Loya Paktia, la prospettiva di finire dietro le sbarre era insondabile. Arsala Rahmani, un suo socio, che avrebbe poi ricoperto il ruolo di senatore nel governo afghano, mi ha detto: “Voleva avere una posizione importante nella Loya Paktia, ma si sono offerti di arrestarlo. Non poteva crederci. Riesci a immaginare un simile insulto?”

Haqqani ha rifiutato l’offerta americana, ma ha lasciato la porta aperta a futuri colloqui. L’etica prevalente negli Stati Uniti, tuttavia, era che o sei con noi o sei contro di noi. “Personalmente ho sempre creduto che Haqqani fosse qualcuno con cui avremmo potuto lavorare”, ha detto al giornalista Joby Warrick un ex funzionario dell’intelligence statunitense. “Ma all’epoca nessuno guardava oltre l’orizzonte, dove avremmo potuto essere tra cinque anni. Per quelli politici, si trattava semplicemente di ‘fottere questi piccoli uomini bruni.'”

All’inizio di novembre, gli Stati Uniti iniziarono a bombardare Loya Paktia. Due notti dopo, aerei da guerra hanno attaccato la casa di Haqqani nella città di Gardez, vicino al confine pakistano. Lui non era presente, ma nell’esplosione sono morti suo cognato e un domestico. La sera successiva, aerei americani colpirono una scuola religiosa nel villaggio di Mata China, una delle tante che Haqqani aveva costruito in Afghanistan e Pakistan, che forniva vitto, alloggio e istruzione ai bambini poveri. Malem Jan, un amico della famiglia Haqqani, si è presentato la mattina dopo. “Non avevo mai visto niente del genere”, ha detto. “C’erano così tanti corpi. Il tetto era raso al suolo. Ho visto un bambino che era vivo lì sotto, ma nessuno è riuscito a tirarlo fuori in tempo”. Persero la vita trentaquattro persone, quasi tutti bambini.

Haqqani si trovava nella sua residenza principale nel vicino villaggio di Zani Khel, un polveroso agglomerato di case di fango che un tempo era stato una roccaforte antisovietica. “Abbiamo sentito l’esplosione e poi il rumore degli aerei nel cielo”, mi ha detto un cugino, che viveva nella porta accanto. “Abbiamo avuto molta paura”. Haqqani si ritirò a casa di Mawlawi Sirajuddin, un capo villaggio. Non molto tempo dopo, la casa tremò violentemente a causa di un attacco aereo diretto. Haqqani è stato gravemente ferito ma è riuscito a uscire dalle macerie e a scappare. Sirajuddin, però, non è stato così fortunato : sua moglie Fatima, tre nipoti, sei nipoti e altri 10 parenti sono stati uccisi.

La mattina successiva, Haqqani ha inviato un messaggio ai suoi subordinati ed ex subcomandanti consigliando loro di arrendersi. Gli americani, tuttavia, avevano già trovato in Loya Paktia l’alleato locale che stavano cercando, un aspirante signore della guerra e sostenitore del re afghano in esilio di nome Pacha Khan Zadran. Con un folto sopracciglio e baffi a manubrio, PKZ (come divenne noto agli americani) somigliava qualcosa a un Saddam Hussein afghano. Stravagante, analfabeta e irascibile, era per molti versi l’opposto di Haqqani, sotto il quale aveva combattuto brevemente durante la jihad antisovietica. Era arrivato a Loya Paktia poco dopo la fuga dei talebani a metà novembre e si era subito dichiarato governatore delle tre province. In pochissimo tempo, aveva suggellato i suoi legami con gli americani promettendo di consegnare l’uomo che ora desideravano di più: Jalaluddin Haqqani.

“L’ultima volta che l’ho visto”, ha detto Malem Jan, “era preoccupato e sconvolto. Mi ha detto di salvarmi e di andarmene, perché il Pacha Khan non ci permetterebbe di vivere”. Una mattina presto di fine novembre, Haqqani attraversò di nascosto il confine con il Pakistan. Non sarebbe mai più stato visto in pubblico.

Un tentativo di riconciliazione in fiamme: 2001

Il 20 dicembre 2001, Hamid Karzai, sostenuto dagli americani, si stava preparando per il suo insediamento come presidente ad interim dell’Afghanistan. Quasi 100 dei principali anziani tribali di Loya Paktia partirono quel pomeriggio in un convoglio per Kabul per congratularsi con Karzai e dichiarare la loro lealtà, un gesto che avrebbe contribuito notevolmente a legittimare il suo governo tra la popolazione di confine del paese. Dal Pakistan, Haqqani ha inviato familiari, amici intimi e alleati politici a partecipare al corteo: un ramoscello d’ulivo al nuovo governo.

Il convoglio, lungo circa 30 veicoli, ha attraversato il deserto per ore. Verso il tramonto ha raggiunto la cima di una collina ed è stato costretto a fermarsi: PKZ e centinaia di suoi uomini armati stavano bloccando la strada. Malek Sardar, un anziano della tribù di Haqqani, gli si avvicinò. “Chiedeva che gli anziani lo accettassero come leader di Loya Paktia”, mi ha detto Sardar. “Voleva le nostre impronte digitali e le nostre firme in quel momento.” Sardar ha promesso di tornare dopo l’inaugurazione per discutere la questione, ma PKZ non si è mosso, quindi il convoglio ha fatto marcia indietro e si è diretto alla ricerca di una strada diversa per Kabul.

Sul suo telefono satellitare, Sardar ha chiamato i funzionari della capitale afghana e del consolato americano a Peshawar, in Pakistan, in cerca di aiuto, ma era troppo tardi. Il PKZ, che aveva l’ascolto delle principali figure militari americane, li aveva informati che un corteo di “Haqqani-al Qaeda” si stava dirigendo verso Kabul. Poco dopo, tra esplosioni assordanti, le auto hanno cominciato a prendere fuoco. “Potevamo vedere luci nel cielo, fuoco ovunque. La gente urlava e noi scappavamo”, ha detto Sardar. Gli americani stavano bombardando il convoglio. Gli attacchi sarebbero continuati per ore. Mentre Sardar e altri si rifugiavano in un paio di villaggi vicini, gli aerei tornarono indietro e colpirono entrambe le località, distruggendo quasi 20 case e uccidendo dozzine di abitanti. In tutto, 50 persone, tra cui molti importanti anziani tribali, morirono nell’assalto.

Era ormai la fine di dicembre e a Qale Niazi, un villaggio che era stato una roccaforte di Haqqani negli anni ’80, i bombardamenti avevano spaventato gli anziani inducendoli a prendere il controllo di un deposito di armi vecchio di decenni. “Non volevamo che Pacha Khan prendesse queste armi e le usasse”, ha detto l’anziano Fazel Muhammad. “Dovrebbero appartenere al governo di Karzai, quindi l’abbiamo custodito finché non sono arrivati”.

Una notte stava andando al villaggio per una festa di matrimonio quando sentì gli aerei americani. Un attimo dopo, le case di fango davanti a lui esplosero in un colpo diretto. Una seconda bomba colpì il deposito di armi, provocando una serie di eruzioni. Il cielo notturno si è illuminato, illuminando donne e bambini in fuga. “Sono arrivati ​​alcuni elicotteri”, ha detto Muhammad, “e poi queste persone non c’erano più”.

Al mattino, Fazel Muhammad andò a cercare la casa dei suoi parenti, dove si era svolta la festa di nozze, ma tutto ciò che trovò furono mattoni di fango polverizzati, cornici contorte, vasi deformati, una scarpa di bambino, uno scalpo con capelli intrecciati e dita umane mozzate. Successivamente, una commissione tribale istituita per indagare sul massacro stabilì che PKZ aveva fornito agli americani “intelligence” secondo cui Qale Niazi era una roccaforte Haqqani. Secondo un’indagine delle Nazioni Unite , erano morte 52 persone: 17 uomini, 10 donne e 25 bambini.

Riconciliazione e fiamme: 2002

In sei settimane, la campagna americana per uccidere Jalaluddin Haqqani aveva provocato la morte di 159 civili, un villaggio raso al suolo, 37 case distrutte, una leadership tribale fratturata e l’ascesa di un uomo, Pacha Khan Zadran, come attore più importante della Loya Paktia. Nel frattempo, Haqqani e i suoi seguaci si nascondevano in Pakistan, osservando le tre province in cui avevano goduto di prestigio e ricchezza scivolare via dalle loro mani. La vita in Pakistan si è rivelata leggermente migliore. Mentre Haqqani si nascondeva a Peshawar, la sua famiglia si era ritirata in un sobborgo di Miram Shah, la capitale dell’agenzia tribale del Nord Waziristan. L’esercito pakistano, a quel punto, stava lavorando a stretto contatto con Washington per arrestare i sospetti di al-Qaeda e talebani. A dicembre, le sue truppe hanno fatto irruzione nella casa di Miram Shah, arrestando suo figlio Sirajuddin. Alcune settimane dopo, hanno preso d’assalto il nascondiglio di Peshawar, ma Haqqani è riuscito a malapena a scappare.

Nei mesi successivi, squadre delle forze speciali statunitensi organizzarono incursioni segrete in Pakistan per fare irruzione nelle case e nei seminari di Haqqani, incitando alla rabbia della comunità locale. “Non permetteremo mai a nessuno di distruggere le nostre istituzioni religiose”, ha detto Hajji Salam Wazir , un anziano tribale. “Sono sorpreso di come gli americani usino i musulmani”, ha aggiunto. “Fino a ieri, Haqqani era un eroe e un combattente per la libertà per gli Stati Uniti, e hanno inviato i propri esperti militari ad addestrarlo. Adesso è un terrorista”.

Preso tra la minaccia dell’arresto pakistano e l’assassinio americano, Haqqani ha deciso di rivolgersi nuovamente al nuovo governo afghano. Nel marzo 2002, inviò suo fratello Ibrahim Omari in Afghanistan nel tentativo di riconciliarsi con Karzai. In una cerimonia pubblica alla quale hanno partecipato centinaia di anziani tribali e dignitari locali, Omari ha giurato fedeltà al nuovo governo e ha lanciato un appello ai seguaci di Haqqani affinché tornassero dal Pakistan e collaborassero con le autorità. È stato poi nominato capo del consiglio tribale della provincia di Paktia, un’istituzione destinata a collegare gli anziani del villaggio con il governo di Kabul. Ben presto, centinaia di vecchi subcomandanti di Haqqani, che si erano nascosti per paura del PKZ, tornarono dal freddo.

Malem Jan era uno di loro. Con le ciglia lunghe e arricciate, macchie di kohl sotto gli occhi e le unghie lucide, aveva un gusto per la danza, che spesso eseguiva da solo per la gioia dei suoi compagni. Era anche un abile comandante, avendo combattuto sotto Haqqani all’inizio degli anni ’90 contro il governo comunista. Nella primavera del 2002 radunò i suoi vecchi combattenti e presto iniziarono a lavorare per la CIA come unità paramilitare, fornendo sicurezza alle missioni americane alla ricerca di al-Qaeda.

“È stato un bel momento”, ha ricordato Malem Jan. “Lavoravamo a stretto contatto, condividendo i pasti, condividendo pettegolezzi.” Le milizie della CIA, una mezza dozzina delle quali a Loya Paktia, si sarebbero presto trasformate in un esercito ombra di 3.000 uomini, collettivamente chiamato Counterterrorism Pursuit Teams, che opera ancora oggi al di fuori della giurisdizione del governo afghano e risponde solo alle autorità statunitensi. forze.

I contatti tra Haqqani e la CIA furono riaccesi, con suo fratello Omari che fungeva da intermediario. È stato pianificato un incontro tra lo stesso Haqqani e i rappresentanti dell’Agenzia. La chiave per un accordo era la garanzia che gli sarebbe stato permesso di tornare in Afghanistan e prendere parte alla politica della Loya Paktia. Il problema era il PKZ, che vedeva tali manovre con gelosia e cercava ancora di controllare a titolo definitivo le tre province. “Devo avere il permesso di assumere la carica di governatore”, ha dichiarato all’Austin American-Statesman . “Se non sarò io, sarà qualcuno di Al-Qaeda.”

Quando Karzai nominò un nuovo uomo a capo della provincia di Paktia, il PKZ fece la sua mossa, assediando il palazzo del governatore e uccidendo 25 persone. Allo stesso tempo, ha convinto gli ufficiali militari americani a reprimere gli Haqqani. Una sera, mentre Omari stava visitando la casa di un funzionario governativo vicino a Kabul, le forze delle operazioni speciali statunitensi si presentarono, all’insaputa della CIA, e lo arrestarono. Quella settimana, arresti simili di seguaci di Haqqani hanno avuto luogo in tutta Loya Paktia.

Non appena Malem Jan si rese conto di ciò che stava accadendo, fuggì in Pakistan, ma alcuni dei suoi subordinati furono radunati e inviati nella nuova prigione americana presso la base aerea di Bagram, un centro di comando militare in rapida espansione. Swat Khan, il suo vice, ha detto che durante il suo interrogatorio iniziale era stato appeso per i polsi al soffitto. Più tardi, è stato picchiato. Alla fine fu spedito a Guantanamo, dove, qualche anno dopo, tentò il suicidio. “È tutto lì quando chiudo gli occhi”, mi ha detto dopo il suo rilascio. “L’incubo non mi lascia mai.”

Alla CIA ci vollero mesi per rendersi conto che Omari era in una prigione americana. Quando finalmente fu rilasciato, sembrava un uomo diverso. Era una fredda giornata autunnale, sulla cima di una collina vicino alla città di Khost, quando centinaia di anziani tribali e funzionari governativi vennero a riceverlo. C’erano dignitari dei villaggi bombardati e attaccati dagli aerei americani e dalle forze del PKZ, anziani sopravvissuti al disastroso convoglio, agricoltori i cui figli erano stati mandati a Guantánamo.

“All’inizio non riuscivo nemmeno a riconoscerlo”, ha detto l’anziano tribale Malek Sardar. “Non voleva parlare di quello che gli avevano fatto. Sembrava troppo doloroso chiederlo. Lentamente, con la voce tremante, Omari si rivolse alla folla. Non c’era speranza né in questo governo né negli americani, disse loro. Alcuni anziani hanno urlato insulti a Karzai. Altri dicevano che gli americani non erano diversi dai russi. Omari giurò che non avrebbe mai più messo piede sul suolo afghano finché non si fosse liberato degli “infedeli”. Non molto tempo dopo partì per il Pakistan.

La rete Haqqani: 2004-2014

Nell’estate del 2004, Malem Jan era seduto con Sirajuddin Haqqani, il secondo figlio di Jalaluddin, nella loro base pakistana nella città di Miram Shah, nel Waziristan settentrionale, quando sentirono i loro nomi alla BBC. Gli americani offrivano rispettivamente 250.000 e 200.000 dollari come ricompensa per le informazioni che avrebbero portato alla loro cattura. Introverso, religioso e fieramente intelligente, il giovane Haqqani stava rapidamente prendendo in mano le redini della rete del padre malato e sorrise al pensiero che il suo vice, Malem Jan, andasse a prendere una ricompensa più grande della sua. “Dicono che chi ha la taglia più alta sulla testa è il più vicino a Dio”, ha scherzato.

Gli Haqqani erano ormai in guerra aperta contro gli americani. Mentre suo padre aveva presieduto la Loya Paktia con il sostegno popolare, Sirajuddin governava dall’ombra attraverso la paura: omicidi, rapimenti, estorsioni e attentati lungo le strade. Miram Shah era diventata la capitale mondiale del jihad radicale, sede di al-Qaeda e di un assortimento di ceceni, uzbeki ed europei che combattevano sotto la bandiera di Haqqani. L’ISI, il servizio di intelligence del Pakistan, ora sosteneva gli Haqqani per influenzare gli eventi in Afghanistan, anche se Islamabad si era pubblicamente alleata con Washington.

Classificando alcuni gruppi come terroristi e agendo in base a tali classificazioni, gli Stati Uniti hanno inavvertitamente creato le stesse condizioni che si erano prefissati di combattere. Nel 2010, la rete Haqqani era diventata l’ala più letale di un’insurrezione sempre più violenta che stava causando la morte di innumerevoli civili, oltre che di soldati americani. A quel punto era difficile anche solo ricordare che, a metà del 2002, le forze americane erano senza nemici: i resti di al-Qaeda erano fuggiti in Pakistan, i Talebani erano crollati e gli Haqqani stavano tentando di riconciliarsi.

Se Pacha Khan Zadran è riuscito a convincere i suoi alleati americani del contrario, è stato grazie alla logica della guerra al terrorismo. Il “terrorismo” non era inteso come un insieme di tattiche (presa di ostaggi, omicidi, autobombe), ma come qualcosa di radicato nell’identità dei suoi autori, come l’altezza o il temperamento. Ciò significava che, una volta designato “terrorista”, Jalaluddin Haqqani non avrebbe mai potuto scrollarsi di dosso l’etichetta, anche quando tentava di riconciliarsi. D’altra parte, quando PKZ alla fine ruppe con il governo Karzai e puntò le armi contro gli americani, fu etichettato non come un terrorista ma come un “rinnegato”. (Alla fine fuggì in Pakistan, fu arrestato, consegnato al governo afghano e in seguito fu eletto al parlamento.)

Negli ultimi anni, gli Stati Uniti hanno condotto un’intensa campagna di droni contro gli Haqqani nella loro roccaforte del Nord Waziristan. Decine dei loro comandanti sono stati uccisi, compreso il loro massimo capo militare, Badruddin Haqqani. Molti altri sono stati arrestati. Oggi la rete Haqqani è l’ombra di se stessa.

L’influenza del gruppo, tuttavia, continua a vivere. Nel 2012 ho ricevuto una telefonata dalla famiglia di Arsala Rahmani, il senatore afghano con cui avevo stretto amicizia. Quella mattina, un uomo armato si era fermato accanto al veicolo di Rahmani, fermo in un incrocio affollato, e gli aveva sparato a bruciapelo. Più tardi, ho appreso che il colpevole era un ex comandante allineato ad Haqqani di nome Najibullah; aveva lanciato la sua fazione, Mahaz-e-Fedayeen, la cui spietatezza faceva sembrare gli Haqqani dei dilettanti. Ora nel mirino delle forze antiterrorismo statunitensi, il suo gruppo non è che l’ultimo nemico in una guerra che sembra non finire mai.

Anand Gopal, un frequentatore abituale di TomDispatch , è l’autore del libro appena pubblicato No Good Men Among the Living: America, the Taliban, and the War Through Afghan Eyes (Metropolitan Books). Ha riferito sulla guerra in Afghanistan per il Wall Street Journal e il Christian Science Monitor ed è ora membro della New America Foundation. Puoi seguirlo su Twitter @Anand_Gopal_ .

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Ammiraglio Mullen: l’ISI pakistano sponsorizza gli attacchi di Haqqani

DI THOMAS JOSCELYN | 

22 settembre 2011 | 

@thomasjoscelyn

Nel corso di un’audizione della commissione per le forze armate del Senato, l’ammiraglio Michael Mullen, presidente dei capi di stato maggiore congiunti, ha sottolineato il ruolo dell’Inter-Services Intelligence Agency pakistana nella sponsorizzazione della rete Haqqani, compresi gli attacchi alle forze americane in Afghanistan.

“Resta il fatto che la Quetta Shura [talebani] e la rete Haqqani operano impunemente dal Pakistan”, ha detto Mullen nella sua testimonianza scritta . “Le organizzazioni estremiste che fungono da rappresentanti del governo del Pakistan stanno attaccando le truppe e i civili afgani, nonché i soldati statunitensi”.

Mullen ha continuato: “Ad esempio, riteniamo che la rete Haqqani – che gode da tempo del sostegno e della protezione del governo pakistano ed è, per molti versi, un braccio strategico dell’Inter-Services Intelligence Agency del Pakistan – sia responsabile degli attacchi del 13 settembre. contro l’ambasciata americana a Kabul”.

“Ci sono ampie prove che confermano che gli Haqqani erano dietro l’attacco del 28 giugno contro l’Inter-Continental Hotel a Kabul e l’attacco con camionbomba del 10 settembre che uccise cinque afghani e ferì altre 96 persone, 77 delle quali erano soldati statunitensi”, ha continuato Mullen. .

Durante la sua testimonianza orale, Mullen avrebbe ribadito le sue preoccupazioni sul ruolo dell’ISI nella sponsorizzazione degli attacchi alla rete Haqqani.

“Con il sostegno dell’ISI, gli agenti di Haqqani hanno pianificato e condotto (un attacco con camionbomba il 10 settembre), nonché l’assalto alla nostra ambasciata”, ha detto Mullen, secondo Reuters . “Abbiamo anche informazioni attendibili sul fatto che ci fossero loro dietro l’attacco del 28 giugno contro l’Inter-Continental Hotel a Kabul e una serie di altre operazioni più piccole ma efficaci”.

L’attacco del 13 settembre all’ambasciata americana a Kabul faceva parte di un lungo assedio contro obiettivi occidentali, compreso il quartier generale della NATO. I talebani hanno rivendicato la responsabilità degli attacchi, che hanno utilizzato sia attentatori suicidi che granate con propulsione a razzo. [Vedi il rapporto LWJ , i talebani lanciano un complesso attacco all’ambasciata americana a Kabul .]

Funzionari afghani avevano precedentemente diffuso audio di conversazioni intercettate tra i terroristi responsabili dell’attacco del 28 giugno all’Inter-Continental Hotel e i loro gestori Haqqani in Pakistan. In una telefonata intercettata, si sente Badruddin Haqqani, uno dei massimi leader della rete terroristica, dirigere uno dei combattenti e ridere durante l’attacco che ha ucciso 11 civili e due poliziotti afghani, nonché nove membri della squadra d’attacco. [Vedi il rapporto LWJ , la rete Haqqani ha diretto l’assalto a Kabul telefonicamente dal Pakistan .]

Il sostegno dell’ISI agli attacchi terroristici in Afghanistan e altrove è noto da tempo ai funzionari dell’intelligence statunitense.

Ad esempio, secondo un cablogramma del Dipartimento di Stato trapelato in data 5 dicembre 2008, un alto funzionario dell’intelligence americana ha informato i rappresentanti della NATO sul lavoro sporco dell’ISI. L’ISI “fornisce intelligence e sostegno finanziario ai gruppi ribelli – in particolare alla rete Jalaluddin Haqqani di Miram Shah, Waziristan settentrionale – per condurre attacchi in Afghanistan contro il governo afghano, l’ISAF e obiettivi indiani”, ha affermato il dottor Peter Lavoy, allora L’ufficiale dell’intelligence nazionale per l’Asia meridionale, ha detto ai suoi omologhi della NATO.

Anni dopo, la doppiezza del Pakistan in questa lunga guerra è ancora un grosso problema. Pur riconoscendo che sono stati compiuti progressi in Afghanistan, Mullen ha avvertito che il sostegno del Pakistan all’insurrezione potrebbe mettere a repentaglio la missione.

“La storia ci insegna che è difficile sconfiggere un’insurrezione quando i combattenti godono di un rifugio al di fuori dei confini nazionali, e lo stiamo vedendo di nuovo oggi”, ha detto Mullen nella sua testimonianza scritta. “Le azioni del governo pakistano sostengono

[i talebani di Quetta Shura e la rete Haqqani] – in modo attivo e passivo – rappresentano un problema crescente che sta minando gli interessi degli Stati Uniti e potrebbe violare le norme internazionali, meritando potenzialmente sanzioni”.

Mullen continua: “Sostenendo questi gruppi, il governo del Pakistan, in particolare l’esercito pakistano, continua a mettere a repentaglio l’opportunità del Pakistan di essere una nazione rispettata e prospera con un’autentica influenza regionale e internazionale”.

Mullen sostiene, tuttavia, che ora non è il momento di “disimpegnarsi dal Pakistan” ma, invece, 10 anni dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, l’America dovrebbe “ristrutturare le nostre relazioni”.

Thomas Joscelyn è Senior Fellow presso la Foundation for Defense of Democracies e Senior Editor del Long War Journal della FDD.

  • aolo dice:22 settembre 2011 alle 11:48Da anni la NATO/Occidente combatte una guerra per procura contro il Pakistan in Afghanistan. Stanno raccogliendo assegni paga da Cina/Iran e Russia affinché la guerra continui! Se l’Occidente ritirasse i pagamenti, ciò che i pakistani temono crollerebbe in quanto la loro economia !
    Come la guerra sovietica/afghana, è un racket di soldi per l’esercito Pak/ISI di fascia alta.
    Cina/Iran/Russia vogliono la fine degli Stati Uniti mentre il Pakistan ospita il miglior offerente che mette ciascuna parte contro l’altra!
    Faccio fatica a capire anche da che parte stanno i sauditi? Come il Pakistan, sono un alleato a due facce!
  • andy fr dc dice:22 settembre 2011 alle 11:58L’ammiraglio Mullen ha sprecato 4 anni implorando i Pak di fare ciò che non vogliono fare. I risultati erano prevedibili. Che abito vuoto si è rivelato.
  • Mike Merlo ha detto:22 settembre 2011 alle 12:02Come al solito più domande che risposte su chi o cosa gestisce effettivamente chi. Haqqani ha preso il controllo di quella parte dell’ISI con cui si interfaccia o avviene il contrario o una via di mezzo? Vale la pena approfondire più di uno sguardo superficiale all’accordo negoziato dal Mullah Omar con la rete Haqqani durante l’ascesa dei talebani negli anni ’90 per aiutare a comprendere meglio le dinamiche attualmente in gioco. Ciò, unito ad un’analisi successiva della “sua” storia fino ai giorni nostri, si rivelerebbe molto rivelatore. Nel corso del prossimo decennio il Pakistan si frammenterà in qualcosa di simile alla Somalia e allo Yemen di oggi.
  • villiger dice:22 settembre 2011 alle 12:56Andy, sarei d’accordo con te.
    Non mi dispiace se lo dico, ma penso che ci sia un elemento di ingenuità americana contrapposta all’astuzia pakistana.
    Speriamo che il tempo sia finito. E se così non fosse, ascolta gli indiani e coinvolgili ancora di più: sanno come leggere una mente pakistana.
  • ArneFufkin ha detto:22 settembre 2011 alle 13:48Si tratta di uno sviluppo importante nelle relazioni USA/Pakistan. E non buono.
    Considerato l’umore del Congresso, i pakistani possono praticamente dire addio alla loro indennità per un po’.
  • M. Muthuswamy dice:22 settembre 2011 alle 14:09Il buon ammiraglio
  • CC dice:22 settembre 2011 alle 14:18Abbiamo bisogno che qualcuno come il generale Patton sia al posto di Mullen. Ho molto rispetto per Mullen, ma dai, basta così. Se ci fossero prove, queste dovrebbero essere presentate alla comunità internazionale e si dovrebbe costruire un consenso contro il Pakistan. Se non ci sono mai ripercussioni, non ci sono ragioni per interrompere il loro comportamento.
  • Nic dice:22 settembre 2011 alle 14:53CITAZIONE: Mullen sostiene, tuttavia, che ora non è il momento di “disimpegnarsi dal Pakistan” ma invece, 10 anni dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, l’America dovrebbe “ristrutturare le nostre relazioni”.
    Rileggi quella frase alcune volte. Cosa significa esattamente “disimpegno” in questo contesto? Significa smettere di parlare con loro, smettere di inviare loro informazioni (una buona idea), fare qualsiasi altra cosa per lasciare il Pakistan? Quindi vuole “riformulare la nostra relazione”. Come può funzionare un governo quando i suoi leader si affidano a luoghi comuni? Potrei prendere il suo lavoro ed essere inutile quanto lui, per molti meno soldi. @andy fr dc: hai ragione.
  • JRP dice:22 settembre 2011 alle 15:50Se il Pakistan è fuori controllo, chi o cosa ha il controllo del suo arsenale nucleare? Il presidente Obama probabilmente ha spinto l’offesa fin dove ha osato; migliore di quello che ha fatto l’amministrazione Bush, ma non ancora abbastanza buono. Romney sarà probabilmente il candidato repubblicano e la sua visione è strettamente nazionale. Scommetto che una vittoria di Obama nel 2012 darà al presidente Obama la fiducia necessaria per portare ulteriormente l’offensiva contro il Pakistan e gli ospiti del Pakistan – Al Qaeda/talebani. Alla fine, qualche politico statunitense al potere dovrà affrontare il Pakistan/AQ/TB in un modo molto più severo di quello che sta accadendo ora. In caso contrario, tra qualche anno gli Stati Uniti saranno soggetti al ricatto nucleare o alla vera e propria detonazione nucleare da qualche parte nella Patria.

Haqqani

2008

Continuo a ripromettermi di non menzionare le guerre per questi motivi: agli invasori non importa nulla dei loro crimini o delle loro critiche, i miei amici pensano che io sia diventato un noioso farneticante e molti cittadini di oggi hanno preoccupazioni più urgenti dei massacri seriali dei bambini nei calanchi. Continuano a succedere cose brutte. Continua a essere negato. E viene presto dimenticato.

Fin dai primi giorni dell’invasione dell’Afghanistan nel 2001, l’aeronautica americana si è specializzata nello sgancio di bombe su complessi familiari che si suppone contenessero “militanti”. Spesso non sono a casa, a differenza delle donne, dei bambini e degli anziani, i cui corpi vengono infine stesi a terra in preparazione per una sepoltura di massa, mentre il Pentagono esprime un secco “rammarico”. Poi bombarda il funerale. E’ successo più di una volta. Un altro obiettivo sono le feste di matrimonio. Nel luglio 2002, a bordo dei loro bombardieri AC-130, i piloti americani spazzarono via una celebrazione nella provincia di Uruzgan, uccidendo 48 civili – per lo più donne e bambini – e ferendo 117 locali. E’ successo più di una volta.

È successo di nuovo lo scorso luglio, quando un attacco missilistico statunitense ha massacrato 27 ospiti nella provincia di Nangarhar, 19 dei quali donne e bambini. Quando la gente del posto è arrivata sul posto per prendersi cura dei feriti e raccogliere i morti, sono state lanciate altre quattro bombe, uccidendo la sposa e due dei suoi parenti.

È successo più o meno lo stesso in Iraq e Pakistan, anche se raramente riportato. Uccidiamo con un accenno di sussurro, uccidiamo perché possiamo, uccidiamo perché governiamo i cieli. Mentre il Pentagono continuava a negare il massacro di agosto di 60 bambini e 15 donne a Nawabad, nel distretto di Azizabad, in Afghanistan, le bombe piovevano su una scuola religiosa nel Waziristan, un’area tribale del nord-ovest del Pakistan. (Il quarto assalto statunitense questa settimana al suo “alleato”).

Scatenati da due droni, gli attacchi hanno ucciso 23 persone, ma non l’obiettivo previsto, Jalaluddin Haqqani, uno studioso religioso ed ex comandante dei mujaheddin sostenuti dagli Stati Uniti che sconfissero i russi (“Guerra di Charlie”). Altri venti sono rimasti feriti, soprattutto donne e bambini. Gli uomini che premono i pulsanti nella base dell’aeronautica militare di Creech nel Nevada, sono riusciti a uccidere una delle mogli di Haqqani, sua cognata, una sorella, due nipoti, otto nipoti e un parente maschio.

“Sedersi in una cabina di pilotaggio virtuale non è così emozionante come volare su un aereo da caccia”, ha osservato senza fiato Laurie Ure della CNN, “ma i piloti di aerei d’attacco senza pilota possono godersi un normale orario lavorativo”. Il Capitano Matt Dean è d’accordo: “vedere i cattivi sullo schermo e vederli forse venire eliminati, e poi andare a pranzo al Taco Bell, è un po’ surreale”. Questa è la versione di Second Life del Pentagono, che presto sarà conosciuta come Exit Life. Un giorno arriverà una guerra vicino a te.

L’ultimo bombardiere senza pilota si chiama Reaper e trasporta lo stesso carico utile di un aereo da caccia F-16, ma fortunatamente, ci assicura Laurie, “i suoi piloti non sono messi in pericolo”. Certo che no, stanno mangiando tacos. Il colonnello Chris Chambliss è il comandante del 432nd Air Expeditionary Wing, istituito lo scorso anno come prima unità dedicata ai sistemi aerei senza pilota e agli omicidi telecomandati. “Siamo vittime del nostro stesso successo”, dice a un corrispondente della Difesa, mentre ascolta le registrazioni delle vittime del Reaper. Chambliss afferma che c’è un “appetito insaziabile” per i suoi sistemi e le loro “capacità” e la sua ala aerea sta attualmente effettuando 28 pattuglie aeree da combattimento 24 ore su 24, e in aumento.

L’8 settembre, mentre i ragazzi di Creech divoravano i loro tacos, il London Times ha pubblicato un video di otto minuti del massacro di Azizabad, “la prova più convincente emersa” della morte di 75 civili. L’eroe qui è un medico afghano senza nome che è arrivato sulla scena con un cellulare e ha girato filmati di genitori in lacrime, bambini feriti e neonati carbonizzati – file su file di cadaveri avvolti in sudari. Insieme agli elicotteri d’attacco e alla cannoniera C130 Spectre, nell’attacco sono stati utilizzati droni armati.

E così va, questa spirale deprimente di guerre senza fine, commercio di armi, bugie del governo, annientamento degli innocenti e una folle certezza che le nostre missioni militari stile Kilpingian siano sagge e nobili. Oh sì, l’Australia è a bordo, i pugni volano. Stiamo costruendo una marina più grande per difendere le nostre rotte marittime da, ehm, cosa? Oh sì, l’ascesa dell’Asia. George Bush, Barack Obama e John McCain spingono per un “surge” in Afghanistan, un paese che non ha mai attaccato nessuno. È vero, ha ospitato Osama bin Laden, proprio come l’America un tempo ospitava lo Scià dell’Iran e ancora ospita terroristi anticastristi e ha sostenuto pienamente il generale Pinochet e ha nutrito Pervez Musharraf e ancora addestra torturatori, ecc., ma finora nessun esercito ha invaso Washington.

Perché siamo in Afghanistan? “Per diffondere la democrazia”. Sicuramente è la morte che stiamo diffondendo. Se avessimo a cuore la democrazia ascolteremmo la gente del posto, che ci vuole fuori. Nel più recente sondaggio condotto sull’opinione pubblica (questo giugno, prima dell’ultimo episodio di omicidi), “più di sei su dieci degli intervistati… hanno affermato che le truppe straniere dovrebbero andarsene”. E non menzioniamo la carestia incombente: nessun altro lo fa.

L’unica guerra che vale ancora la pena combattere è la guerra contro le emissioni di carbonio. Invece, veniamo risucchiati in un aumento degli armamenti, che brucerà ulteriormente il pianeta. La possibilità di cambiare questa priorità è scarsa, data la lunga devozione dell’Occidente ai combattimenti sanguinosi. Secondo Johan Galtung, ricercatore pacifista e futurista di lunga data, “il numero di persone uccise in un’aperta azione militare guidata dal Pentagono dopo la Seconda Guerra Mondiale è ora compreso tra 13 e 17 milioni”. Non è un errore di stampa. Il numero delle persone uccise in azioni segrete è di “almeno 6 milioni”. Tali cifre non si trovano su Fox News e nemmeno sul New York Times.

Quindi, anche se la guerra può essere un inferno, è americana quanto la torta di mele, ed è improbabile che scompaia prima di noi. Ciò spiega anche perché John McCain si sta avvicinando sempre più alla Casa Bianca. In un’epoca in cui Ginevra viene derisa, il dissenso inefficace e l’uccisione di bambini tollerata, è stranamente perfetto che un aspirante alla presidenza e il suo compagno di corsa abbiano le mani sporche di sangue, che si tratti di civili vietnamiti o di un alce dell’Alaska. Se l’America si iscrive a questa oscura avventura, dimentica di calmare il clima, ripristinare l’ecosistema e intraprendere un’era di sostenibilità e trasformazione. Tutto quello che otterrai sarà un bagno di sangue.

Nota a piè di pagina: poche ore dopo la pubblicazione di questo articolo, è stato riferito che i droni statunitensi hanno lanciato diversi missili contro la casa di un “militante” nel Nord Waziristan, provocando la morte di 12 persone, tra cui donne e bambini. Altri otto sono stati portati in ospedale. Balleranno sui tavoli di Taco Bell’s.

2010

La collusione del Regno Unito con l’Islam radicale: Bin Laden, i talebani, Zawahiri: la Gran Bretagna ha fatto affari con tutti loro

Quando gli attentatori di Londra colpirono cinque anni fa, molte persone incolparono l’invasione dell’Iraq per averli ispirati. Ma il legame tra il 7/7 e la politica estera britannica è molto più profondo. La minaccia terroristica alla Gran Bretagna è in parte un “contraccolpo”, derivante da una rete di operazioni segrete britanniche con gruppi islamici militanti che risale a decenni fa. E mentre il terrorismo viene considerato la più grande sfida alla sicurezza del Paese, la collusione di Whitehall con l’Islam radicale continua.

Due dei quattro attentatori londinesi sono stati addestrati in campi pakistani gestiti dal gruppo terroristico Harkat ul-Mujahideen (HUM), da tempo sponsorizzato dal Pakistan per combattere le forze indiane nel Kashmir. La Gran Bretagna non solo arma e addestra il Pakistan, ma in passato ha fornito aiuti segreti a beneficio dell’HUM. Ci sono ipotesi credibili secondo cui la Gran Bretagna avrebbe facilitato l’invio di volontari dell’HUM a combattere in Jugoslavia e in Kosovo negli anni ’90. In precedenza, la guerra segreta dell’MI6 in Afghanistan prevedeva l’ addestramento militare di vari gruppi islamici per contrastare l’occupazione sovietica del paese . Molti militanti dell’HUM furono informati da una fazione ribelle che la Gran Bretagna stava segretamente addestrando e armando missili antiaerei.

Uno dei signori della guerra di quella fazione era Jalalludin Haqqani, che ora è il comandante militare generale dei talebani che combattono gli inglesi; il suo passato non è qualcosa che il Ministero della Difesa collega ai giovani soldati schierati nella provincia di Helmand. Un altro vecchio amico è il comandante afghano Gulbuddin Hekmatyar, noto come uno spietato assassino, che ricevette aiuto e addestramento sotto copertura negli anni ’80 e fu persino ricevuto dai funzionari di Whitehall. Fu Hekmatyar che la Gran Bretagna appoggiò per condurre operazioni segrete all’interno delle repubbliche musulmane dell’Unione Sovietica.

L’ulteriore svolta è che la Gran Bretagna ora fa affidamento sulla conclusione di un accordo con queste forze per assicurarsi qualcosa di più di un’umiliante uscita dalla guerra sempre più brutale in Afghanistan. La posta in gioco è estremamente alta: il generale Sir David Richards, capo dell’esercito britannico, ha affermato che in Afghanistan sono in gioco “l’autorità e la reputazione del Regno Unito nel mondo”. La scorsa settimana ha anche osservato che i colloqui con i talebani dovrebbero tenersi “molto presto” .

In effetti, Whitehall sta cercando disperatamente di concludere un accordo con i talebani almeno dal 2004, quando si sostiene che Maulana Fazlur Rahman , un religioso radicale filo-talebano in Pakistan, sia stato invitato a visitare il Ministero degli Esteri. Rahman ha detto ai media pakistani che “la Gran Bretagna sta tenendo colloqui indiretti con le milizie talebane per cercare un’uscita onorevole degli americani dall’Afghanistan”.

Questa dipendenza dai militanti islamici per raggiungere gli obiettivi di politica estera è un’eco del passato, quando tale collusione mirava al controllo delle risorse petrolifere e al rovesciamento dei governi nazionalisti. L’operazione anglo-americana in Iran nel 1953 per rimuovere il popolare governo Mossadeq, che aveva nazionalizzato le operazioni petrolifere britanniche, prevedeva un complotto con l’Ayatollah Seyyed Kashani , il fondatore del gruppo militante fondamentalista Devoti dell’Islam. L’MI6 e la CIA hanno finanziato manifestazioni contro Mossadeq e hanno persino discusso dell’installazione di Kashani – un predecessore dell’Ayatollah Khomeini – come leader dell’Iran dopo il colpo di stato. Il Ministero degli Esteri ha osservato che al potere Kashani “avrebbe plausibilmente accettato il denaro occidentale”, ma lo considerava “un completo reazionario politico”, e quindi non affidabile come risorsa a lungo termine.

Nel mirino fu anche l’egiziano Gamal Abdel Nasser, che nel 1952 rovesciò il re filo-britannico Farouk, fornendo un’alternativa nazionalista araba alle monarchie filo-occidentali del Medio Oriente. La Gran Bretagna aveva finanziato segretamente per la prima volta i Fratelli Musulmani, una nuova forza radicale con un’ala terroristica, nel 1942, e ulteriori legami furono stabiliti con l’organizzazione dopo la rivoluzione di Nasser. Nel 1956, quando la Gran Bretagna invase l’Egitto, furono sviluppati contatti come parte dei piani per rovesciare Nasser. In effetti, l’invasione è stata intrapresa nella consapevolezza che i Fratelli Musulmani avrebbero potuto formare il nuovo regime. Dopo la morte di Nasser nel 1970 e il presidente filo-occidentale Anwar Sadat sponsorizzò segretamente cellule militanti islamiche per contrastare nazionalisti e comunisti, i funzionari britannici continuavano a descrivere la Fratellanza come “un’arma potenzialmente utile” per il regime.

Documenti declassificati rivelano che i pianificatori riconoscevano i loro collaboratori islamici come anti-occidentali, ma contraevano matrimoni di convenienza per raggiungere obiettivi a breve termine. Con il declino del potere britannico in Medio Oriente, Whitehall cercò tutti gli alleati che riuscì a trovare, con scarsa considerazione per le conseguenze a lungo termine. Il ruolo della Gran Bretagna nell’emergere del terrorismo globale non dovrebbe essere esagerato, ma vi sono molti contributi: l’opposizione al nazionalismo arabo, che aprì la strada all’ascesa dell’Islam radicale negli anni ’70; il sostegno ai guerrieri sacri afghani negli anni ’80, da cui è emersa al-Qaida di Osama bin Laden; e il fenomeno del “Londonistan” negli anni ’90, quando la capitale divenne un centro organizzativo della jihad globale, tollerata dalle autorità.

Ma la visione di Whitehall dei militanti islamici come armi a portata di mano o truppe d’assalto è tutt’altro che storica. Nel 1999, durante la campagna di bombardamenti della NATO contro la Jugoslavia, il governo Blair addestrò segretamente i combattenti dell’Esercito di liberazione del Kosovo ad agire come soldati della NATO sul terreno. L’UCK è stato apertamente descritto dai ministri come un’organizzazione terroristica e ha lavorato a stretto contatto con i combattenti di al-Qaida che si sono uniti alla causa musulmana; il loro centro militare si trovava nella stessa rete di campi in Kosovo e Albania dove le SAS fornivano addestramento. Un’unità dell’UCK era guidata dal fratello di Ayman al-Zawahiri, il braccio destro di Bin Laden. Questo aspetto oscuro dell’“intervento umanitario” di Blair resta opportunamente trascurato nella maggior parte dei resoconti della guerra.

Gli attacchi dell’11 settembre e del 7 luglio hanno spinto la Gran Bretagna a rivedere, ma non a porre fine, la sua relazione segreta con l’Islam radicale. Nell’occupazione dell’Iraq meridionale, la debole posizione della Gran Bretagna portò alla connivenza con le milizie sciite. Le forze liberali e laiche furono aggirate dopo l’invasione, e quando la Gran Bretagna ritirò le sue forze combattenti, di fatto cedette la responsabilità della “sicurezza” a queste milizie. L’ironia è che il collaboratore favorito della Gran Bretagna, il Consiglio Supremo Islamico dell’Iraq, è stato a lungo il veicolo favorito dell’Iran per la sua politica in Iraq. La Gran Bretagna continua inoltre la sua profonda alleanza con il Pakistan che è il principale protettore dei Talebani, e fa poco per spingere Islamabad a porre fine al suo sostegno alla jihad nel Kashmir. Pertanto, nelle guerre in Iraq e Afghanistan, Whitehall si è trovata nella bizzarra situazione di essere alleato del suo nemico.

I militanti potrebbero svolgere altre funzioni utili. L’allora ministro degli Esteri Kim Howells ha dichiarato in un’inchiesta parlamentare nel marzo 2007: “Durante le cene nelle ambasciate di tutto il mondo ho improvvisamente scoperto che accanto a me è seduto per caso qualcuno che proviene da qualche parte rispettabile di uno squadrone della morte. L’ambasciatore, con la migliore volontà del mondo, ha invitato quella persona perché pensa che, con la nuova democrazia, diventeranno il nuovo governo”.

Il governo afferma di aver sventato 12 attentati negli ultimi dieci anni e che siamo minacciati da 200 reti. La mia preoccupazione è che le protezioni dello Stato che si sono impegnate a proteggerci non hanno né tenuto conto del “contraccolpo”, né hanno smesso di contribuirvi. I governi guidati dalla morale avrebbero priorità diverse e interromperebbero le politiche basate su interessi che mettono in pericolo noi e gran parte del mondo.La fonte originale di questo articolo è Guardian

https://www.globalresearch.ca/america-s-undeclared-war-on-pakistan/20218

CROMWELL

Il drammaturgo britannico e premio Nobel Harold Pinter è stato uno dei primi critici della decisione dell’amministrazione Bush, appoggiata dal primo ministro britannico Tony Blair, di dichiarare una guerra mondiale al terrorismo islamico all’indomani dell’11 settembre. Nell’autunno del 2002, Pinter fu invitato a presentare la sua causa contro la guerra davanti alla Camera dei Comuni. Ha iniziato il suo discorso con un po’ di storia britannica abbellita su una precedente ondata di terrore in Irlanda:

C’è una vecchia storia su Oliver Cromwell. Dopo aver preso la città di Drogheda, i cittadini furono portati nella piazza principale. Cromwell annunciò ai suoi luogotenenti: “Giusto!” Uccidi tutte le donne e violenta tutti gli uomini.’ Uno dei suoi aiutanti disse: ‘Mi scusi generale. Non è il contrario?’ Una voce dalla folla gridò: ‘Mr. Cromwell sa quello che fa!’

La voce nella folla nel racconto di Pinter era quella di Blair, ma oggi potrebbe essere il cancelliere tedesco Olaf Scholz , che ha mantenuto il silenzio su quando e cosa sapeva della decisione del presidente Biden di distruggere l’economia tedesca distruggendo gli oleodotti Nord Stream lo scorso settembre.

C’erano due serie di oleodotti, entrambi parzialmente finanziati dagli oligarchi russi che erano legati al presidente Vladimir Putin . Il Nord Stream 1 è entrato in funzione nel 2011 e nel giro di dieci anni la Russia ha fornito alla Germania più della metà del suo fabbisogno energetico complessivo, con la maggior parte del gas a basso costo destinato all’uso industriale. Nord Stream 2 è stato completato nell’estate del 2021, ma non è mai stato messo in funzione. Nel febbraio 2022, all’inizio della guerra, Scholz ha interrotto il processo di certificazione dell’oleodotto. Il Nord Stream 2 era carico di gas destinato alla consegna in Germania, ma il suo enorme carico utile è stato bloccato all’arrivo da Scholz, ovviamente su richiesta dell’amministrazione Biden.

Lo scorso 26 settembre i due oleodotti furono distrutti da bombe sottomarine. All’epoca non si sapeva chi fosse il responsabile del sabotaggio, tra le solite accuse occidentali alla Russia e le smentite russe. A febbraio ho pubblicato un  resoconto dettagliato  del ruolo della Casa Bianca nell’attacco, inclusa l’affermazione che uno degli obiettivi principali di Biden era impedire a Scholz di revocare la sua decisione di fermare il flusso di gas russo verso la Germania. La mia versione è stata smentita dalla Casa Bianca e ad oggi nessun governo si è assunto la responsabilità.

La Germania è riuscita a superare l’inverno straordinariamente caldo dello scorso anno, grazie al governo che ha concesso generosi sussidi energetici alle case e alle imprese. Ma da allora, la mancanza di gas russo è stata il fattore principale nell’aumento dei costi energetici che hanno portato al rallentamento dell’economia tedesca, la quarta più grande del mondo. La crisi economica ha provocato un aumento dell’opposizione politica alla coalizione politica guidata da Scholz. Un’altra questione controversa è il costante aumento delle richieste di immigrazione dal Medio Oriente e dall’Africa e oltre un milione di ucraini fuggiti in Germania dall’inizio della guerra in Ucraina.

I sondaggi in Germania hanno costantemente mostrato un enorme malcontento per la crisi economica che il paese si trova ad affrontare. Un sondaggio analizzato da Bloomberg il mese scorso ha rilevato che solo il 39% degli elettori tedeschi ritiene che il paese diventerà una nazione industriale leader nel prossimo decennio. Il dispaccio citava specificamente le lotte politiche interne sulle politiche nazionali di sussidio per il riscaldamento domestico e aziendale, ma non menzionava una delle principali cause della crisi: la decisione di Biden di distruggere i gasdotti Nord Stream.

Da un’analisi dei recenti resoconti sulla crisi economica tedesca apparsi in pubblicazioni economiche tedesche, americane e internazionali – in gran parte eccellenti – non è emersa una sola citazione della distruzione dell’oleodotto come motivo principale del pessimismo nazionale. Non potevo fare a meno di chiedermi cosa avrebbe detto Pinter a proposito dell’autocensura.

Nord Stream 2 è uno strumento geopolitico a doppio taglio

A luglio  Politico aveva riferito che Robert Habeck, vicecancelliere e ministro dell’economia tedesco, membro del Partito dei Verdi, aveva avvertito che il paese si sarebbe trovato sicuramente ad affrontare un’economia in contrazione e una transizione verso l’energia verde che “metterà un peso” sulla popolazione. . A maggio il governo tedesco ha annunciato che il paese era entrato in recessione. Alcune delle aziende nazionali, secondo Politico,

hanno iniziato ad abbandonare la Patria, innescando timori di deindustrializzazione.

Habeck ha affermato che la crisi economica potrebbe essere spiegata dagli alti prezzi dell’energia, che la Germania avverte più intensamente di altri paesi “perché fa affidamento sul gas russo a buon mercato”. L’articolo non spiega perché non vi sia più flusso di gas russo verso la Germania.

Il rifiuto della Casa Bianca o di qualsiasi nazione scandinava – Norvegia, Svezia e Danimarca – che ha fornito sostegno al sabotaggio segreto americano degli oleodotti di assumersi la responsabilità delle proprie azioni si è rivelato una risorsa importante per Scholz, che ha incontrato Biden alla Casa Bianca nel febbraio del 2022, quando Biden minacciò direttamente di distruggere il Nord Stream 2. Alla domanda su come avrebbe risposto se la Russia avesse invaso, Biden ha detto,

Se la Russia invade. . . non ci sarà più un Nord Stream 2. Vi porremo fine.

Scholz non ha detto nulla in pubblico ed è tornato alla Casa Bianca lo scorso inverno per una visita privata di due giorni – il suo aereo non portava con sé membri dei media tedeschi – che includeva un lungo incontro individuale con Biden. Non c’è stata né cena di stato né conferenza stampa, se non un breve scambio di banalità con il presidente davanti al corpo stampa della Casa Bianca, a cui non è stato permesso di non fare domande.

È impossibile non chiedersi ancora una volta se Biden avesse informato il cancelliere dell’operazione in corso lo scorso febbraio e lo avesse anche avvertito in anticipo della distruzione dell’oleodotto lo scorso settembre. Il continuo silenzio di Scholz su un atto di violenza contro il suo Stato può solo essere descritto come mistificatorio, soprattutto perché la crisi energetica negli ultimi mesi si è intensificata al punto da far soffrire il popolo tedesco. La fine dei gasdotti ha anche eliminato un potenziale dilemma politico disastroso per il Cancelliere: se i gasdotti fossero stati ancora intatti ma chiusi su suo comando, la pressione sarebbe stata elevata perché lui aprisse le valvole e lasciasse fluire il gas da coloro che credevano di mantenerlo il calore e la prosperità del popolo tedesco era più importante che sostenere la Casa Bianca, la NATO e Volodymyr Zelenskyj , il presidente ucraino, in una guerra che non avrebbe dovuto essere combattuta.

Può darsi che la Casa Bianca, tenendolo informato, lo abbia salvato da un enigma che mette fine alla sua carriera: sostenere la NATO e l’America in guerra o proteggere il suo popolo e l’industria tedesca.

Lo scorso ottobre, Lisa Hänel,  giornalista  per Deutche Welle, una rete televisiva statale, ha sottolineato un costo sociale immediato della mancanza di gas russo per la classe media tedesca: gli assistenti sociali tedeschi regionali le hanno detto che “sempre più persone sono preoccupate di poter non possono più far fronte all’aumento dei prezzi e dei costi energetici”. Discutendo dell’impatto della mancanza di gas russo a buon mercato sulle fasce di reddito medio-basse, che comprendono 18 milioni di persone in Germania che lottano per mantenersi al caldo e ben nutrite, ha scritto che “potrebbero essere duramente colpite dall’inflazione e dal crisi energetica.”

Adam Button, un analista economico canadese che scrive per ForexLive.com, ha pubblicato il mese scorso un saggio dal titolo “ I pilastri dell’economia tedesca si stanno sgretolando. Tre motivi di preoccupazione ”. Le sue tre ragioni: la produzione industriale è in declino; i deficit stanno aumentando; e i costi energetici sono in aumento.

La produzione automobilistica e le esportazioni “sono al centro dell’economia tedesca”, scrive Button. “Le loro macchine”, scrive,

hanno alimentato l’Europa e sono stati un degno concorrente degli Stati Uniti e del Giappone. Ma c’è un nuovo rivale: la Cina. Il fiorente settore manifatturiero automobilistico in Cina è alla portata di tutti, ma il modello tedesco sensibile alle esportazioni potrebbe essere maggiormente a rischio a causa dei veicoli elettrici cinesi. Nella migliore delle ipotesi, si tratta di una formidabile ondata di concorrenza che danneggia i margini e indebolisce la Germania. Nel peggiore dei casi, svuota il settore chiave della Germania ad alti salari.

La fornitura di energia a basso costo, che Nord Stream ho prodotto, entra in gioco nell’analisi di Button:

Il modello economico della Germania prevede l’esportazione di manufatti, con la Cina come mercato di riferimento. La concorrenza della Cina rappresenta già un ostacolo importante, ma a ciò si aggiunge l’aumento dei costi energetici. La Germania è sopravvissuta all’inverno del 2023 meglio di quanto mi aspettassi, ma grazie a pesanti sussidi e al bel tempo. Questa non è una formula a lungo termine e, a parte le chiacchiere sull’idrogeno, non vedo un modo per la Germania di allontanarsi dal costoso GNL importato [gas naturale liquefatto].

La scorsa settimana il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck ha rivelato una dura verità. Ha detto che la Germania si trova ad affrontare cinque anni difficili di deindustrializzazione a causa degli alti prezzi dell’energia. Ha chiesto maggiori sussidi per l’energia come ponte verso il 2030 circa, quando stima che l’energia verde prenderà il sopravvento.

Il problema è di bilancio. I paesi dell’Eurozona sono vincolati a un deficit inferiore al 3%. La Germania è attualmente al 4,25%, in aumento rispetto al 2,6% di un anno fa. Le stime del Ministero delle Finanze vedono il deficit scendere allo 0,75% nel 2026, ma ciò presuppone che tutti i sussidi energetici vengano aboliti. Qui sta il problema: o tagliano i sussidi e perdono l’industria, oppure sovvenzionano e infrangono le regole del deficit.

Per anni, la Germania è stata il poliziotto del sistema del deficit e i paesi periferici potrebbero voler restituirle parte della propria medicina, e anche il pubblico tedesco è notoriamente austero. Il problema è che, anche se i sussidi elevati rimangono in vigore, l’industria tedesca è sotto forte pressione. Semmai occorre aumentare i sussidi. . . .

Esiste una finestra per grandi sussidi, ma il governo deve decidere se tali risorse fiscali debbano essere spese per sovvenzionare l’industria, la transizione verde o una combinazione di entrambi. Idealmente, i rubinetti dovrebbero essere completamente aperti, ma temo che i vecchi istinti di spesa prevarranno, condannando l’economia tedesca.

La perdita del poco costoso gas russo ha colpito anche la multinazionale tedesca del settore chimico BASF, che impiega più di 50.000 persone nel suo paese d’origine. L’azienda ha annunciato una serie di tagli da quando gli oleodotti sono stati demoliti. Migliaia di lavoratori sono stati licenziati e l’azienda ha chiuso uno dei suoi stabilimenti principali. Un resoconto di settore sui tagli ai tagli spiega che la guerra in Ucraina “ha ridotto drasticamente le forniture di gas naturale in Europa e ha aumentato la bolletta energetica di BASF nel continente di 2,9 miliardi di dollari nel 2022”.

L’articolo di Button, come tutti quelli esaminati per questo rapporto, non menziona la causa principale della ridotta fornitura di gas naturale. Né ha affermato che è stata la distruzione degli oleodotti a costringere BASF a modificare i suoi piani per un investimento di 11 miliardi di dollari in un complesso all’avanguardia che ha salutato come il gold standard per la produzione sostenibile. Il progetto sarà realizzato in Cina.

“Siamo sempre più preoccupati per il nostro mercato interno”, ha spiegato agli azionisti lo scorso aprile l’amministratore delegato Martin Brudermüller. “La redditività non è più vicina a dove dovrebbe essere”. Ha aggiunto che l’azienda ha perso quasi 143 milioni di dollari in Germania l’anno scorso, dopo molti decenni di profitti costanti. Pinter, morto nel 2008, avrebbe apprezzato l’ironia dell’amministrazione Biden, nel suo tentativo di proteggere i suoi investimenti politici ed economici in lo sforzo bellico ucraino contro la Russia, potrebbe aver dato una mano alla Cina, un’altra nemesi della Casa Bianca.

PP2 Phoenix

Breve sunto progressivo del Programma Phoenix

La guerra del Vietnam ha rappresentato uno dei capitoli più importanti della Guerra fredda e, a latere, dell’intera storia novecentesca. Tra le giungle dell’Indocina fu combattuto il più lungo, esteso e sanguinoso conflitto per procura tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Che si concluse, come è noto, con la (sudata) vittoria di quest’ultima.

Gli Stati Uniti alla fine si ritirarono, su suggerimento di Henry Kissinger, ma soltanto dopo aver percorso ogni via ritenuta praticabile e dopo aver impiegato ogni arma. Si ritirarono, sì, ma lasciando a Ho Chi Minh l’onere di ripulire il terreno da oltre venti milioni di galloni di erbicidi e da più di 325mila tonnellate di napalm. Si ritirarono dopo aver raso al suolo il 6% dell’intero territorio boschivo vietnamita. E dopo aver sterminato buona parte dei Viet Cong nel corso del programma Phoenix.

Ho Chi Minh aveva un’armata, i cui soldati erano noti come Viet Cong, composta da un numero imprecisato di persone. Sicuramente almeno 100mila. Ma, forse, persino di più. Impossibile quantificare con esattezza il numero dei militari del Vietnam del Nord. Gli Stati Uniti sapevano soltanto una cosa: i bombardamenti a tappeto non erano sufficienti.

Oltre ai Viet Cong, poi, Ho Chi Minh poteva contare su un esercito di collaboratori civili, composto dalle 80mila alle 150mila persone, che supportava la causa nordvietnamita in vari modi: indottrinamento, intelligence, logistica, operazioni psicologiche, reclutamento e proselitismo nel Vietnam meridionale.

a messa in atto

Il programma Phoenix, noto in vietnamita come Chiến dịch Phụng Hoàng, ebbe luogo tra il 1967 e il 1972 e fu portato avanti dal Civil Operations and Revolutionary Development Support della Central Intelligence Agency, in combutta coi servizi segreti australiani e con l’esercito sudvietnamita.

Descritto dalla CIA come un “insieme di programmi per attaccare e distruggere l’infrastruttura politica dei Viet Cong”, Phoenix avrebbe perseguito il duplice scopo di cui sopra seguendo una scaletta rigorosa: infiltrazione nei villaggi, cattura dell’obiettivo, interrogatorio, tortura e assassinio.

Furono create delle Unità di riconoscimento provinciale, deputate all’infiltrazione degli agenti nei villaggi, e dei centri di interrogatorio regionali, dal nome autoesplicativo. L’efficacia del programma era misurata sulla base dell’indice di neutralizzazione dei Viet Cong civili tradotti nei centri di interrogatorio. E l’efficacia, numeri alla mano, fu elevatissima: 81.740 catturati, dei quali 26.369 successivamente uccisi.

A guidare gli interrogatori, basati su una combinazione di torture e psicologia, un veterano delle forze armate degli Stati Uniti: Peer de Silva. Un uomo con alle spalle la partecipazione al progetto Manhattan, alla guerra di Corea e ad operazioni sovversive in Asia. Un uomo universale, con esperienza nella ricerca militare, nei colpi di stato, nelle guerre urbane e negli interrogatori.

Fu de Silva, un profondo conoscitore della mentalità dei popoli asiatici, a pionierizzare un nuovo metodo di interrogatorio, concepito per estrapolare il maggior numero di informazioni dai vietnamiti. E tanta fu l’intelligence raccolta dagli specialisti formati al metodo de Silva che, ad un certo punto, nell’ambito di Phoenix fu istituito il Programma di sfruttamento e coordinamento dell’intelligence (ICEX, Intelligence Coordination and Exploitation Program).

Alla fine, nonostante il dispiegamento di un piccolo esercito – più di 700 agenti Phoenix nel 1970 –, l’operazione avrebbe seguito il destino dell’intera campagna militare. Ed entro il 1972, complice la progressiva ritirata degli Stati Uniti, sarebbe stata abortita.

Il programma Phoenix non ribaltò le sorti della guerra, ma certamente contribuì a complicare la resistenza di Ho Chi Minh all’invasore statunitense, privandolo di componenti essenziali dell’infrastruttura civile Viet Cong.

La lista nera di Phoenix era in continua evoluzione: chiunque poteva finire nel mirino degli specialisti di de Silva. E, difatti, vi finirono quasi 100mila persone. Secondo William Colby, direttore della CIA dal 1973 al 1975, i rapporti di intelligence comprovarono l’utilità di Phoenix: il periodo più duro per i Viet Cong fu il 1968-72, cioè quello coincidente con la campagna di rapimenti e omicidi supervisionata da de Silva.

Alla fine i Viet Cong prevalsero, ma per un breve periodo ebbero paura di sporgersi eccessivamente nei villaggi del Sud, divenuti dei veri e propri campi minati dove chiunque poteva essere un agente sul libropaga della CIA. Fare ritorno alla base dopo un interrogatorio col metodo de Silva, poi, non assicurava la fiducia dei capi e il ritorno alla normalità. I Viet Cong non si fidavano dei superstiti, perché consapevoli del fatto che il metodo de Silva implicava stupri, elettroshock, waterboarding, utilizzo di animali – dai serpenti ai cani. Il superstite era, per forza di cose, una persona che aveva parlato – probabilmente tanto. La sua eliminazione, per mano dei Viet Cong, un’inevitabilità.

PP Phoenix

Phoenix Program,

In questo Post ricostruiremo in maniera documentale; con immagini e Video una delle operazioni più sporche e criminali degli ultimi decenni commesse dagli Stati Uniti nelle aree da DEMOCRATIZZARE

Il Phoenix Program è stato progettato, coordinato ed eseguito dalla CIA, dalle forze speciali statunitensi, da forze speciali operative provenienti dall’Australian Army e da Training Team Vietnam allo scopo di identificare e neutralizzare (attraverso infiltrazione, cattura, terrorismotortura ed assassinio) l’infrastruttura del Fronte Nazionale di Liberazione del Vietnam del Sud (comunemente noto come Viet Cong)

Le due componenti principali del programma erano le Provincial Reconnaissance Units (identificate con la sigla “PRUs”, cioè “Unità provinciali di ricognizione”) e i centri regionali di interrogatorio; le prime, nello specifico, dovevano uccidere o catturare i sospetti membri dell’NLF e i civili che si pensava conoscessero le attività dell’NLF.

Molte persone (migliaia) furono condotte nei centri di interrogatorio e spesso torturate allo scopo di ottenere informazioni sulle attività Vietcong nell’area e le informazioni così estorte venivano passate ai comandanti militari, che le avrebbero usate per affidare alle PRUs ulteriori missioni di cattura ed assassinio.

Il programma fu attivo tra il 1965 ed il 1972 ma simili iniziative si registrarono sia prima che dopo tale periodo

Alla fine di dicembre 1967, il governo del Vietnam del Sud annunciò una riorganizzazione del suo sforzo bellico contro l’insurrezione comunista del paese.

Il programma Phoenix sarebbe diventato uno degli aspetti più controversi della guerra americana in Vietnam. Sponsorizzata dalla CIA, Phoenix utilizzò squadre paramilitari segrete per prendere i villaggi del Vietnam del Sud.

Testimoni hanno affermato che i membri delle squadre del programma e i loro consiglieri americani eseguivano abitualmente torture, omicidi e assassinii, accuse che i funzionari americani negavano.

Finora il dibattito su Phoenix si è concentrato principalmente sul ruolo svolto dalla CIA e dai singoli americani nel programma. Ma certamente notevole fu la partecipazione degli operatori LOCALI.

Di tutti i vietnamiti che contribuirono a Phoenix, forse il più influente fu un ufficiale dell’esercito sudvietnamita di nome Tran Ngoc Chau.

Gli uomini del Phoenix neutralizzarono circa 81.700 sospetti agenti, informatori o simpatizzanti NLF, dei quali persero la vita un numero compreso tra 36.000 e 52.000

L’87% dei decessi attribuiti al Phoenix Program si è verificato durante operazioni militari non convenzionali da parte delle forze statunitensi e sudvietnamite. Secondo le autorità USA e la CIA, tra il 1969 e il 1971 il programma raggiunse significativamente il proprio obiettivo di distruggere l’infrastruttura NLF in molte aree importanti.

I centri di interrogatorio e le PRUs furono sviluppate dal capo stazione CIA di Saigon Peter DeSilva. DeSilva era fautore di una strategia militare nota come ” Orrore contro terrore” che considerava il terrorismo come uno strumento legittimo nella guerra non convenzionale, da applicare strategicamente ai “civili nemici” allo scopo di ridurre il sostegno fornito ai vietcong dalla popolazione.

Le PRUs erano state progettate partendo da tale principio, ed iniziarono a terrorizzare i vietcong nel 1964.[7] In origine, le PRUs erano conosciute come squadre “Contro Terrore”, ma vennero ribattezzate “Provincial Reconnaissance Units” quando i capi della CIA “iniziarono a paventare la pubblicità negativa che accompagnava l’uso della parola ‘terrore’ “.[11]

LE PRUS TERRIBILI PRUS. , i sostenitori del PRU sostengono che sia stato efficace nell’attaccare la Viet Cong Infrastructure (VCI) e tentano di contestare le accuse di violazione etica. La PRU esisteva come braccio d’azione del programma Phoenix,  impegnate in omicidi, torture e altri atti brutali.

Nel 1967 tutte le iniziative statunitensi di “pacificazione” erano state poste sotto l’autorità del Civil Operations and Revolutionary Development Support (“Supporto alle operazioni civili e allo sviluppo rivoluzionario”) (CORDS). Il CORDS comprendeva vari programmi, tra cui la creazione di una milizia rurale che nel 1971 contava circa 500 000 appartenenti.[12]

Sempre nel 1967, in seno a CORDS fu creato l’Intelligence Coordination and Exploitation Program (“Programma di coordinamento e sfruttamento delle informazioni”) (ICEX),[12] da un piano tracciato da Nelson Brickham e parzialmente ispirato a Counterinsurgency Warfare (1964), di David Galula, un libro basato sull’esperienza dell’autore nella guerra d’Algeria, che suscitò viva impressione su Brickham, al punto da condizionarne l’operato in Vietnam.[13] 

Ufficialmente, le operazioni di Phoenix continuarono sino a dicembre del 1972, benché certi aspetti siano perdurati fino alla caduta di Saigon nel 1975.[14]

Tortura

I metodi di tortura usati nei centri di interrogatorio comprendevano:

«Stupro, stupro di gruppo, stupro usando anguille, serpenti, o oggetti duri, e stupro seguito da omicidio; scosse elettriche (‘the Bell Telephone Hour’) ottenute collegando i fili ai genitali o ad altre parti sensibili del corpo, come la lingua; il ‘trattamento dell’acqua’;

l”aereo’ in cui le braccia del prigioniero erano legate dietro la schiena, e la corda passata sopra un gancio sul soffitto, sospendendo il prigioniero (o la prigioniera) a mezz’aria, dopo di che veniva picchiato; percosse con tubi di gomma e fruste; uso di cani poliziotto per straziare i prigionieri.

L’agente dei servizi segreti militari K. Milton Osborne testimoniò l’uso di tortura come segue:

«L’uso di inserire una spinetta da sei pollici nel canale uditivo di un mio prigioniero, e il picchiettamento attraverso il cervello sino alla morte. Lasciare morire di fame (in una gabbia) una donna vietnamita che era sospettata di appartenere al gruppo locale di educazione politica in uno dei villaggi … L’uso di arnesi elettronici come i telefoni da campo collegati … sia alla vagina di donne sia ai testicoli di uomini [per] traumatizzarli fino alla sottomissione.[22]»

Secondo un ex agente CIA pochi dei detenuti interrogati sopravvivevano — per lo più erano torturati fino alla morte, e quelli che sopravvivevano alle sedute di tortura erano generalmente uccisi in seguito.[23] La tortura di solito era eseguita dai sudvietnamiti mentre CIA e forze speciali giocavano un ruolo di supervisione.[23]

Omicidi mirati

Le operazioni di Phoenix spesso miravano ad assassinare gli obiettivi, o ne determinavano la morte in altro modo. Le unità PRU spesso precedevano la resistenza nelle aree contese, e spesso agivano secondo il principio di sparare per primi.[24] 

Spesso venivano anche uccisi dei civili innocenti. William Colby asserì che il programma non legittimò mai la “premeditata uccisione di un civile in una situazione di non-combattimento,” ed altri esponenti delle forze armate dichiararono che catturare membri dell’NLF era più importante che ucciderli.[14][25][26][27] Il tenente Vincent Okamoto, che aveva operato nel Phoenix Program per due mesi nel 1968 come ufficiale alle informazioni-collegamento e fu decorato con la Distinguished Service Cross disse:

«Il problema era, come trovi la gente sulla lista nera? Non è che avevi gli indirizzi e i numeri di telefono. La procedura normale sarebbe stata andare in un villaggio e acchiappare qualcuno dicendogli, ‘Dov’è Nguyen tal dei tali?’ Metà delle volte la gente era così spaventata che non avrebbe aperto bocca.

Allora un team di Phoenix avrebbe preso l’informatore, gli avrebbe infilato in testa un sacco bucato in modo che vedesse, messo un telefono da campo al suo collo con un lungo guinzaglio, e lo avrebbe portato a spasso per il villaggio dicendogli,

‘Quando passiamo vicino alla casa di Nguyen grattati la testa.’ La notte seguente Phoenix sarebbe tornata, avrebbe bussato alla porta, e detto ‘Pesce d’aprile, figlio di puttana.’ Chiunque fosse venuto alla porta era spacciato. Secondo loro chiunque fosse venuto alla porta era un comunista, familiari compresi. Qualche volta riportavano al campo delle orecchie come prova delle uccisioni compiute.»


Ai crimini contro le persone, agli strupri di donne , madri e bambini succedettero come sempre, Traffici Illeciti miliardari.

Nella Fattispecie i Traffici cosi come già successo in sudamerica erano gestiti direttamente dalla CIA, come esposto ei documenti ufficiali di cui sotto

Operazione Phoenix (nota anche come Programma Phoenix) La CIA in Vietnam utilizzerebbe e formerebbe partnership con omicidi sadici per portare a termine le sue operazioni. Questa pratica commerciale non è mai finita e continua ancora oggi, in particolare per quanto riguarda il confine meridionale. Ascolta la testimonianza di John Stockwell.

(John Stockwell è il funzionario della CIA di più alto grado che abbia mai lasciato l’agenzia e reso pubblico. Diresse un posto di raccolta di intelligence della CIA in Vietnam, fu il comandante della task force della guerra segreta della CIA in Angola nel 1975 e nel 1976, e prima di dimettersi fu insignito della medaglia al merito.)

EMK #FBI Files Il più grande cartello di droga e riciclaggio della storia creato periodo guerra #Vietnam vede coinvolti Richard #Helms capo #CIA

, Pres George HW #Bush, Fam #Rothschild ecc e creare quei fondi per op segrete in tutto il mondo #TOPSECRET 1989 OP #EagleII


L’Op EagleII “Gang of Five” 1966-1976 fu smantellata e George #Bush Dir #CIA breve periodo solo per pulire ogni traccia, tuttavia #Helms, Barone #duDuphne e i #Rothschild, rappresentanti del vero capitale nel mondo, hanno iniziato una nuova Op clandestina di riciclaggio, la #OECD


La Gang Of FIVE “la storia nascosta della politica americana degli ultimi trent’anni: Bill Kristol, Ralph Reed, Clint Bolick, Grover Norquist e David McIntosh


Harare aveva paura di un solo uomo al mondo ed era “Eagle Ferrera”…sul Generale Capo militare Top ghost Agent CIA Op segrete Vietnam e nel mondo..la stessa FBI trova il muro di gomma dalla CIA, Dip Difesa, Marine, USArmy USNavy DIA ecc..è stato sepolto in un luogo segreto


Eagle II pieno regime quando “Gov”

incontrò opposizioni alle sue richieste Per inserire la #CIA nei posti chiave del potere, #Bush scelse personalmente un oscuro partito corrotto “Liberal Democratic Party” dove comprò membri e voti finanziandolo con 300 miliardi yen

Prima dell’operazione Eagle II Colby pazzo si occupò dell’eliminazione dei dissidenti sotto nome in codice di “Programma #Phoenix” dove giustiziò 20mila “sospetti” e 2500 cittadini #USA giudicati “collaborazionisti” sono scomparsi…

La direzione di Colby alla CIA per 2 anni e mezzo iniziò quando il suo predecessore, compagno veterano del predecessore della CIA Office of Strategic Services (OSS) e successivamente ambasciatore in Iran Richard M. Helms, fu accusato di falsa testimonianza nella sua stessa testimonianza davanti al Congresso sulle operazioni segrete dell’agenzia in Chile.

Come ha notato il biografo John Prados , fu sotto la sorveglianza di Colby che la guerra del Vietnam finì, la distensione con l’Unione Sovietica crollò e le indagini investigative sui “bianchi sporchi” della CIA all’estero e sullo spionaggio interno illegale spinsero non solo due commissioni investigative del Congresso ma anche la Commissione Rockefeller. indagine sulle sue attività negli Stati Uniti.

Le accuse equivalgono a un massiccio abuso di potere alimentato in parte dalla corruzione venale. Quel periodo fu, scrisse Prados, “la crisi politica più grave nella storia dell’intelligence degli Stati Uniti”.

Solp per memoria ai non addetti ai lavori ricordiamo DCI William Colby 

Il giorno dopo l’uccisione da parte degli Stati Uniti del generale iraniano Qassem Soleimani, il 3 gennaio, ha segnato il centenario della nascita del defunto direttore della Central Intelligence (DCI) William E. Colby.

Rivelando alcuni dei segreti più oscuri e sporchi del paese sulla scia degli eccessi presidenziali del Watergate e della guerra del Vietnam, fu Colby a salvare la CIA che amava dalla sua stessa distruzione. In questo modo, divenne forse il più importante informatore della sicurezza nazionale nella storia americana moderna.

La sua volontà di dire la verità al potere e le sfide che questo “prete-soldato” del servizio clandestino di una superpotenza ha dovuto affrontare nel supervisionare riforme istituzionali precedentemente inimmaginabili offrono lezioni importanti in questo momento epocale del dibattito nazionale.

La direzione di Colby alla CIA per 2 anni e mezzo iniziò quando il suo predecessore, compagno veterano del predecessore della CIA Office of Strategic Services (OSS) e successivamente ambasciatore in Iran Richard M. Helms, fu accusato di falsa testimonianza nella sua stessa testimonianza davanti al Congresso sulle operazioni segrete dell’agenzia in Chile.

Come ha notato il biografo John Prados , fu sotto la gestione di Colby che la guerra del Vietnam finì, la distensione con l’Unione Sovietica crollò e le indagini investigative sui “bianchi sporchi” della CIA all’estero e sullo spionaggio interno illegale spinsero non solo due commissioni investigative del Congresso ma anche la Commissione Rockefeller. indagine sulle sue attività negli Stati Uniti.

Le accuse si sono concretizzate a un massiccio abuso di potere alimentato in parte dalla corruzione venale. Quel periodo fu, scrisse Prados, “la crisi politica più grave nella storia dell’intelligence degli Stati Uniti”.


Per completare la comprensione di quanto furono gravi i crimini in Vietnam Riportiamo qui di seguito una parte di una intervista di John Stockwell (CAPO DELLE OPERAZIONI SPECIALI ). tenuta nell’ottobre 1987 sul funzionamento interno del Consiglio di sicurezza nazionale e sulle azioni di conversione della CIA in Angola, America Centrale e Vietnam.

Consiglio ad i miei amici di leggerlo in maniera riflessiva, per comprendere cosa esattamente significa

“Costruire e Mantenere un Impero”

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1) NAVALNYE e Family;

Trattasi del dissidente Russo morto nelle carceri siberiane nel marzo 2024. Per vederlo pigiate nel link sotto

1 NAVALNYE

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TRATTASI della ricostruzione delle stragi ed altro accaduto il 7 ottobre 2023, in Israele. Compreso tutta la documentazione e video

Per vederlo pigiate nei links sotto

2) STRAGE KIBBUTZ parte Prima

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