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UKRAINA Press

Racconti ed immagini di Una Guerra voluta da chi?

Donbas

La guerra dell’Ucraina orientale o guerra del Donbass, inizialmente indicata come rivolta (o crisidell’Ucraina orientale, è un conflitto in corso che ha avuto inizio il 6 aprile 2014, quando alcuni manifestanti armati, secondo le testimonianze, si sono impadroniti di alcuni palazzi governativi dell’Ucraina orientale, ossia nelle regioni di Donec’kLuhans’k e Charkiv. Solo un mese prima le autorità della Crimea avevano annunciato anch’esse l’indipendenza dall’Ucraina e avevano formalizzato l’adesione alla Federazione Russa.

Oblast di Doneck

I separatisti, volendo emulare i crimeani, chiesero anch’essi un referendum per l’indipendenza che sarà negato dall’Ucraina. Il referendum, non riconosciuto e non verificato da alcuna organizzazione internazionale terza,

si tenne comunque l’11 maggio 2014 sicché dal 6 aprile la Repubblica Popolare di Doneck e la Repubblica Popolare di Lugansk proclamarono la loro indipendenza, riuscendo a prendere il controllo di parte dei rispettivi Oblast’.

Manifestanti locali occuparono la RSA di Donec’k tra il 1º e il 6 marzo 2014, prima di essere arrestati dall’SBU del governo di Liev. Il 6 aprile, 1.000-2.000 persone si sono riunite in una manifestazione a Donec’k per chiedere un referendum simile a quello svoltosi in Crimea a marzo. I manifestanti presero d’assalto l’edificio RSA (Sede Amministrativa Regionale), arrivando a controllare i primi due piani. Dissero che se una sessione legislativa straordinaria non fosse stata tenuta dai funzionari regionali per indire un referendum di stato, avrebbero preso il controllo del governo regionale con un “mandato popolare”, e licenziato tutti i consiglieri regionali e tutti i membri del parlamento eletti.

Poiché queste richieste non furono soddisfatte, gli attivisti tennero una riunione nel palazzo RSA, e votarono a favore dell’indipendenza dall’Ucraina. Proclamarono la Repubblica Popolare di Doneck (DPR).

Oblast di Lugansk

I disordini nell’Oblast’ di Luhans’k incominciarono il 6 aprile 2014, quando circa 1.000 attivisti sequestrarono e occuparono la sede del Servizio di Sicurezza dell’Ucraina (SBU) nella città di Luhans’k, a cui seguirono occupazioni simili nelle città di Donec’k e Charkiv. I manifestanti si asserragliarono nell’edificio e chiesero che tutti i leader separatisti arrestati venissero rilasciati. La polizia fu in grado di riprendere il controllo dell’edificio, ma i manifestanti si incontrarono nuovamente per un'”assemblea del popolo” all’esterno dell’edificio e invocarono un ‘governo del popolo’, chiedendo o la federalizzazione o l’incorporazione nella Federazione russa. In questa assemblea, Valerij Bolotov venne eletto nella posizione di “Governatore del Popolo”. Due “referendum” furono annunciati, uno l’11 maggio per stabilire se la regione avrebbe dovuto cercare qualche forma di autonomia, e un secondo previsto per il 18 maggio per determinare se la regione dovesse unirsi alla Federazione russa o dichiarare l’indipendenza.

La Repubblica Popolare di Lugansk (LPR) fu proclamata il 27 aprile 2014.

I rappresentanti della Repubblica chiesero che il governo ucraino prevedesse l’amnistia per tutti i manifestanti, sancirono il russo come lingua ufficiale e tennero un referendum sullo status della regione. Pubblicarono un ultimatum che dichiarò che se Kiev non avesse soddisfatto le loro richieste entro le ore 14:00 del 29 aprile, avrebbero lanciato una rivolta in tandem con quella della Repubblica popolare di Doneck.

Mariupol

Gli attivisti della Repubblica Popolare di Doneck presero il controllo del palazzo dell’amministrazione comunale a Mariupol’ il 13 aprile. Il governo ucraino ha affermato di avere “liberato” l’edificio il 24 aprile, ma questo è stato negato dalla gente del posto intervistati dalla BBC vicino all’edificio.

Gli scontri tra le forze governative Ucraine e i gruppi separatisti s’intensificarono ai primi di maggio, quando l’edificio dell’amministrazione comunale fu brevemente riconquistato dalla Guardia nazionale dell’Ucraina. Le forze separatiste presero rapidamente l’edificio. I militanti poi lanciarono un attacco contro una stazione della polizia locale, portando il governo ucraino a inviare forze militari. Le schermaglie tra i soldati e i manifestanti locali causarono l’incendio dell’edificio dell’amministrazione comunale. Le forze governative, però, non ebbero successo nel costringere alla fuga i separatisti, e infiammarono solo ulteriormente le tensioni a Mariupol’.

Il 9 maggio 2017, a Mariupol’, durante le celebrazioni della Giornata della Vittoria, scontri tra polizia ucraina e gruppi separatisti provocarono la morte di 20 manifestanti e un poliziotto.

Il 16 maggio, però, i siderurgici della Metinvest, insieme con la polizia locale e le forze di sicurezza, instradarono gli insorti dall’amministrazione comunale e dagli altri edifici governativi occupati della città. La maggior parte dei ribelli lasciarono la città, e quei pochi rimasti vennero dichiarati disarmati. Nonostante questo, il quartier generale della Repubblica Popolare di Doneck in città è rimasto intatto, e manifestanti potrebbero ancora essere visti al di fuori dell’incendiata amministrazione della città.

Le truppe ucraine guadagnarono il controllo della città il 13 giugno, con l’assistenza della Guardia nazionale Nazista. La sede del DPR fu catturata. Mariupol’ è stata poi dichiarata la capitale provvisoria dell’Oblast’ di Donec’k, in luogo della città di Donec’k, che è stata occupata dai separatisti.

La strage di Odessa

Il 2 maggio a Odessa si verificò uno degli episodi più cruenti degli scontri tra maidanisti e anti-maidanisti. Un gruppo di manifestanti , cacciati dalla piazza che stavano occupando per protesta (Campo Kulikov), si era rifugiato nella Casa dei Sindacati. Una folla di ultras calcistici e nazionalisti ucraini, armati di bastoni e bombe molotov, circondò l’edificio e vi appiccò il fuoco, senza che la polizia intervenisse in difesa dei manifestanti. In quello che è passato alla storia come la “Strage di Odessa” il numero delle vittime (arsi vivi, soffocati, colpiti da arma da fuoco o linciati dalla folla) fu di circa 48 civili.

Meloni 2016
Mattarella 2018